Ieri sera, mercoledì 12 marzo, la rassegna teatrale promossa dall’università IULM e aperta a tutta la cittadinanza ha proseguito con il secondo incontro. “La legge del desiderio” è il titolo di un monologo messo in scena sull’Auditorium di IULM 6 da Massimo Recalcati. Psicoanalista e saggista italiano, in questo intervento Recalcati riflette, applica e intreccia i principi della psicoanalisi freudiana e lacaniana con le vicende del Nuovo Testamento, approfondendo il complesso rapporto tra legge e desiderio.
Psicanalisi e linguaggio biblico
Recalcati ha aperto il secondo incontro della rassegna teatrale con una riflessione che, per molti, potrebbe apparire forzata o inusuale: esiste una lingua altra, radice della psicoanalisi, che trae origine dal linguaggio biblico. Il monologo parte fin da subito con una dichiarazione d’intenti forte: porre una lente d’ingrandimento su una parola chiave nella psicoanalisi, il desiderio, e analizzarne il legame con il pensiero di Gesù e i Vangeli. Recalcati ha restituito un ritratto profondamente umano di Gesù, allontanandolo dalla visione puramente metafisica e filosofica che comunemente gli viene data e che lo separa dal mondo terreno. Ha sottolineato come sia stato proprio Gesù a contestare questa separazione, portata avanti nei secoli dalla religione, ribadendo invece il messaggio autentico: restare fedeli alla terra.
La vita lunga e la vita larga
A partire da questo spunto iniziale, il monologo si è addentrato in una profonda riflessione sull’essenza della vita. Citando testualmente le sue parole: “Si scatenano guerre nel nome della pulsione securitaria che ci spinge a preferire la sicurezza di un campo chiuso rispetto alla brezza senza garanzie di un campo aperto.”
Spesso siamo portati a pensare che una vita lunga sia sinonimo di una vita vissuta appieno. Ma quante vite brevi sono state colme di significato? Gesù stesso morì a 33 anni, eppure la sua fu una vita piena, o, come la definisce Recalcati, larga. Provocatoriamente, lo psicoanalista afferma che una vita lunga può essere anche una vita morta.
Ed è qui che si inserisce il concetto di desiderio, inteso come quella legge interiore che accende la vita, rendendola autentica e pulsante. L’invito è quello di accogliere il vizio, il peccato che ci rende umani. Se una vita potesse dirsi vissuta solo perché virtuosa, priva di vizi, allora nessuno di noi si salverebbe. Freud sosteneva che l’uomo è un essere mosso da pulsioni e, per questo, inadatto alla legge, la quale non fa altro che divampare il desiderio di trasgredire. Come i bambini, più ci viene proibito qualcosa, più siamo spinti a disobbedire.
Emblematico un esempio, tra i tanti, tratto dai Vangeli e riportato da Recalcati. Un uomo ricco si presenta a Gesù e gli chiede: “Come posso fare a raggiungere la vita eterna? Io ho sempre vissuto nel nome della legge.” Gesù, consapevole che ciò non è possibile, finge di credergli e lo incita ad entrare nella logica dell’amore abbandonando ogni sua ricchezza materiale. L’uomo ricco sceglie di continuare a obbedire. Si salva colui che si è speso nell’amore, un atto mille volte più grande dell’essere amato.

Dal letame nascon i fior
Recalcati si trova da solo sul palco, seduto, senza fare grandi movimenti. Eppure, sono la potenza delle sue parole a riempire lo spazio di un Auditorium accorto, silenzioso, trascinato dai suoi ragionamenti e curioso di scoprire dove approderà questo lungo ragionamento.
A un certo punto, riecheggia una domanda riportata da Recalcati e presa da Lacan durante un seminario colmo di atei “Hai tu, nella tua vita, agito in conformità al desiderio che ti agita o hai obbedito?” Una domanda universale che in ogni contesto spiazzerebbe qualsiasi spettatore.
Qui Recalcati introduce uno degli insegnamenti più potenti del Nuovo Testamento, ricollegandosi alla parabola dei talenti. In ebraico, il termine peccato significa “la freccia che non raggiunge il bersaglio”. Il peccato non è quindi un’azione impura, ma piuttosto il mancato compimento del proprio desiderio, la rinuncia al proprio talento, quello stesso peccato che uno dei tre servi della parabola aveva compiuto. La vera colpa non è il vizio, ma l’autocensura, la paura di esternare ciò che siamo davvero. Vivere una vita virtuosa a scapito del proprio desiderio significa vivere una vita sterile, che non si può considerare veramente viva.
Il messaggio che Recalcati lascia in uno spazio come quello di un’università, che ha come obiettivo quello di formare, è chiaro: non seppellite il vostro talento, non lasciate che la paura vi impedisca di esprimere chi siete. Coltivate le vostre passioni, praticate tutto ciò che vi rende vivi.
Infine mi sento di concludere con una citazione che accompagna ogni mia giornata e che spero possa avere lo stesso impatto su chi legge:
La razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che si tengono in vita.
– John Keating in L’attimo fuggente
Leggi questo articolo per conoscere il programma: https://www.radioiulm.it/2025/02/22/la-rassegna-teatrale-della-iulm-gli-appuntamenti/
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