“Il tempo che ci vuole”, Comencini e la lettera d’amore al padre

Il 7 settembre è stato presentato fuori concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia il nuovo film di Francesca Comencini dal titolo “Il tempo che ci vuole”. Un’autobiografia della regista, incentrata sul rapporto con il padre, anch’egli regista, caratterizzato dal loro più grande punto di forza: il cinema.

La riforma sul tax credit per cui Sangiuliano non verrà ricordato

Opinione di molti è che il caso Boccia-Sangiuliano abbia marginalizzato il dibattito sulla recente riforma in materia di tax credit per il cinema, provvedimento che ha tutta l’aria di voler affossare un settore già abbastanza in ginocchio nel nostro Paese. Può darsi. In effetti, un ministro andrebbe giudicato nel merito dell’esercizio delle sue funzioni. Allora entriamoci, nel merito.

“Monster/L’Innocenza”, corriamo a vedere il capolavoro di Kore’eda

Accadono cose che sono come domande. Poi, un bel giorno, quando te ne sei già dimenticato, va a finire che la vita risponde. Eccome se risponde. Quasi chiedesse di giocare, lei, ma con regole ignote, con carte truccate. Allora succede che ti svegli una mattina e lei ti fa sapere che hai vinto tu, almeno quel giorno. E per farlo può usare le pedine più impensabili. Può raccogliere un regista d’oltreoceano che chiamano Kore’eda e portarcelo qui con un’opera fra le mani, da noi chiamata “L’Innocenza”, capolavoro di un’arte stravagante che siamo soliti chiamare “cinema”.

“Il ritorno di Casanova” fra Kubrick, Fellini e la morte del cinema

L’articolo nasce dall’idea di tracciare un filo critico fra il lavoro più recente di Gabriele Salvatores, Il ritorno di Casanova (2023), e due volumi di letteratura sul cinema, ossia “Kubrick e il cinema come arte del visibile” di Sandro Bernardi e “La galassia Lumière” di Francesco Casetti. A ben vedere, infatti, il film sembra risentire, più o meno consapevolmente, degli echi visivi e tematici riconducibili a Kubrick e Fellini da una parte, e riflettere in maniera autoriflessiva sul destino del cinema stesso dall’altra.

Cinema di paura: le chicche di Kiyoshi Kurosawa

Troppo spesso il cinema dell’orrore viene derubricato a intrattenimento spiccio, a vuota valvola di sfogo per saziare lo sguardo delle pulsioni e perversioni più turpi. Eppure, la paura è forse il muscolo dell’uomo più interessante da esplorare. Il problema, semmai, è trovare horror e thriller che abbiano qualità e spessore. Ecco allora alcune chicche d’autore: tre film di Kiyoshi Kurosawa.

Ryusuke Hamaguchi: quattro film da riscoprire

Il regista giapponese Ryusuke Hamaguchi ha conquistato il grande pubblico con il successo titanico di “Drive My Car”, che nel 2022 vinse il Premio Oscar come “miglior film straniero”, categoria in cui gareggiava anche Paolo Sorrentino con il suo “È stata la mano di Dio”. Ma quali sono, invece, le sue opere meno chiacchierate, rimaste fuori dal cono di luce? Ecco quattro perle di cinema che meritano una visione.

Le strane convergenze fra “Palpebre”, “Dostoevskij” e Donald Trump

Una calda domenica di luglio. Troppo calda. L’umidità che colava dall’alto costringeva la città di Milano a svuotarsi, e i suoi abitanti a rifugiarsi in freschi luoghi di sopravvivenza. Molti, quel 14 luglio, si erano infilati in un cinema per assistere alla prima di “Dostoevskij“, l’ultimo strano animale narrativo dei…