Ha inizio con Last but not Least un percorso alla scoperta di quei libri poco conosciuti – o addirittura dimenticati – che invece è necessario riportare a galla.
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Ha inizio con Last but not Least un percorso alla scoperta di quei libri poco conosciuti – o addirittura dimenticati – che invece è necessario riportare a galla.
La commissione medica si spinse
fino al cimitero,
disseppellì con vanga benedetta
il defunto guerriero.
Ed il dottore visitò con scrupolo
il soldato o i resti del soldato.
Dichiarò ch’era “abile-arruolato”
e s’imboscava di fronte al pericolo.
(Leggenda del soldato morto, Bertolt Brecht)
Si accendono le luci e a dare il via allo spettacolo è la Leggenda del soldato morto, cantata dall’insieme degli attori.
Ve la ricordate la voce di Luca Carboni mentre in Notte prima degli esami oggi Nicolas Vaporidis si tuffava tra le onde di Ostia?
La malinconia.
Stop. Blocco immagine. Torniamo un attimo indietro. Sì, all’incirca a un mese fa.
È gennaio 2019 e siamo in piena Awards Season. Golden Globes, SAG e infine BAFTAs. Il percorso delle pellicole per entrare nell’Olimpo della cinematografia mondiale non è semplice e tantomeno veloce.
L’attrice e regista italiana Valeria Bruni Tedeschi, vincitrice nella sua carriera di ben quattro premi Donatello alla miglior attrice protagonista, torna alla regia con il suo quarto lungometraggio, I villeggianti (Les estivants è il titolo originale).
Il musical Hadestown ha origine nel 2010 con l’omonimo concept album di Anais Mitchell. Le tracce musicali raccontano del mito di Orfeo ed Euridice, ambientato, però, ai tempi della Grande Depressione.
Il Rock è un viaggio. È un viaggio lungo. Un viaggio fatto di porte e attraversamenti. Si avvia nella malinconia della South Belt americana. Si culla nella nostalgia di un continente lontano. Grida con rabbia il sudore dei campi di cotone.
Ma ‘sto Cosimo, chi è? Cosimo è il protagonista de “Il barone rampante” di Calvino. Un giorno è salito su un albero e da lì non è più sceso. E continua a guardare il mondo da lassù, dall’alto, con gli occhi di un bambino. Cosimo che parla, straccia, ride, sogna…
Chi l’ha detto che i giovani non possono scrivere poesie?
Spesso guardiamo alla poesia con un sottile disprezzo: arte incomprensibile, pretestuosamente complessa. I versi ci sembrano tronfi e vanitosi e il pubblico che ci immaginiamo è quasi sempre addormentato.
Ogni film parla, almeno in parte, del regista che lo dirige. Può farlo nascosto sotto delle storie, dei personaggi immaginari o realmente esistiti. Oppure sotto dei rimandi a metafore e simboli, che devono indicare la via allo spettatore nel processo di visione e comprensione del film.