Tra il 2 e il 6 dicembre in IULM si sono svolte le proiezioni dei sei film finalisti del Premio Caligari , parte del Noir in Festival, per decretare il miglior film noir italiano. I registi sono stati presenti durante un incontro speciale per parlare del genere e delle sue diverse sfumature.
Noir in Festival e Premio Caligari
Il Noir in Festival, tenutosi dal 2 al 7 dicembre a Milano, ha offerto una serie di incontri, anteprime e premiazioni in ambito cinematografico, letterario ma anche di fumetti e podcast. Ad accomunare questi eventi è la parola noir, termine francese che ritrae quel cinema hollywoodiano anni Quaranta in cui era rappresentato un disagio sociale con personaggi coinvolti oltre i confini della legge. La definizione si è allargata e il noir è diventato un “super genere” che rispecchia il lato oscuro, nero appunto, della società e delle condizioni umane.
Parte di questo festival è il Premio Caligari che decreta il miglior film italiano di genere noir uscito nell’ultimo anno. I sei film finalisti sono stati proiettati in IULM durante questa settimana. A decretare il vincitore il 7 dicembre è stata una giuria di 70 studenti e appassionati guidati da professionisti del settore. Vediamo qui sotto i sei film e alla fine l’incontro svoltosi con i registi.
Mimì – Il principe delle tenebre (il vincitore)
Questa storia di vampiri gotico-romantica nonché debutto alla regia per Brando De Sica è stata la vincitrice del Premio Caligari. Il protagonista Mimì (Domenico Cuomo) è un ragazzo di Napoli disturbato e con una malformazione che lo porta a essere denigrato dai coetanei. Vedrà la sua vita prendere una nuova direzione dopo l’incontro con Carmilla (Sara Ciocca), una ragazza scappata di casa che lo introdurrà al mondo dei vampiri. Il film è un chiaro omaggio a Dracula e alle origini classiche del noir, ma anche alle fiabe e ai racconti tradizionali.
The well
Diretto da Federico Zampaglione, “The Well” racconta la storia della restauratrice d’arte americana Lisa Gray. La giovane donna si dirige in un castello di un piccolo paesino italiano per eseguire un lavoro di restauro su un antico dipinto del Medioevo. Tuttavia, il luogo nasconde segreti, demoni e mostri. E’ un film horror splatter che richiama indubbiamente “Il ritratto di Dorian Gray”. Qui il trailer.
Adagio
“Adagio” è l’ultimo film della “trilogia della Roma criminale” di Stefano Sollima a cui erano preceduti “ACAB” (2012) e “Suburra” (2015). Manuel, un giovane ragazzo della capitale, si prende cura del padre anziano (Toni Servillo) e intanto assapora la vita. Vittima di un ricatto, viene incaricato di scattare delle fotografie ad un uomo misterioso durante una festa, ma sentendosi raggirato decide di scappare. I ricattatori che lo inseguono si riveleranno essere estremamente pericolosi e determinati ad eliminarlo in quanto testimone. Qui il trailer.
Non riattaccare
Manfredi Lucibello dirige un film in cui il tempo della fabula e dell’intreccio concidono per quasi due ore di alta tensione. Siamo nel 2020 durante il primo lockdown, Irene (Barbara Ronchi) riceve nel bel mezzo della notte una chiamata allarmante dal suo ex fidanzato Pietro (Claudio Santamaria). Capisce che l’uomo è sul punto di compiere il suicidio e comincia così una corsa contro il tempo per raggiungerlo senza mai riattaccare la chiamata. Qui il trailer.
Iddu – L’ultimo padrino
Questo film diretto dal duo Fabio Grassadonia e Antonio Piazza si ispira liberamente a un fatto accaduto durante la latitanza di Matteo Messina Denaro. Ambientato nella Sicilia dei primi anni 2000, segue la storia del politico Catello (Toni Servillo), condannato per associazione alla Mafia. In cambio della libertà, i servizi segreti gli chiedono di mettersi in contatto con il figlioccio Matteo, grande latitante mafioso. Così, inizia una corrispondenza epistolare con quest’ultimo nella speranza di indurlo a rivelare il luogo dove si nasconde.
Caracas
Ritroviamo per un’ultima volta Toni Servillo nei panni di un affermato scrittore napoletano che torna nel capoluogo campano dopo anni di assenza. Qui, ispirato dalla città, spaventosa ma al contempo affascinante, inizierà a scrivere un nuovo romanzo su un vecchio amico, Caracas, che, innamoratosi di una donna musulmana decide di convertirsi all’Islam. Diretto e interpretato da Marco D’Amore, già regista de’ “L’immortale” (2019), “Caracas” è un film in cui l’elemento noir è più sfumato, più esistenziale, e che pone al centro dei personaggi che non sanno chi sono e che si perdono nel tempo. Qui il trailer.
“E’ passata una vita. Perché me ne sono andato? Lo so e non lo so. Ci sono domande che sfuggono a qualsiasi risposta.”
Giordano Fonte (Toni Servillo)
Incontro con i registi
In IULM venerdì 6 dicembre alle 15 si è svolto un incontro condotto da Giulio Sangiorgio con alcuni dei registi finalisti del Premio Caligari: Brando De Sica, Manfredi Lucibello, Antonio Piazza e Marco D’Amore. Si è parlato delle tante sfumature del genere del colore nero nelle recenti produzioni italiane.
I film presentati durante questa settimana hanno ognuno a modo loro dei richiami al genere del noir. Si tratta di riferimenti sia più espliciti come in “Mimì – Il principe delle tenebre” con la femme fatale e rimandi all’espressionismo tedesco, sia di tinte nere più sfumate che hanno a che fare con l’inconscio e il lato psicologico dello scrittore di “Caracas”. Un altro aspetto importante che accomuna questi film e che li trasporta nel genere è il rapporto con lo spazio. Gli ambienti possono essere onirici come nel film di Marco d’Amore che ritrae Napoli come una città in cui perdersi è facile. Anche in “Iddu” si ritrova questo tema nel personaggio di Matteo che, costretto alla prigionia, si perde nei ricordi. In questo caso egli è rinchiuso in spazi claustrofobici che ritroviamo anche in “Non riattaccare” che si svolge prevalentemente all’interno di una macchina, uno spazio chiuso e ristretto in cui la protagonista soffre anch’ella degli incubi del passato.
Immagine in evidenza: noirfest.com