Il Rock è un viaggio. È un viaggio lungo. Un viaggio fatto di porte e attraversamenti. Si avvia nella malinconia della South Belt americana. Si culla nella nostalgia di un continente lontano. Grida con rabbia il sudore dei campi di cotone.
Il Rock, insomma, nasce nel Jazz. Dunque, quale miglior esperto per parlare di Rock che un jazzista?
Massimo Bustreo, professore di Psicologia e Neuromarketing, nonché pianista jazz incontra il team di Gonna Rock Iulm Out. L’argomento? La storia del Rock n’ roll.
Ascolta la puntata di Gonna Rock Iulm out con il Prof. Massimo Bustreo
Il Rock nasce dal Jazz, lo abbiamo detto. Tuttavia, è un figlio bastardo, che ne ruba le sonorità attraverso il Blouse. Si sviluppa passando dunque dalla “porta posteriore” del genere.
Il Jazz però ha molto in comune con il Blouse. Ne acquisisce e rielabora le strutture semplici, per condurlo fuori dai postriboli. Da New Orleans a Chicago, senza mai perdere quella carica sacrale che caratterizzava i cries dei riti sciamanici e le work song delle origini.
Allo spirito però si congiunge anche la carne, sin dai tempi Livery Stable Blues della Original Dixieland Jazz Band, il primo disco Jazz mai venduto nella storia. La musica di New Orleans infatti viene descritta come «un disastro morale insinuantesi fra centinaia di giovani, sessualmente eccitati da quel ritmo irritante e patologico». La definizione fu pubblicata nel 1922 del New York American. Potrebbe tuttavia riferirsi senza problemi a quello che diventerà il Rock pochi decenni dopo.
Il Jazz, d’altra parte, fa ballare i giovani, bianchi e neri. Jump Blouse e Boogie Woogie dilagano negli appartamenti in affitto di Chicago, durante tutti gli anni ‘40. Se pur ripulita, la musica reca ancora sullo sfondo le contraddizioni della popolazione nera. Dunque, si nutre ancora di quelle istanze sociali che animeranno in seguito le contestazioni Rock.
È il 1954 la data fondamentale. Durante quest’anno infatti Rock around the clock di Billy Haley scuote le piste. Lo stile arzigogolato del Jazz-Blouse si attesta su una struttura scarna. Anche il lessico si formalizza, riprendendo dai generi precedenti tutte quelle invocazioni al Rolle al Rock. Al Rock ‘n Roll.
Pochi anni dopo la nuova musica arriva al suo apice con Johnny B. Good di Chuck Berry. Il successo del blouseman di Saint Louise è intramontabile. Tant’è che il genere si sposta, seguendo il corso del fiume Missisipi. Dal Missouri al Tennessee. Più precisamente a Memphis. In questa città Elvis Presley raccoglie l’eredità del Rock ‘n Roll, trasmettendola alla cultura bianca.
Da questo punto in poi, il viaggio del Rock è inarrestabile. Continua il suo instancabile dialogo con il Jazz e il Blouse. Inoltre, si fonde con il Soul. Così, da questo matrimonio sorgono voci iconiche come Ray Charles, James Brown e Areta Franklin. Si aggira poi per le città e per le campagne. Va a scovare quelle anime inquiete come Jimi Hendrix o Janis Joplin. Attraversa persino l’oceano, arrivando infine a quei cinque ragazzi britannici che l’hanno reso noto in tutto il mondo, i Rolling Stones.
Il viaggio del Rock è proseguito per 60 anni. Come il Blouse delle origini, continua ancora oggi trasportarci da un luogo a un altro con le sue sonorità. È tuttora uno strumento per valicare le soglie del senso comune. Per approdare in un “luogo più giusto, più felice”. Solo, al posto delle invocazioni sacerdotali e dei riti sciamanici haitiani, ha sostituito un solo grido… Let’s Rock!