All’interno del progetto Oltre i confini della pandemia abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il professore Filippo Avilia, docente di Archeologia Subacquea presso l’università IULM. Dunque, la destinazione di oggi è il golfo di Pozzuoli.
Il Mediterraneo, Mare Nostrum
Il Mar Mediterraneo è uno dei mari più antichi e la sua frequentazione può farsi risalire fino all’età preistorica, intorno all’8000 a.C. Proprio per questo motivo l’archeologia subacquea in questa zona è particolarmente florida, essendo in grado anche di far emergere le antiche rotte di frequentazione marittima.
Da navi antiche a navi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, un fil rouge lega ogni scoperta subacquea e fa sì che il Mediterraneo venga considerato un vero e proprio calderone di storia.
Uno dei siti più interessanti è quello dei Campi Flegrei (Napoli), definito quasi come una Pompei sommersa dal professor Avilia. È proprio qui che il progetto Searen 2 prende vita, richiesto esplicitamente alla IULM dalla Soprintendenza Archeologica per l’area metropolitana di Napoli e dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei.
Il progetto Searen 2
Il progetto Searen 2 si colloca nella località di Baia, in particolare al di sotto del Castello, attuale Museo Archeologico dei Campi Flegrei. La necessità di analizzare i fondali è nata a causa del crollo della rupe e quindi, prima di procederei ai lavori di ristrutturazione e rinforzo, si è voluto capire se ci fossero strutture sottostanti.
I rilievi hanno confermato l’ipotesi portando alla luce resti ricollegabili ad una grande villa, denominata Villa di Cesare, sotto il Castello di Baia, risalenti circa alla fine dell’età Repubblicana (II-I secolo a.C.). Le scoperte, del tutto inedite, comprendono una struttura muraria di età romana, probabilmente alcuni giochi d’acqua sul mare, un molo e un odeion (teatro) marittimo.
Il coinvolgimento dell’Università IULM all’interno di questo progetto è conseguente alla creazione di una Cattedra in Archeologia Subacquea, tenuta dal professore Filippo Avilia. I collegamenti con gli enti sopracitati derivano infatti da questa e permettono di entrare a far parte di progetti di grande rilevanza. Inoltre, la capacità di comunicazione dell’Università favorisce la creazione di eventi dedicati a rendere pubbliche le scoperte. Attualmente, con la collaborazione del direttore Fabio Pagano e del funzionario archeologo della zona Pierfrancesco Talamo, si sta lavorando proprio ad uno di essi, riguardante i ritrovamenti di Searen 2.
Gli impatti del Covid-19
L’emergenza Corona Virus che ha investito il mondo in questo periodo non ha avuto, fortunatamente, un grosso impatto sulle ricerche subacquee. Infatti, i mesi interessati, sono gli stessi in cui l’inverno impone un fermo naturale all’attività. Il danno complessivo è stato quindi il ritardo di un solo mese, quello di giugno, dal momento che da luglio le ricerche sono riprese regolarmente e senza troppi problemi.
Sul sito rimane la possibilità di visita al museo, seguendo tutte le norme del caso, e di esplorazione subacquea. Inoltre, sarà possibile tenere dei seminari direttamente sul posto per gli studenti e creare dei percorsi di visita per persone diversamente abili, con l’obiettivo di attribuire un valore aggiunto, di tipo sociale, alla ricerca scientifica.
Inquinamento e Corona Virus
Uno degli unici, se non l’unico, riscontro positivo del Corona Virus è stato l’abbassamento dei livelli di inquinamento ambientale. Alcune grandi città, ad esempio Milano, sono riuscite ad alzare, per la prima volta, la propria qualità dell’aria. Ciò ha contribuito a una complessiva diminuzione dei valori di PM10 e biossido di azoto sul territorio.
Il Covid-19 ha avuto anche un grosso impatto per quanto riguarda l’inquinamento marino. Alcune delle conseguenze più immediate, dovute alla sospensione della pesca, sono state la diminuzione dell’abbandono delle reti e dell’inquinamento dovuto ai gas di scarico delle navi. Inoltre si è assistito all’avvicinamento dei grandi cetacei alle coste, dove è più facile per loro trovare cibo.
Sarebbe auspicabile il mantenimento di questa situazione. Purtroppo, a detta del professor Avilia, i segni della sua fine sono man mano sempre più evidenti. Il traffico delle navi è infatti già ripreso in modo consistente e regolare. Per di più il rischio di un incremento dell’inquinamento è dato dagli attuali dispositivi di sicurezza, quali guanti e mascherine, ormai trovabili ovunque.
Sotto questo punto di vista, l’Università IULM, durante le immersioni, si occupa anche della pulizia dei fondali, fondamentale per la conservazione dei resti storici e per la vita marina in sè.