Paolo Riberi, storico delle religioni, giornalista e appassionato di cinema, ha parlato con Radio IULM della relazione tra antica simbologia e pop culture

Paolo Riberi, storico delle religioni, giornalista e appassionato di cinema, ha parlato con Radio IULM della relazione tra antica simbologia e pop culture
Anche in un periodo in cui si teme il contatto fisico possono svilupparsi dei progetti orientati allo scambio e alla collaborazione. Per esempio, negli ultimi mesi il collettivo Laagam si è adoperato per la creazione di un luogo di residenza per artisti a Castellaccio, una frazione abbandonata in provincia di Sondrio.
Oggi si verifica un ribaltamento assiologico per il quale chi si esprime per la “libertà di” è guardato con sospetto. Ogni apertura è seguita dall’avvertimento contro al “liberi tutti”. È come se aspettative modeste quali andare fuori a cena o prendere un caffè al bar fossero diventate delle richieste esagerate. Con Andrea Miconi e Alberto Mingardi, professori dell’università IULM, abbiamo discusso di quanto questo sia preoccupante: le libertà, anche piccole, a cui eravamo abituati prima della pandemia non ci sembrano più normali. Per converso, atteggiamenti come la delazione e il controllo sono stati introiettati e normalizzati.
Ogni cambiamento genera uno strappo. Ciò che rimane è una ferita. In fondo, siamo esseri abitudinari. A differenza di chi si fa roccia inscalfibile, resiliente, colui che è disposto a cambiare accetta di morire ogni volta. Il dolore e lo sterco che la vita offre devono essere affrontati. Queste sono le premesse da cui è nato E vissero feriti e contenti, l’ultimo album di Ghemon. Parlandone insieme abbiamo condiviso ciò che la pandemia ha portato nelle nostre quotidianità e i segni che sta lasciando sulle persone.
Viviamo un momento complicato e congelato in cui ci siamo ritrovati paralizzati. È stato però anche un periodo di formazione e di crescita personale e comunitaria. Parlando con la restauratrice Chiara Lorenzetti e Daniel Bilenko, conduttore e documentarista radiofonico, è stata riscontrata la faticosa necessità di gettarsi nel torrente maleodorante con cui la pandemia ha fatto irruzione del quotidiano.
The pandemic might have stopped the Olympics, but the movie industry knows no rest. On the night of April 25th, the Oscars ceremony will take place, and this time they decided to put a spin on it.
Gli spazi di condivisione possono nascere spontaneamente. Rispondono a un essenziale bisogno di confronto che va curato e coltivato. Se questo viene dimenticato, abbiamo il diritto e la responsabilità di costruire le occasioni di scambio. Così anche un’ora su Google Meet diventa un momento prezioso per interrogare la propria vita e lasciarsi interpellare dalle esperienze degli altri.
In alcuni Paesi essere metallari, punk o emo può essere un vero pericolo. Joseph Ouchen ha testimoniato la vita di queste persone con una serie di foto
Con lo scoppiare della pandemia abbiamo vissuto uno spaesamento iniziale e ci siamo chiesti se ne saremmo usciti migliori o peggiori. Le domande ora si riversano su due sfere: quella collettiva e quella personale. Da una parte emerge la staticità del potere istituzionale, dall’altra la vibrazione di corpi che si cercano. Insieme ai giornalisti Carmen Vogani e Nello Trocchia sono entrata in questo dualismo, nel tentativo di tracciare una mappa che possa orientare le percezioni e i desideri del nostro presente.
L‘8 marzo si è festeggiata la “Festa della donna”, giornata nata ancora a inizio ‘900 per celebrare le donne in ogni parte del mondo. Oggi, nel 2021, ancora non si è capito il fine di questa festa. Molti nemmeno sanno che in realtà non è la “Festa delle donne” ma la “Giornata internazionale dei diritti della donna”. Nasce per ricordare le lotte sociali e politiche che le donne hanno dovuto affrontare affinché la loro voce venisse ascoltata. In questo giorno non vogliamo le mimose, vogliamo ricordare ciò che per anni hanno calpestato: i nostri diritti.