Lotta scudetto ancora aperta, montagne russe a Torino

Si è chiusa la ventottesima giornata di Serie A e, insieme ad essa, anche la lotta allo Scudetto. Sono tre le squadre che lotteranno fino a fine maggio per contendersi il titolo di campioni d’Italia: Inter, Napoli e Atalanta.

I 4 obiettivi dell’Inter

Nel match di sabato sera si sono affrontate la prima e l’ultima della classe, rispettivamente Inter e Monza.

Quella che sulla carta sembrava la partita più semplice di questo turno ha rischiato di trasformarsi in uno psicodramma sportivo per la squadra di Simone Inzaghi, che, dopo i primi 45 minuti, è andata negli spogliatoi con un gol di svantaggio.

Ci ha pensato Birindelli a portare avanti i brianzoli, dopo un visionario colpo di tacco del portoghese Dany Mota. Poco più tardi è arrivata un’altra perla, quella di Keita Baldé, che nel giorno del suo trentesimo compleanno si è fatto un regalo con i fiocchi: rientra sul destro e disegna una parabola imprendibile per l’incolpevole Josep Martinez.

Per l’Inter è Marko Arnautovic a ridurre lo svantaggio con un colpo di testa dall’area piccola sulla solita sponda volante di Dumfries. La ripresa vede l’assedio della squadra meneghina nella metà campo dei biancorossi, assedio che inevitabilmente porta al ribaltamento del risultato: prima con una rasoiata da fuori area del turco Çalhanoğlu e infine con un autogol di Kyriakopoulos.

A fine partita, Simone Inzaghi risponde così ai microfoni di DAZN sugli obiettivi della società:

Il segno ‘tre’ in conferenza a Rotterdam era una profezia per i gol di oggi?
“No, mi era stato chiesto dei due obiettivi e ho detto tre ma avrei dovuto correggermi subito e dire quattro, perché tra tre mesi e mezzo avremo anche il Mondiale per Club.”

Napoli, anema e core

Il Napoli ha fatto ciò che doveva fare: rispondere sul campo alla vittoria dell’Inter. E lo ha fatto convincendo.

Un Napoli in versione schiacciasassi si abbatte senza timori su una Fiorentina che quasi non sa come rispondere alle offensive partenopee. Ci pensano prima il solito Romelu Lukaku, su una respinta bassa rivedibile da parte di De Gea, e poi il ritrovato Raspadori, su assist proprio del compagno belga.

Due a zero e vittoria in tasca per gli uomini di Conte? Assolutamente no. Tra le fila dei toscani c’è un uomo che non la pensa così: Albert Guðmundsson, che con un tiro da fuori area accorcia le distanze e mette un po’ di pepe a una partita fino a quel momento dominata dagli azzurri.

Dato interessante: 9 dei 23 gol subiti dal Napoli sono arrivati da fuori area (40%).

Il Napoli, dunque, resta a -1 dalla rivale Inter e non intende abbandonare il sogno del quarto scudetto.

Il problema della Juve è la Juve

La domenica sera mette in scena lo scontro tra la terza e la quarta forza del campionato, Juventus e Atalanta. Chi vince resta attaccato alle prime due e può continuare a sognare il titolo. Ci si aspetta una partita combattuta, no?

La partita combattuta è durata solo 29 minuti, fino al ventiduesimo gol stagionale di Mateo Retegui, che dal dischetto sigla l’1-0. Dal 30’ in poi assistiamo a una gara a senso unico: una squadra attacca, l’altra non riesce minimamente a rispondere ai colpi sferrati dalla macchina perfetta di Gian Piero Gasperini.

Inizia il secondo tempo e Thiago Motta prova a cambiare le carte in tavola: fuori Yildiz, dentro il grande ex Teun Koopmeiners. Ma serve a poco. Dopo appena un minuto dalla ripresa, il capitano orobico de Roon spegne il poco entusiasmo rimasto in casa Juventus.

Il secondo tempo è una lezione di calcio dell’Atalanta. I meccanismi perfetti del gioco di Gasperini mettono in ginocchio la Juve. Zappacosta e Lookman chiudono la gara, 0-4 e bianconeri fuori dai giochi per la corsa al titolo.

Ciò che mi preme sottolineare è quanto accade al minuto 66: segna Zappacosta e i tifosi di casa iniziano ad abbandonare lo stadio. Forse non si era mai vista una cosa simile a Torino. Insomma, la contestazione nei confronti della società, dell’allenatore e dei giocatori è più viva che mai.

Immagine in evidenza: Free Malaysia Today

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