R.E.M, Rapid Eye Movement. L’acronimo del loro nome identifica la fase del sonno nella quale si sogna. Lo trovarono sfogliando a caso un vocabolario in una serata annoiata. Molto spesso però i nomi delle band ne contengono il destino.
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R.E.M, la band Out of Time …
Quando Michael Stipe incrociò per la prima volta il bassista Mike Mills, si trovavano entrambi all’università di all’università di Athens, Georgia.
Fu allora che decise che non avrebbe mai voluto avere niente a che fare con lui. Dopotutto era ubriaco, portava i pantaloni a zampa e un orribile maglione da hippie.
Solo qualche mese dopo i due si stavano imbarcando in un’avventura chiamata R.E.M. I loro compagni di viaggio erano il chitarrista Peter Buck e il batterista Bill Berry, che all’epoca si stavano contendendo le attenzioni di una certa Kathleen. Prima spettatrice delle loro esibizioni, ma anche prima mecenate dal momento che li ingaggiò per la sua festa di compleanno.
Troppo poco ribelli per il vecchio rock e troppo fuori tempo per una carriera normale, i R.E.M decisero di giocare con le loro regole.
I R.E.M, le Shiny happy people del Rock
Il quinto ingrediente della musica dei R.E.M, oltre ai già citati strumenti di Buck, Berry, Mills e Stipe è il sintetizzatore. Il gruppo georgiano fu tra i primi a inserirlo nella musica Rock e ben presto lo fece diventare il marchio di fabbrica delle sue atmosfere sognanti e suggestive.
Reiventando un sound che deve molto all’underground, la band di Athens traghettò il Rock classico degli anni ’70 verso la fine del secolo.
La voce di Michael Stipe dopotutto era l’unica in grado di amalgamarsi a un sound tanto contraddittorio quanto il periodo di cui è figlio. L’esplosione di gioia che si perde nella foga di tante Shiny Happy people holding hands.
Everybody Hurts, sometimes…
Ritmi sostenuti per racconti malinconici. D’altra parte, tutti soffrono. I R.E.M lo tengono ben presente fino a quando riescono a tenersi sul gradino più alto del loro podio musicale. It’s been a bad day, please don’t take a picture.
Uno scivolare cadenzato verso la tranquillità di un’Imitazione della vita. Come on, come on no one can see me cry!
Rock per chi ha perso la religione
Non è solo la musica dei R.E. M a essere caratterizzata da questa duplicità a doppio taglio. Sono soprattutto i loro testi a sviscerare le emozioni di chi compone e chi ascolta.
Dunque, la perdita di un amore trascende la storia di chi ha scelto la propria confessione cantando. La distanza negli occhi della persona amata, diviene una lontananza altra per chi ha smarrito la propria religione.
Così, il Rock dei R.E.M strappa un po’ di umano per darlo al divino. O viceversa, un po’ nei modi del filosofo Feurbach, restituisce un po’ della cura per il divino all’umanità dei sentimenti.