La premier Giorgia Meloni da Vespa ha dichiarato: “Il centrodestra ha perso una sola elezione regionale delle ultime dodici”, un dato poi certificato dall’agenzia di fact-checking Pagella Politica. L’ultima vittoria che può annoverare, infatti, riguarda la Liguria: il sindaco di Genova Marco Bucci è ora il nuovo presidente di regione, votato ovunque fuorché nella città che amministra dal 2017. Come direbbe Crozza, se lo conosci lo eviti, se non lo conosci lo voti. Ma allora, funziona oppure no il “campo largo” tanto agognato a sinistra? E soprattutto, esiste?
Si è chiuso un cerchio, durato ben sei anni, con il rettore dell’università IULM di Milano Gianni Canova. Proprio ieri, mercoledì 30 ottobre 2024, si è svolta la presentazione del discorso di fine mandato del rettore uscente, insieme alle parole di inizio mandato pronunciate dalla neo-rettrice Valentina Garavaglia, entrambi abbracciati da un Auditorium pieno di gratitudine e affetto.
Fresco del premio come miglior attore alla Festa del cinema di Roma, Elio Germano arriva a Milano per presentare insieme al regista Andrea Segre il film “Berlinguer – La grande ambizione”, nelle sale a partire da giovedì 31 ottobre 2024. La proiezione in anteprima si è svolta oggi al cinema Anteo e l’incontro con l’attore e il regista è stato condotto dal critico cinematografico Paolo Mereghetti. Radio IULM era presente e ha rivolto una domanda a Germano.
Primo film sudanese presentato al Festival di Cannes, Goodbye Julia (2023) fa ingresso nelle sale italiane proprio oggi, 24 ottobre 2024. Radio IULM era presente alla tappa milanese del tour di presentazione del film al cinema Anteo e ha avuto il privilegio di intervistare Siran Riak, attrice protagonista insieme a Eiman Yousif.
Quando c’era lui era tutto più semplice. Ma sì, Sangiuliano. L’idea di spodestare l’egemonia culturale dalle grinfie della sinistra appariva come una fantasia lontana, delirante, grottesca. Ora che al Ministero Della Cultura c’è Alessandro Giuli, si vede il maldestro tentativo dei media italiani di dipingerlo come un Sangiuliano bis. Una delle ultime occasioni si è presentata all’audizione tenuta dal ministro nella sala del Mappamondo a Montecitorio.
Opinione di molti è che il caso Boccia-Sangiuliano abbia marginalizzato il dibattito sulla recente riforma in materia di tax credit per il cinema, provvedimento che ha tutta l’aria di voler affossare un settore già abbastanza in ginocchio nel nostro Paese. Può darsi. In effetti, un ministro andrebbe giudicato nel merito dell’esercizio delle sue funzioni. Allora entriamoci, nel merito.
Accadono cose che sono come domande. Poi, un bel giorno, quando te ne sei già dimenticato, va a finire che la vita risponde. Eccome se risponde. Quasi chiedesse di giocare, lei, ma con regole ignote, con carte truccate. Allora succede che ti svegli una mattina e lei ti fa sapere che hai vinto tu, almeno quel giorno. E per farlo può usare le pedine più impensabili. Può raccogliere un regista d’oltreoceano che chiamano Kore’eda e portarcelo qui con un’opera fra le mani, da noi chiamata “L’Innocenza”, capolavoro di un’arte stravagante che siamo soliti chiamare “cinema”.
L’articolo nasce dall’idea di tracciare un filo critico fra il lavoro più recente di Gabriele Salvatores, “Il ritorno di Casanova” (2023), e due volumi di letteratura sul cinema, ossia “Kubrick e il cinema come arte del visibile” di Sandro Bernardi e “La galassia Lumière” di Francesco Casetti. A ben vedere, infatti, il film sembra risentire, più o meno consapevolmente, degli echi visivi e tematici riconducibili a Kubrick e Fellini da una parte, e riflettere in maniera autoriflessiva sul destino del cinema stesso dall’altra.
Tra le cose che ci distinguono dagli altri animali ce n’è una, per così dire, piuttosto ragguardevole: l’idea di vivere una sola vita non è che ci esalti un granché. Per quanto la nostra possa a volte sorprenderci, difficilmente le cose si metteranno di traverso fra noi e il nostro insaziabile bisogno di fagocitare storie, tuffarci tra le righe di un altrove, infilarci in racconti che non ci appartengono per poterci restare da comodi intrusi.
Troppo spesso il cinema dell’orrore viene derubricato a intrattenimento spiccio, a vuota valvola di sfogo per saziare lo sguardo delle pulsioni e perversioni più turpi. Eppure, la paura è forse il muscolo dell’uomo più interessante da esplorare. Il problema, semmai, è trovare horror e thriller che abbiano qualità e spessore. Ecco allora alcune chicche d’autore: tre film di Kiyoshi Kurosawa.