Dopo l’inaugurazione dell’anno accademico 2024/25, svoltasi il 10 dicembre in IULM, abbiamo intervistato la rettrice Valentina Garavaglia.
La cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 24/25
La neo-Rettrice ha condiviso con noi le sue emozioni e prime impressioni. Abbiamo parlato insieme della cerimonia di inaugurazione, della missione IULM, degli obiettivi del suo rettorato e dell’importanza di commettere errori. In conclusione esprime un augurio a tutti gli studenti che è quello di avere speranza, perché è da lì che nasce l’intelligenza.
Se vi siete persi la cerimonia, potete leggere l’articolo dedicato sul blog di Radio IULM.
L’intervista a Valentina Garavaglia
L’inaugurazione dell’anno accademico è andata molto bene. Come si sente dopo questo inizio? Sente la responsabilità di essere la prima donna a dirigere l’istituto?
La grande responsabilità non è essere una rettrice donna, è essere una rettrice. Credo che il ruolo del Rettore, che è il rappresentante dell’intera comunità accademica, sia un ruolo bello e impegnativo dal punto di vista delle responsabilità che, ammetto, me le sento tutte. Soprattutto la responsabilità di come si è e come si appare agli occhi della propria comunità. Si vorrebbe proprio rappresentare la comunità nel modo più allineato a quello che la comunità vorrebbe da noi. Quindi, il grande cambiamento è non parlare più per me, ma è un po’ parlare per tutti.
Perciò l’inaugurazione dell’anno accademico è stato non inaugurare la mia figura, ma inaugurare e raccontare al mondo che ci ha fatto il piacere, la cortesia, di essere intervenuto e raccontarci l’intera comunità IULM. Spero in questa inaugurazione di avere raccontato la IULM nel modo in cui avrebbe voluto essere raccontata. Io ho provato a interpretarla, ho dato voce a tante cose, a uno scenario che racconta una IULM sul pezzo, molto presente sulla scena delle proposte formative. Come ho detto un po’ attraverso un po’ le parole chiave, comunità e internazionalizzazione. Però ho voluto raccontarla anche come una IULM che crede in uno spirito di speranza, nel guardare al futuro. Questi sono stati un po’ i primi passi e spero che siano stati raccolti, colti.
Quali pensa siano le 3 parole chiave che ogni ragazzo che intraprende questo tipo di percorso di formazione dovrebbe tenere sempre a mente?
Questo percorso io l’ho tradotto in time to be. Il nostro claim “Time to be IULM”, è una traduzione contemporanea del “To be or not to be” di Shakespeare: la vera sfida oggi è esserci, è decidere se esserci o non esserci, nelle cose del mondo, nell’impegno, nella vita. Un’altra parola che ho richiamato è l’interesse, l’essere dentro nelle cose reali. Anche se con mille strumenti digitali, virtuali, tecnologici. Noi docenti vogliamo esserci e vogliamo che voi ci siate con una presenza che non è solo fisica, ma anche partecipativa.
Le altre due parole chiave che mi piace ricordare sono la parola viaggio e destinazione. Nel primo caso abbiamo a che fare con un mondo con una multimedia di qualità, un mondo online, con degli schermi che ci guardano e ci portano tutto quello che vogliamo. Sempre di più e lo vedo. Sono anche una mamma e lo vedo anche nei miei figli che hanno tutto quello che vogliono e anche amici attraverso gli schermi. Questo però non ci deve far allontanare dalla dimensione, dal desiderio, che spinge invece a un viaggio verso fuori.
Al viaggio ho legato ovviamente la destinazione, collegandola alla parola destino da cui deriva. Perché è in questo slancio verso fuori, in avanti che deve dare l’idea di destinazione e del nostro destino. Uno slancio per noi, ma soprattutto per voi. Noi in parte l’abbiamo già trovato e costruito, io a 50 anni sono già bella avanti rispetto alla mia destinazione, rispetto al mio destino, anche se penso che ci siano dei pezzi per ciascuno di noi di destino che ancora ci attendono.
Ha descritto la cerimonia di inaugurazione come un’occasione per rinnovare la missione IULM. Qual’è la sua missione principale per questo mandato?
Io resto una professoressa di teatro, ho studiato e insegnato teatro per tutta la mia vita. Il teatro per chi è stato mio studente lo sa, parte dal rito, il teatro è un rito collettivo. Allora sono partita da questo, l’inaugurazione è un rito che ha bisogno di rinnovare delle promesse. Tutti gli anni noi dobbiamo prometterci e promettervi che faremo qualcosa, che saremo con voi al vostro fianco e a fianco delle istituzioni per rinnovare il nostro compito e i nostri impegni nei confronti non solo dei giovani, ma anche della società.
Nel suo discorso ha citato l’importanza dell’errore. C’è un errore che l’ha portata in realtà sulla strada giusta?
Di errori ce ne sono stati tantissimi. Se non ci fossero errori… C’è un racconto bellissimo di un libro su un albero chiuso sotto una campana di vetro che poco per volta si ritorce su se stesso. Questa metafora dell’albero che ha bisogno del vento per restare dritto e per restare forte, è qualcosa che mi viene da collegare al tema delle erranze e dell’errore che mi è molto caro. Io sono una grande appassionata di errori, perché sono gli errori che ti fanno crescere, gli errori che ti fanno capire che devi orientare la rotta in un modo diverso. Mi è piaciuto tantissimo declinare l’errore in errare e poi sbagliare. Errare è anche camminare e attraverso l’errore, nell’errare trovi la destinazione giusta. E quindi viva gli errori che ci aiutano a crescere, a migliorare e, soprattutto, a orientarci.
Infatti mi domando e lo dico sempre anche ai miei figli, come abbiamo fatto e come facciamo a crescere delle persone che temono così tanto gli errori. Come se non dovessero entrare a far parte della nostra vita. Ma come si può pensare di preoccuparsi dell’errore? Noi ci dobbiamo preoccupare di camminare, di errare, di erranza. E poi questo camminare si orienta grazie a errori che non sono, come ho detto l’altro ieri, necessariamente fallimenti.
Ha parlato anche dell’importanza della passione. La passione quanto ha influito nei suoi successi personali?
La passione è l’anima di quello che facciamo, soprattutto noi docenti. Cerco sempre di metterla al centro di qualsiasi cosa. La passione è come la speranza, è un impulso che dona significato all’agire.
Il suo augurio per questo anno nuovo?
L’augurio è quello che ho detto il 10 indirizzato veramente tanto a voi. Sono appassionata dei miei studenti e la cosa più bella è stata vedere il 10 dicembre nell’auditorium IULM tantissimi studenti che non solo erano della IULM, ma anche miei ex studenti della Statale e di tante scuole dove ho insegnato. Io non lo sapevo che sarebbero stati tra il pubblico. Mi ha commosso la presenza di questi, ormai non più giovani, che danno senso a quella speranza, perché senza speranza non può nascere nessuna forma di intelligenza. Quindi è la speranza l’incoraggiamento che voglio fare a voi studenti, a noi docenti, a noi adulti e a noi mondo soprattutto a 10 giorni quasi da Natale.
Infatti, deve essere stato emozionante perché la presenza di ex alunni significa che anche lei ha contribuito in una maniera importante nel loro percorso.
In qualche modo noi siamo acceleratori di destino. Perché quando ti dicono che da un incontro, da una parola, da una lezione è venuta un’idea che poi si è trasformata in qualcosa, questa responsabilità di destino te la senti tanto e diventa bello, una felicità.
Immagine in evidenza: milanorepubblica.it