“M – Il figlio del secolo”: Marinelli e Scurati in IULM

Martedì 21 gennaio, l’Università IULM ha ospitato l’attore Luca Marinelli, interprete da Benito Mussolini nella nuova serie targata Sky, M – il figlio del secolo, insieme allo scrittore del romanzo omonimo, Antonio Scurati. L’incontro è stato mediato dal professor Gianni Canova.

M, la serie del momento

Una cosa è certa, che sia stata vista o meno, nessuno in questi ultimi mesi si è potuto sottrarre alla capillare sponsorizzazione di questa serie. Attraverso la pubblicità in televisione, al cinema, su Spotify e in giro per le città, M – il figlio del secolo è riuscita a conquistare l’attenzione di tutti. L’accoglienza è stata più che positiva, nonostante le critiche che hanno accompagnato la serie in questi giorni. Il prof. Gianni Canova, infatti, ha aperto l’evento con le seguenti parole:

Cercheremo di lavorare e di discutere insieme sul lavoro dell’attore, sul lavoro dell’autore e su questa serie che segna un punto importante dentro la storia del cinema e dell’audiovisivo italiano

Il problema dell’immedesimazione

Il professor Canova apre con una riflessione che vuole essere “il cuore del problema”. Nel momento in cui si mette in scena un personaggio come Mussolini, l’autore e l’attore devono trovare un equilibrio fra la necessità di ingaggiare il pubblico e la necessità di mantenere una distanza critica nei confronti del personaggio.

Antonio Scurati è stato presente nella triplice veste di autore dei romanzi, di coautore minore della serie e di professore dell’Università IULM. Ha raccontato che quando scrisse il romanzo aveva una stella polare come guida: evitare la caduta nella rappresentazione stereotipica della figura di Mussolini, ovvero di considerarlo come un personaggio buffo, comico. Lo scrittore non voleva creare un equivoco su cosa fosse stato il fascismo, non voleva ridurlo a una commedia, ma mettere in mostra la “tragedia politica sanguinosa” di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.

Scurati voleva coinvolgere il lettore con una messa in scena romanzata, senza tuttavia farlo empatizzare con il Mussolini del racconto. Dall’altra parte, Joe Wright, regista della serie Sky ispirata al romanzo, riconosce che creare empatia con il protagonista di una storia sia inevitabile in un prodotto audiovisivo.

Se noi trascuriamo il potere seduttivo di Mussolini e riduciamo il fascismo solo all’esercizio della violenza, non lo capiamo. Il fascismo indubbiamente violentò l’Italia fin dagli esordi, ma mentre la violentava la sedusse anche. Se non vediamo questa lama a doppio taglio non capiamo la minaccia fascista

Antonio Scurati durante l’evento in IULM

Il Mussolini di Luca Marinelli

Altro aspetto a cui si è dato particolare spazio è stato il modo in cui l’interprete di Mussolini ha lavorato sul personaggio, partendo dal piano fisico, passando poi a quello psicologico, per giungere infine alla fonetica. 

Marinelli ha raccolto molte informazioni per entrare nel ruolo: si è appoggiato al libro di Scurati, a film precedenti su Mussolini, a “La Caduta” (2004) di Bruno Ganz. Inoltre, si è avvicinato a lui sempre di più cercandolo nei testi autobiografici, nei documenti che avevano scritto persone attorno a lui: Margherita Sarfatti, Cesare Rossi e i filmati dell’Istituto LUCE.

Riguardo al dialetto, Marinelli spiega come sia stato un lavoro molto interessante, eseguito tramite il supporto di un dialect coach, Denis Campitelli, attore romagnolo che ha seguito l’attore nel corso della lavorazione. Mussolini era una persona il cui dialetto si sentiva anche quando parlava altre lingue.

L’attore ha dovuto esplorare il personaggio anche per quanto riguarda il corpo e l’uso dei gesti:

Ai tempi lui doveva proiettare tutto il suo corpo su delle masse gigantesche di persone che lo stavano ad osservare; quindi, anche i suoi occhi dovevano diventare degli schermi e lui usava queste tecniche che a vederle oggi ci sembrano clownesche. Penso, però, che in quel periodo fossero di grande efficacia. C’è quest’uso della lingua che era interessante, che personalmente mi ha aiutato anche nelle movenze, nel ritmo, nella creazione del personaggio

Luca Marinelli

Per sopportare il peso di un ruolo del genere, dato quello che la figura storica comporta, oltre al fondamentale supporto da parte della troupe e della famiglia, Marinelli, quando usciva dal personaggio, applicava la “sospensione del giudizio“. Tornava a casa e si rimetteva al lavoro: forse, rivela, distrarsi con la tecnica e con l’imparare lunghi discorsi a memoria lo facevano sentire come su un’isola protetta.

