Lo scrittore, filologo e docente universitario Salvatore Silvano Nigro, che ha scritto “Il Principe fulvo” durante il suo incarico di professore alla IULM, torna nell’ateneo a parlare del suo libro in occasione della ristampa del 2024. L’autore partecipa a un’intervista moderata dal professor Gianni Canova e da Salvatore Carruba, inserita nel programma degli eventi organizzati dalla IULM per Bookcity Milano.
Un autentico ossimoro
Spesso si dice che siamo in un mondo dove non ci sono quasi più maestri, ma Salvatore secondo me lo è.
Gianni Canova nel presentare Salvatore Silvano Nigro
Il professor Gianni Canova celebra Nigro come un autentico ossimoro: un filologo aristocratico, ma allo stesso tempo democratico nell’approccio critico. Lo scrittore sembra distinguersi per la capacità di superare lo snobismo accademico, tipico di molti suoi colleghi, a favore di una critica che diventa narrativa. Questo approccio consente di rendere opere come “Il Gattopardo” (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa comprensibili e appassionanti per un ampio pubblico, senza mai sacrificare rigore e profondità.
È proprio questo suo linguaggio unico a rendere Salvatore Silvano Nigro un caso eccezionale. Giunto all’ambiente accademico dopo una lunga esperienza nell’editoria, l’autore rivela di essersi sentito inizialmente incompreso. Per l’accademia, racconta Nigro, era inconcepibile che uno studioso potesse scrivere in un certo stile. Non è un caso, sottolinea ironicamente, che i libri accademici non vengano letti da nessuno, nemmeno dai professori che li adottano nei corsi.
L’autore si oppone con fermezza a questa tendenza accademica che separa i “libri di testo” dai “libri di lettura”. Nei paesi anglosassoni, dove ha insegnato in prestigiose università come Yale e la New York University, è perfettamente normale che un libro scientifico sia anche piacevole da leggere.
Questo approccio inclusivo, che avvicina la ricerca accademica a un pubblico più ampio senza perdere il rigore critico, rappresenta per lo scrittore un modello ideale.
Interpretare un romanzo
Nel trattare de “Il Gattopardo”, Salvatore Carruba osserva che è inevitabile interrogarsi su come un’opera di tale chiarezza e trasparenza sia stata a lungo oggetto di letture che, in parte, si sono rivelate ideologicamente orientate e accademicamente influenzate da pregiudizi.
A tale quesito risponde Nigro, evidenziando che gran parte di queste interpretazioni derivano da una comprensione errata dell’autore, il quale, al momento della pubblicazione del romanzo, veniva percepito come “provinciale”, così come del romanzo stesso, la cui versione originale conteneva errori grammaticali tali da indurre le case editrici a proporre interpretazioni della sintassi, generando numerose edizioni discordanti tra loro.
Per salvare la comprensione dell’opera, bisogna dunque partire da un lavoro sull’originale
Salvatore Silvano Nigro
La critica italiana
A contribuire a una lettura errata del romanzo partecipa anche la critica italiana, che, secondo Nigro, è rimasta focalizzata sul rifiuto di Elio Vittorini, che all’epoca ricopriva il ruolo di consulente editoriale per Mondadori e che, secondo la versione ufficiale, avrebbe respinto senza possibilità di appello la proposta di pubblicare il libro di Lampedusa.
I critici che hanno compreso “Il Gattopardo” sono quelli che non erano legati al mondo accademico e, soprattutto, non erano influenzati dalla situazione italiana
Salvatore Silvano Nigro
Lo stesso scrittore, nella stesura del suo romanzo “Il Principe fulvo”, si è ampiamente ispirato alla critica internazionale, limitandosi a fare riferimento a una sola recensione italiana.
“Il Gattopardo” di Luchino Visconti
Ad oggi coloro che leggono “Il Gattopardo” lo fanno attraverso Visconti
Salvatore Silvano Nigro
Nel 1963, Luchino Visconti realizzò la celebre trasposizione cinematografica de “Il Gattopardo”, contribuendo alla diffusione e al successo del romanzo ad un più vasto pubblico. Tuttavia, secondo Nigro, questa stessa operazione finì per condannare il romanzo ad essere perpetuamente incompreso.
Il film, infatti, divenne la chiave di lettura principale dell’opera, che, pur essendo un capolavoro visivo, si discosta in modo sostanziale dal libro, offrendo al pubblico l’interpretazione della storia fatta da Visconti piuttosto che da Lampedusa.
Ripensare “Il Gattopardo“
Nigro gioca sapientemente sul rapporto tra dimensione letteraria e filmica. Nel finale del libro, inserisce un colpo di scena che richiama l’effetto dei titoli di coda di un film, ispirandosi a un’intervista con la moglie di Lampedusa, la baronessa Alexandra Wolff Stomersee.
Quest’ultima afferma che l’ispirazione per “Il Gattopardo” non fosse Proust, come molti hanno sempre sostenuto, ma il Dickens dei “Pickwick Papers”. Affermazione questa, che oltre a rappresentare un’inattesa deviazione dalla lettura tradizionale, viene ripresa da Nigro per suggerire che Lampedusa, nel creare il suo romanzo, si fosse illuso di scrivere un’opera diversa dando vita ad una creazione involontaria, lontana dalla sua intenzione originale. Così, l’autore ci rivela, attraverso un gioco di interpretazioni, che quella che avevamo letto fino a quel momento non era altro che una finzione, una visione distorta del progetto iniziale del “Principe”.
Con questa scoperta, Nigro ci fa capire che la grande letteratura, in fondo, è sempre in grado di sorprenderci, spingendoci a guardare oltre l’apparenza.
La seconda edizione de “Il Principe fulvo” celebra la straordinaria capacità di Salvatore Silvano Nigro di superare i confini della critica accademica tradizionale, offrendo un invito a esplorare i legami sottili e inattesi che uniscono la grande letteratura. Arricchita da un nuovo capitolo, l’opera approfondisce il rapporto tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Marguerite Yourcenar e un enigmatico prete canadese, intrecciando ulteriormente la trama culturale e letteraria che anima il lavoro di Nigro.
Immagine in evidenza: BookCity Milano