Valencia, alluvione DANA: le testimonianze ai microfoni di Radio IULM

A Valencia, nella notte tra martedì 29 ottobre e mercoledì 30 ottobre si è verificata una drammatica alluvione, che sta causando gravi disagi alla popolazione locale e alle infrastrutture. Il governo spagnolo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale per onorare le vittime. Questo articolo raccoglie le testimonianze di chi è entrato in contatto con le altre vittime.

Il tragico evento

A Valencia, Spagna, nella notte tra martedì 29 ottobre e mercoledì 30 ottobre, ha avuto luogo una drammatica alluvione, causata dal fenomeno DANA (acronimo tradotto come “Depressione Isolata nei Livelli Alti”). Il terribile maltempo ha scaricato, nel corso delle due giornate, quasi 500 mm di pioggia, un quantitativo pari a quello di un intero anno. L’alluvione ha colpito le province di Valencia, Albacete e la regione dell’Andalusia. Centinaia di migliaia di case sono rimaste senza acqua e senza elettricità, e molte persone sono rimaste intrappolate nelle proprie abitazioni.

Come documentato dai media, le strade si sono trasformate in fiumi impetuosi. Fango e detriti hanno travolto automobili e camion, mentre i ponti sono stati abbattuti dalla furia delle acque. A partire dalla mattina del 30 ottobre, le precipitazioni sono diminuite e il governo spagnolo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale per onorare le vittime di questa tragica calamità.

Testimonianza di Anastasia: il soccorso alle vittime e quello che i media non raccontano

Anastasia è una donna di 30 anni, trasferitasi a Valencia da bambina. Infermiera di professione, dopo l’accaduto il suo lavoro si è intensificato. Gli ospedali hanno accolto numerosi ricoveri a causa dei danni provocati dall’alluvione, ma il numero di feriti è stato inferiore a quanto ci si aspettava, poiché molte delle persone gravemente colpite sono morte sul posto.

Anastasia ha aggiunto che in diversi ospedali sono state create delle liste nelle quali gli infermieri potevano iscriversi per recarsi nelle zone colpite e prestare aiuto. Per questo motivo, al momento, nelle strutture ospedaliere c’è carenza di personale, anche perché alcuni dipendenti stessi sono vittime del disastro.

Una condizione che accomuna la maggior parte dei pazienti è lo stato di shock in cui si trovano. Sembrano non essere ancora pienamente consapevoli di ciò che è successo. Probabilmente, hanno ancora un livello elevato di adrenalina e si trovano in uno stato confusionale, aggravato dalla devastante perdita di parenti e amici. Gli effetti collaterali di questa condizione si manifesteranno più chiaramente tra circa 15 giorni

I pazienti ricoverati sono stati portati in ospedale dopo essere stati schiacciati da detriti o annegati. A tutti verrà somministrato il vaccino contro il tetano, in quanto sono venuti a contatto con acqua contaminata.

Anastasia ha poi aggiunto che la comunità valenciana è molto arrabbiata, perché sostiene che i media non stiano riportando la verità dei fatti. Molti ritengono che si stia omettendo il numero reale delle vittime e altri dettagli, al fine di non suscitare ulteriori reazioni da parte dei cittadini, soprattutto dopo il caos verificatosi a Paiporta in seguito alla visita del re e della regina.

Secondo l’infermiera, la rabbia è alimentata dal fatto che le vittime sono state lasciate senza aiuti per troppo tempo, e che quelli ricevuti finora non sono sufficienti. I primi soccorsi da parte dei militari sono arrivati solo il 2 novembre e per quasi cinque giorni le persone hanno dovuto tenere i cadaveri in casa.

Un fatto che i media non stanno riportando riguarda la trasformazione che sta subendo la città. Valencia è sempre stata una città sicura, dove vivere senza paura. Ora, invece, c’è caos. È arrivata gente da tutta la Spagna per rubare oggetti dai cadaveri e dalle case distrutte. Per questo, molte persone, prive di elettricità, sono costrette a fare i turni di notte, appostandosi fuori dalle loro abitazioni per vigilare che nessuno entri. E tutto questo avviene nonostante esista una legge in Spagna che prevede pene più severe in caso di furto durante una catastrofe

La famiglia di Anastasia possedeva una casa a Paiporta, distrutta dall’alluvione. L’inquilina che vi abitava è stata costretta a fuggire e ha dovuto chiedere aiuto a conoscenti per trovare un tetto sotto cui rifugiarsi. Al momento, nessuno può vivere nell’abitazione, poiché bisogna verificare se sia ancora abitabile o meno.