Il tragi-comico

Uno degli aspetti che più salta all’occhio in M – Il figlio del secolo è il doppio registro: il comico e il tragico che si scontrano e si uniscono. Da un lato abbiamo la storia di Mussolini e dall’altro abbiamo Benito, il quale interagisce direttamente con gli spettatori infrangendo la quarta parete. Questa particolarità è propria della serie. Infatti, nel romanzo solamente nell’incipit e nell’epilogo il protagonista parla in prima persona. Gli sceneggiatori, partendo da questo spunto, hanno deciso che Mussolini non solo dovesse essere raccontato, ma dovesse raccontarsi. Lo sguardo in camera produce un effetto perturbante nello spettatore. Seguendo lentamente lo sviluppo del suo mondo cinico e violento, Mussolini “si rivolge a te spettatore non del 1920 ma del 2020”. Ci guarda dritto negli occhi e ci ricorda delle minacce che affrontiamo oggi. Attraverso questo meccanismo, lo sguardo magnetico di Marinelli interpella lo spettatore e il mondo odierno.

Questa chiamata in causa del pubblico si fa sempre più rara di episodio in episodio. Parte come se volesse fare una specie di grande servizio su se stesso, per poi man mano rendersi conto della scomodità di far vedere al pubblico cose che non andrebbero mostrate.

Forse uno dei momenti più lampanti di questo dialogo diretto con il pubblico è quando Mussolini si gira verso di noi e dice: “Make Italy great again”. Il personaggio di cent’anni fa, fa riferimento a una frase pronunciata da un politico attuale, richiamando così il presente in maniera anacronistica. Un inserto audace soprattutto se si pensa che ai tempi della produzione ancora non era per niente sicura la ri-elezione del presidente statunitense Donald Trump.

Il figlio del secolo

Come ci ricorda anche il titolo, M – Il figlio del secolo, Benito Mussolini è stato uno degli uomini più conosciuti di tutto il secolo scorso e continua ad esserlo al giorno d’oggi. Si è visto creatore di certe dinamiche tra i leader e le masse, di un rapporto di seduzione “mediato”. Questa sua contemporaneità si ritrova nell’arte cinematografica e nel linguaggio usato nella serie. Questo è Mussolini come verrebbe raccontato oggi, da un attore, da un regista, da uno sceneggiatore e persino da una musica, quella dei The Chemical Brothers

È una storia che non è finita. Non tanto la storia del fascismo, ma la storia di una Nazione, che diventa universale. Il regista Joe Wright, essendo britannico, ci tiene a rappresentare la storia non solo dell’Italia, ma di raggiungere con quella una dimensione universale raccontando l’umanità, la violenza e il potere.

Mussolini e le donne

Per terminare l’incontro, il prof. Canova ha aperto il tema della rappresentazione delle donne e di come esso metta in mostra un aspetto non secondario della figura del Duce. Il fascismo esaltava una cultura maschilista e misogina, dunque il ruolo della donna era marginale. Questo aspetto si vede nel romanzo, ma meno nella serie, in cui si è deciso di sviluppare maggiormente i personaggi femminili, come la vedova Rachele e la critica d’arte Margherita Sarfatti. 

L’immagine che aveva Mussolini della donna si può riassumere in delle parole ritrovate nei suoi appunti:

Nessuna donna potrà mai dirsi soddisfatta dall’intimità con il sottoscritto, perché poco istanti dopo averla goduta, io vengo irresistibilmente attratto dall’immagine del mio cappello

Benito Mussolini

Questa è la mentalità di Mussolini, che un attimo dopo avere avuto un rapporto, viene attratto irresistibilmente dall’immagine del suo cappello. Dopo aver usato del corpo della donna per procurare il proprio piacere virilmente, non vede l’ora di mettersi il cappello e uscire. Questa era la concezione che Mussolini aveva della sessualità e della femminilità.

Immagine in evidenza: Style Magazine

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