In data 27 Febbraio 2025, le sale cinematografiche di tutta Italia hanno visto l’uscita di Diciannove, il primo lungometraggio del regista Giovanni Tortorici. Prodotto nientemeno che dalla Frenesy Film Company di Luca Guadagnino, il film è stato presentato all’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti e ha costituito la prova d’esordio anche per Manfredi Marini, protagonista dell’opera.

Sinossi
Leonardo Gravina, diciannovenne palermitano e alter ego del regista, decide di separarsi dalla sua città natale per intraprendere il percorso universitario di Business a Londra, al fianco della sorella Arianna e dell’amica Dana. La convivenza in un piccolo appartamento di periferia e la fredda atmosfera londinese, tuttavia, lasciano il ragazzo insoddisfatto e lo spingono a fare ritorno in Italia. Leonardo sceglie così di frequentare Lettere classiche presso l’Università di Siena, ma ancora una volta l’inappagamento non tarda a presentarsi.
La solitudine giovanile
Alle monotone lezioni universitarie e alle vuote nozioni dei manuali, Leonardo preferisce lo studio autonomo dei testi trecenteschi italiani. La sua è un’immersione totale nella letteratura: si tratta quasi di un processo di fusione da cui, però, scaturisce un profondo senso di solitudine, disordine e deterioramento interiori.
Nonostante il suo iniziale tentativo di vita “conformista”, la volontà di eguagliare i coetanei (frequentando le più conosciute discoteche di Londra e ubriacandosi fino all’incoscienza), Leonardo cade vittima di una progressiva perdita di identità. Persino i versi dei suoi autori più cari, dapprima unico rifugio, si tramutano in un nascondiglio e in simboli della fuga dal mondo circostante. La sua camera senese dalle pareti scrostate, i pranzi e le cene cucinati sul piccolo fornello elettrico accanto al letto, la frutta marcita sugli scaffali e i suoi libri sono gli unici appigli in una realtà mutevole, intorno a cui la vita del protagonista si ripiega silenziosamente.
Il genere del coming of age
Quella di Leonardo è una peregrinazione fatta di turbamenti, insicurezze e ricerca giovanili: Giovanni Tortorici racchiude l’indeterminatezza del passaggio all’età adulta in un coming of age irrequieto ed espressionista, a tratti aspro nella sua sfrontatezza.
Il protagonista comprime i suoi istinti, trovando una casa dentro la letteratura. È ciò che facciamo tutti: cercare qualcosa in cui poter sfogare i nostri istinti. […] Freud lo diceva: abbiamo molti istinti, anche violenti, nel contesto della civiltà. Poi, li deviamo in qualche cosa di diverso. Forse Leonardo lo fa in modo patologico
Giovanni Tortorici sul protagonista di Diciannove
Un viaggio in tre tappe
Il film è un trittico di città in cui la storia del protagonista prende forma: Palermo, Londra e Siena. Nel tragitto di Leonardo, ogni tappa incarna una fase differente dell’esperienza giovanile: le tonalità avvolgenti di Palermo, città di nascita del ragazzo e nido rassicurante; la camera a mano, le luci intermittenti dei locali e l’atmosfera abbacinata di Londra, il lampo di un sogno proibito; le inquadrature immobili e pervase da una temperatura colore calda e penetrante di Siena, il luogo dell’abbandono.
Torino: il capolinea
Il viaggio termina simbolicamente a Torino, spogliata nella sua rappresentazione dei tratti comuni, energici o ultraterreni su cui le precedenti tappe erano state di volta in volta imperniate. Torino è la meta ultima, la presa di coscienza da parte del protagonista e il suo conseguente ingresso nell’età adulta, formalizzato dall’incontro con un misterioso “amico di famiglia” nel salone di una grande villa moderna (distante dall’amore del giovane per la letteratura erudita, come a evidenziare l’inevitabile compromesso a cui la maturità talvolta obbliga).
Guadagnino VS Tortorici: differenze e affinità
A primissimi piani, inquadrature sfocate, rallenti e split screen con paesaggi sonori ai limiti dell’allucinatorio (talvolta quasi a ricreare videoclip musicali, tramite brani come Dende di Ghali), si alternano piani lunghi, statici, simili a diapositive e pervasi da sfumature gialle del centro storico di Siena: da un lato, l’irregolarità, con uno slancio simile a quello che mosse la Nouvelle Vague tra gli anni ’50 e ’60; dall’altro, la calma ed estetica immobilità delle città italiane che richiama i paesaggi di Call me by your name di Guadagnino. Un’ulteriore continuità tra Tortorici e Guadagnino stesso, del quale il primo è stato a più riprese assistente sui set di film, risiede nel contenuto della narrazione: Leonardo, alla ricerca di un posto in un mondo forsennato, riprende alcuni tratti dei protagonisti di We are who we are e Bones and all.

L’anteprima del film e le parole di Guadagnino
Venerdì 21 Febbraio, ho avuto l’opportunità di partecipare all’anteprima di Diciannove a Milano: in sala erano presenti il regista Giovanni Tortorici, l’attore protagonista Manfredi Marini e il produttore Luca Guadagnino. Di seguito, due interventi di Guadagnino.
Le prime conversazione con Giovanni riguardo al cinema si rivelarono appassionanti: parlare con chi condivide con me il medesimo approccio, ovvero la discussione sul metacinema, fu vivificante. Contemporaneamente, cominciai a leggere ciò che Giovanni stava scrivendo e trovai che la sua scrittura fosse squisita, aspettavo che le sue idee si espandessero. Mi trovavo in America, stavo girando Challengers: in una domenica, quando avrei voluto riposare, mi trovai a dover leggere il copione di Giovanni. Eppure, il suo lavoro mi entusiasmò molto. Al momento delle riprese di Diciannove, io mi stavo occupando di Queer e non riuscii a trascorrere più di un’ora sul set di Giovanni (nonostante generalmente si tratti di una regola che mi impongo, quando produco un film, che è in primis del suo regista). Ma vederlo girato fu magnifico: ogni giorno era sempre più sorprendente, rimanendo comunque coerente. Ho scoperto qualcuno con il rigore e la disciplina di coordinare una complessità di visione, rendendola un film. È stato stupendo
Luca Guadagnino sul rapporto con Tortorici e sulla propria esperienza come produttore di Diciannove
La cosa più bella che mi abbia dato Call me by your name è stata la possibilità di fare partire Diciannove
Luca Guadagnino sulla produzione di Diciannove

Un esordio interessante
Sebbene sia soltanto il primo lungometraggio di Tortorici, Diciannove ne mette in rilievo le grandi risorse: la potenza espressiva e l’abilità nel collaudare stili cinematografici tra loro distanti fanno di questo giovane regista un nome promettente per il cinema italiano.
Immagine in evidenza: Game Surf