Ci tengo a ringraziare chi si sta impegnando nel volontariato. Grazie a loro, i lavori per la sistemazione procedono più velocemente, e stanno offrendo cibo e altri beni essenziali per la vita quotidiana

Ha concluso dicendo che sabato 9 novembre, alle ore 18, si terrà una manifestazione a Valencia, in piazza del Comune, per protestare contro il Presidente della Comunità Valenciana, Carlos Mazón. Inoltre, il 15 novembre è prevista un’altra manifestazione per opporsi a Pedro Sánchez, Primo Ministro della Spagna.

Scatto di Ludovica Girelli

Testimonianza di Marialuce: il viaggio dei volontari verso le zone più colpite

Marialuce è una ragazza di 22 anni, trasferitasi a Valencia un anno fa per motivi universitari. Insieme a una compagna di corso, ha deciso di offrire il suo aiuto. Così, tramite Instagram, le due studentesse hanno trovato il gruppo “Volontario DANA Valencia”, attualmente composto da 9.800 persone, che organizza partenze in camion per recarsi nelle zone colpite. 

Il 30 ottobre hanno acquistato il materiale necessario, come stivali di gomma, giacche a vento e guanti, e sono partite. La prima tappa è stata Alfafar, dove hanno distribuito cibo e materiale. Le persone erano talmente in stato di shock che, per i volontari, quel luogo non era sicuro. Così si sono spostate a Sedavì, dove la situazione si è rivelata ancora più grave di quanto si aspettassero.

Ciò che mi ha colpito di più è stato vedere la fila di persone nei centri di raccolta che aspettavano il cibo, e osservare che non era mai sufficiente per sfamare tutti

Ha raccontato Marialuce, riflettendo sull’esperienza a Sedavì

Il gruppo di volontari è poi andato a Benetússer. Qui si sono trovati di fronte a montagne di fango fino alle ginocchia e detriti ovunque. Hanno pulito una scuola, sono entrati nelle case per riordinarle e hanno ripulito le strade. L’ultima tappa è stata Paiporta, la città più gravemente colpita. Durante il suo volontariato, Marialuce ha notato che solo i volontari stavano aiutando le abitazioni e le persone colpite.

Ho visto che i pompieri stavano pulendo e riordinando le strade per ripristinare i collegamenti. I poliziotti non stavano facendo nulla per aiutare, e quando ne ho visto uno pulire la strada, mi sono emozionata

Come ha già sottolineato Anastasia, anche Marialuce afferma che non c’è corrispondenza tra ciò che viene riportato dai media e la realtà.

Al telegiornale hanno dichiarato che nel tunnel di Alfafar non sono stati trovati cadaveri, ma conosco dei volontari che li hanno visti con i loro occhi

Marialuce ha poi spiegato che, nonostante i telegiornali affermino che la situazione stia migliorando di giorno in giorno, la realtà è ben diversa. Le persone sono ancora senza cibo, alcune famiglie dormono sulle scale e una famiglia è stata trovata vagabondare per le strade senza cibo né accesso a Internet. La maggior parte delle abitazioni non sono agibili, poiché i muri e le porte, impregnati di fango, si sgretolano e cedono.

Tuttavia, Marialuce ha voluto sottolineare la grande solidarietà e l’umanità che sta osservando in questo periodo così tragico. Ha raccontato di persone che, dopo una lunga giornata di lavoro, si recano nei luoghi colpiti per fare volontariato la sera. Un uomo, insieme ai suoi colleghi, ha sviluppato un’applicazione per mappare le poche strade ancora percorribili. Le aziende stanno donando mobili, gli hotel stanno ospitando le vittime. Ha anche visto una psicologa girare con un cartello che diceva: “Sono una psicologa, se hai bisogno, parla con me“.

Marialuce ha inoltre raccontato che ai gruppi di volontari sono state fornite delle indicazioni per ridurre al minimo il rischio di esposizione ai pericoli. Tra queste: procurarsi scarponi in gomma alti, guanti da giardinaggio, mascherine FFP2, tenere i capelli raccolti, coprire gli occhi e la pelle. Inoltre, è fondamentale lavarsi mani e piedi con acqua ossigenata, lavare accuratamente i vestiti e spazzolare gli stivali.

Collegamento da Valencia con Radio IULM

Mercoledì 6 novembre ho avuto il piacere di essere in chiamata con Radio IULM per fornire aggiornamenti in diretta sulla situazione di Valencia. All’interno della trasmissione è stata inclusa una testimonianza registrata di una negoziante spagnola, che si mostra preoccupata dello scarso intervento da parte dello Stato.

Immagine in evidenza di Ludovica Girelli

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