Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 gennaio si è conclusa l’80ª edizione dei Golden Globe, uno degli eventi del mondo dello spettacolo più attesi da migliaia di fan.
Nella quinta puntata di Oriens parliamo di un film che ha colpito molto entrambe. Si tratta di Le otto montagne, scritto e diretto dai registi e sceneggiatori belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Il film ha partecipato al Festival del cinema di Cannes 2022 vincendo il Premio della Giuria. La pellicola è tratta dall’omonimo libro vincitore del Premio Strega nel 2017 di Paolo Cognetti.
Nella quarta puntata di Oriens parliamo di Corsage – Il corsetto dell’imperatrice.
Scritto e diretto da Marie Kreutzer, è stato presentato all’ultimo Festival di Cannes dove Vicky Krieps (Il filo nascosto, Sull’isola di Bergman) ha vinto il Premio Un Certain Regard per la sua interpretazione.
Nella terza puntata della rubrica Oriens abbiamo deciso di prendere in considerazione un altro esordio italiano alla regia cinematografica. La timidezza delle chiome è una pellicola firmata da Valentina Bertani, presentata alle Giornate degli autori della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e attualmente distribuita da I Wonder Pictures.
Presentato alla 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella categoria Orizzonti Extra e al Festival internazionale del film di Toronto 2022, Amanda segna l’esordio alla regia di Carolina Cavalli.
Oriens è la nuova rubrica sul cinema contemporaneo che partirà a breve sul blog di Radio IULM. Partorita dopo alcuni tentennamenti e qualche incertezza, Oriens si propone ora di diventare una piccola finestra sul mondo del cinema contemporaneo.
Il sogno, e l’incubo, più grande di Wes Anderson è sempre stato adattare un racconto del suo eroe letterario, JD Salinger. L’autore de Il giovane Holden non poteva sopportare l’idea che una sua opera potesse essere adattata sul grande schermo. Infatti, sottolineava come la forza delle parole potesse vivere e sopravvivere solo all’interno delle pagine di un romanzo. Come dare forma e sostanza alla voce del narratore, alle sue riflessioni schiette e autentiche? Come tradurre sullo schermo lo sguardo impertinente e disilluso del sedicenne Holden Caulfield?
Al suo arrivo a Hong Kong, a soli cinque anni, Wong Kar-wai si ritrova ad affrontare un mondo sconosciuto. Avendo vissuto tutta la sua infanzia a Shanghai, la metropoli, con il suo curioso dialetto così differente da quello della città d’origine, lo disorienta. L’impossibilità di comunicare con chi gli sta intorno, al di fuori della sua famiglia, lo porta spesso a rifugiarsi nei cinema della città. Insieme alla madre, trascorre le giornate in un luogo dove non servono le parole per comprendersi, basta il linguaggio delle immagini per immergersi il quel mondo così distante ma anche incredibilmente tangibile. E Wong Kar-wai ne resta assuefatto.
Parigi, 1995. Durante un convegno di cinema, i registi Lars von Trier e Thomas Vinterberg lasciano sgomento il pubblico in sala. Von Trier legge l’appena redatto Manifesto del Dogma95 e il relativo Voto di Castità, che con “religioso” rispetto si compone di Dieci Comandamenti.
Dall’uso della camera a mano, all’abolizione del suono extra-diegetico, dall’obbligo di realizzare il film a colori, all’impossibilità di girare pellicole “di genere”. Fino ad arrivare alla più forte provocazione, che mette in discussione l’ideale quasi religioso affidato al “cinema d’autore”: il regista non deve essere accreditato.
Quando Vincent Price, Bela Lugosi e i monster movie sono i tuoi migliori amici. A Tim Burton la normalità è sempre stata stretta.