La figura del doppiatore, tra IA e nuove sfide

L’utilizzo sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale in ambito cinematografico desta molte perplessità. Da Amazon Prime, a YouTube e Meta, fino ad arrivare ad Hollywood, questa nuova tecnologia si fa sempre più spazio nei processi produttivi e distributivi dei media. Il doppiaggio è chiamato sempre più spesso a fronteggiare la sfida dell’IA: l’urgenza di una regolamentazione per la protezione della professione è l’argomento principale dell’appello dell’ANAD, Associazione Nazionale Doppiatori.

Cos’è il doppiaggio IA?

Il doppiaggio IA funziona attraverso algoritmi avanzati di machine learning che analizzano l’audio originale e lo sincronizzano con il contenuto video. Gli algoritmi creano un voice over sintetico partendo dal testo fornito, assicurando che i movimenti labiali si allineino in modo naturale con il discorso. Questo processo prevede l’addestramento di modelli AI su un ampio set di dati, per imitare fedelmente i modelli di linguaggio umano, producendo così doppiaggi di alta qualità. Adobe Audition CC, Audacity, Magix, Pro Tools, sono solo pochissimi nomi di software di editing audio utilizzati sia in ambito di content creation, per la pubblicazione su YouTube ad esempio, ma anche nell’industria cinematografica.

Il doppiaggio basato sull’intelligenza artificiale presenta numerosi vantaggi: ad esempio permette di risparmiare tempo e risorse rispetto ai metodi tradizionali. Dall’altra parte, è innegabile che i doppiatori esercitino una performance artistica e che portino un tocco autentico alla traduzione, trasmettendo accuratamente emozioni, sfumature culturali e tratti caratteriali che la tecnologia AI non può replicare.

Nonostante ciò, il doppiaggio IA potrebbe essere un’opzione valida per progetti con scadenze e budget ristretti, in particolare quando il contenuto non si basa fortemente su sfumature emotive o culturali, in quanto potrebbe apportare una maggiore diffusione dei contenuti e direttamente un aumento dei ricavi.

IA e cinema

Arriva dal colosso di Jeff Bezos, giorno 6 marzo, il comunicato: per rendere il suo ampio catalogo di streaming fruibile da un maggior numero di utenti, Prime Video introdurrà il doppiaggio basato sull’intelligenza artificiale per film e serie che altrimenti non verrebbero doppiati.  Viene anticipato infatti che verrà utilizzata la nuova tecnologia su una dozzina di film e serie tv destinate al mercato latinoamericano tra cui i film Mi Mama Lora (2016) e Long Lost (2018) e il lungometraggio d’animazione La leggenda di El Cid (2003).

Raf Soltanovich, vicepresidente del reparto high-tech di Prime Video e Amazon MGM Studios ha dichiarato a riguardo:

In Prime Video, crediamo nel migliorare l’esperienza dei clienti attraverso innovazioni pratiche e utili basate sull’intelligenza artificiale. Il doppiaggio assistito dell’IA è disponibile solo per titoli che non dispongono di un supporto di doppiaggio, e siamo entusiasti di esplorare un nuovo modo per rendere serie e film più accessibili e piacevoli.

Va detto che Amazon non è l’unica azienda a utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare i contenuti video sulle proprie piattaforme. Anche YouTube ha introdotto nel 2024 uno strumento che permette ai creator di doppiare automaticamente i loro video in altre lingue durante il caricamento. Un video pubblicato in inglese viene ora doppiato, tramite l’intelligenza artificiale, in francese, tedesco, hindi, indonesiano, italiano, giapponese, portoghese e spagnolo.

Più di recente, Meta ha annunciato piani per doppiare e sincronizzare automaticamente i Reels di Instagram in diverse lingue.

Si tratta però solo di video realizzati dai creatori, non di film o serie.

Una controversia che proviene invece dal mondo di Hollywood, nasce da alcune recenti dichiarazioni di Dávid Jancsó, montatore di “The Brutalist”, film vincitore di ben tre Oscar alla premiazione dello scorso 2 marzo.

Il montatore ha infatti rivelato che la produzione, per motivi di budget, ha fatto uso di Respeecher – un software AI per la modifica della voce – per migliorare la pronuncia ungherese dei due protagonisti, interpretati da Adrien Brody e Felicity Jones, e renderla il più vicina possibile a quella di un madrelingua.

Dovremmo avere una discussione molto aperta sugli strumenti che l’AI può fornirci. Non c’è nulla nel film che utilizzi l’intelligenza artificiale che non sia già stato fatto prima. Rende solo il processo molto più veloce. Usiamo l’AI per creare questi piccoli dettagli che non avevamo i soldi o il tempo di girare.

Dávid Jancsó per RedShark News

Che sia intesa come una tecnologia capace di velocizzare o facilitare parte del processo produttivo cinematografico, o come un demone pronto a rubare professioni secolari e deturpare il lavoro artistico, la questione dell’AI solleva sempre molte perplessità.

L’appello dell’ANAD

Difendiamo l’intelligenza artistica“. Questo è l’appello lanciato dall’Associazione Nazionale Doppiatori (ANAD) per sensibilizzare l’industria audiovisiva, le istituzioni e il pubblico sui rischi legati all’intelligenza artificiale e al “machine learning”, ovvero la capacità delle macchine di imitare e riprodurre le voci nel mondo del cinema, della televisione e non solo. Molti doppiatori si stanno mobilitando per difendere il loro lavoro e opporsi all’uso indiscriminato e non concordato delle loro voci.

Il doppiaggio è una professione artistica in pericolo, così come lo sono le nostre emozioni, che rischiano di scomparire se a generarne sono software anziché attori in carne e ossa. Abbiamo bisogno urgente di misure concrete per salvaguardare una professione riconosciuta come eccellenza artistica e culturale del nostro Paese… il nostro compito è continuare a sensibilizzare il pubblico e far capire che il lavoro umano e artistico hanno un valore che nessun lavoro artificiale potrà mai avere e se ci si innamora di un personaggio di un film o di una serie è anche e soprattutto per alcune piccole sfumature nei suoi movimenti o nella voce, che nessuno strumento digitale sarebbe in grado di riprodurre, perché l’arte è meravigliosa nelle sue imperfezioni.

Daniele Giuliani, presidente dell’ANAD, per la Repubblica

Per diffondere questo messaggio, è stato realizzato un video in cui sei doppiatrici e sei doppiatori prestano il proprio volto e la propria voce per dire “no” a un mondo in cui le espressioni artistiche rischiano di essere sostituite da quelle create da un algoritmo. Nonostante l’introduzione, dallo scorso 17 giugno, di clausole contrattuali che tutelano i doppiatori, l’ANAD denuncia l’utilizzo incontrollato e non concordato delle voci, soprattutto sul web. L’appello evidenzia infatti la microcriminalità sempre più diffusa sui social media, legata a furti della voce e riproduzioni vocali non consentite, e quindi l’importanza di nuove leggi e norme che tutelino i diritti dei doppiatori.

Doppiatori dell’ANAD per Corriere Tv

Immagine in evidenza: Youmark

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