Perché addobbiamo l’abete per Natale?

Non è davvero Natale, se le settimane che precedono l’arrivo di Babbo Natale, non sono illuminate dalle lucine a intermittenza che addobbano l’albero natalizio. Ma da dove nasce l’entusiasmo che abbiamo ogni anno di riempire di palline, festoni e luci un albero? E perché un abete e non una palma?

L’abete del passato: la letterina agli Dei

Leggende antiche e fiabe ci riportano indietro nel tempo, a quando le famiglie pagane celebravano l’arrivo dell’inverno decorando proprio un abete, simbolo del passare delle stagioni e segno di buon auspicio, prosperità e fertilità per i tempi a venire, in quanto albero dai magici poteri, essendo l’unico con foglie sempre verdi nel periodo invernale.

I Celti adornavano il loro abete di nastri e accessori per assicurarsi una primavera abbondante. I Vichinghi decoravano nelle loro abitazioni l’abete rosso, tipico del Nord Europa, di frutta per assicurarsi la fertilità.

L’abete era come la letterina a Babbo Natale che scrivono oggi i bimbi; al posto di mettere su carta i doni che vorrebbero ricevere, i pagani abbellivano un albero di tutte le decorazioni possibili a riflesso dei desideri e speranze.

L’abete del presente: nell’età moderna diviene a tutti gli effetti icona del Natale

L’albero di Natale come lo conosciamo noi è concepito in età abbastanza recente. Ma dove è veramente nata questa tradizione sparsa in tutto il mondo?

Secondo una fonte fittizia, intorno al XV-XVI secolo, il primo albero di Natale della storia verrebbe installato a Tallinn, in Estonia nel 1441 nella piazza della città. Attorno al suo tronco si raggrupparono donne e uomini non sposati, che ballando, cercavano la loro anima gemella a passi di danza.

Ma altre storie narrano che già nel 1419 a Friburgo, in Brisgovia, i panettieri della città prepararono un albero decorato di pan di zenzero, noci e mele. Simile è l’albero di Brema, con la differenza di ben un secolo, nel 1570, venne allestito un albero sempre arricchito di mele, noci, con l’aggiunta di salatini e fiori di carta. Ai bambini fu poi permesso di scuoterlo, così da potersi divertire ad acchiappare dolci e salatini.

Alcune fonti ancora riconoscerebbero il titolo di “prima città natalizia” a Riga, in Lettonia, dove addirittura si può trovare una targhetta in otto lingue in ricordo del grande albero che decorò la città nel Natale del 1510.

immagine da Tempodicottura

Insomma, non si è certi di quale sia la vera patria dell’albero di Natale, ma una cosa è sicura: grazie a queste tradizioni e leggende, tra novembre e inizio dicembre, o pure prima, tutto il mondo è indaffarato a decorare il proprio albero di palline o altre decorazioni, anche commestibili.

La diffusione dell’abete natalizio nel mondo

Per secoli l’usanza dell’albero di Natale restò confinata nei territori del Nord, in particolare in Germania e dintorni. Dopo l’Ottocento si diffuse nel resto del mondo cristiano fino a raggiungere anche Paesi che di cristiano hanno ben poco, come Giappone e Emirati Arabi.

All’inizio gli abeti erano un bene molto prezioso, quindi solo l’aristocrazia e i cittadini ricchi potevano permettersi un albero. Un secolo dopo, una volta che la Chiesa si arrese a questa tradizione “pagana” conservata ormai nel cuore di grandi e piccoli, l’atmosfera natalizia che l’albero decorato diffonde, entra nelle case popolari insieme all’attesa dei regali da scambiare il giorno del Santo Natale.

Anche i reali d’Europa si dimostrano entusiasti all’idea di creare una giusta atmosfera natalizia tra doni e addobbi, dalla regina Vittoria del Regno Unito al re Umberto I e la regina Margherita in Italia, che facevano allestire alberi di Natale nelle loro residenze.

immagine da lignoma.com

Una tradizione “modernizzata”

Con il passare degli anni, le nuove tecnologie hanno pensato anche a come rendere il Natale più moderno o in questo caso più sicuro: inventata l’energia elettrica da Thomas Edison, nel 1882 un suo collaboratore, Edward Johnson, addobbò il suo albero di Natale non con delle candele accese, ma per la prima volta con delle lampadine elettriche. L’idea si è diffusa poi prima nelle piazze cittadine e gradualmente le lucine hanno fatto scintillare tutti gli alberi di Natale nel mondo.

Chi fa l’albero in anticipo è più felice, conferma la scienza

Se lo dice proprio la scienza, come non crederci? Già a ottobre sono molte le persone che pensano alle decorazioni, alle canzoni di Natale e soprattutto a fare l’albero, ma sono proprio quelle più felici!

Lo psicologo Steve McKeown dice proprio che attendere con calore ed entusiasmo il Natale è una delle cose più belle e rare che gli adulti fanno, dato che mantiene vivo il lato bambino che è in loro. La passione per le palline di ogni forma e colore, le renne, le allegre tradizioni deriva dalla nostalgia del vivere la magia del Natale con la stessa ingenuità bambina di attendere la slitta di Babbo Natale volare sopra la propria casa e dal mantenere vivo lo spirito natalizio anche quando si è diventati i Babbi Natale dei propri figli.

In un mondo pieno di stress e ansia la gente associa ciò che è correlato al Natale alla felicità, evocando forti sentimenti legati all’infanzia. Le decorazioni sono semplicemente un’ancora alle emozioni e all’eccitamento di quando eravamo bambini

Le parole di Steve McKeown
immagine da freepik

È così che auguro a tutti di passare un felice Natale proprio come quando eravamo bambini!

Immagine in evidenza: sempionenews.it

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