Documenti sonori, testimonianze dirette, film, programmi radiofonici… Tante narrazioni parallele che insieme, a gran voce, parlano di un solo avvenimento: l’alluvione che nel novembre 1966 sommerse Firenze e le zone limitrofe al capoluogo toscano. Nell’articolo esploreremo il patrimonio mediale derivato dalla tragedia e tratteremo i fatti ante litteram che hanno dato luce a una così vasta bibliografia di suoni e di immagini.
“È il cuore di Firenze invaso dall’acqua”
Nella serata di venerdì 4 novembre, in collegamento dalla sede romana di RAI Radiotelevisione Italiana, il giornalista TG Sergio Zavoli, tramite relè, passa la linea alla città di Firenze. Qui e proprio in quei giorni, i bollettini radiofonici accertavano diffusi “piovaschi”… Dall’altro capo di Roma, ricostruite dal solo audio, si sentono scorrere le acque del fiume Arno. Poi, insieme a quella del fiume, sopraggiunge anche un’altra voce. È dell’allora caporedattore della RAI fiorentina Marcello Giannini, che rivolgendosi a Zavoli e agli ascoltatori esordisce: “Firenze è una laguna”. Quello che il giornalista dirà poi, chiarirà questa prima ermetica dichiarazione. Dirà: “Posso… Se apro una finestra, tanto per dare l’impressione di quello che c’è sotto di noi, se si sente rumore, ecco… Non so se vi giunge questo rumore“. “Arriva perfettamente“, conferma Zavoli e Giannini riprende: “Ecco. Questo non è un fiume“.
Infatti, a fare da sottofondo alla radiocronaca di Marcello Giannini non è l’Arno, bensì sono le strade stesse della città. L’allora sede RAI di Firenze aveva ufficio in piazza Santa Maria Maggiore, è da lì che Giannini e colleghi avevano potuto constatare la tracimazione del fiume e vedere transitare l’acqua per le vie Panzani e de’ Cerretani, che dalla chiesa Maggiore conducono dritte a Piazza dell’Unità. “È il cuore di Firenze invaso dall’acqua“, dice Giannini, in una chiusa che resterà per sempre impressa sui nastri di allora, e che, oggi, ci viene ripresentata dalla voce del conduttore Umberto Broccoli ai microfoni di RAI Radio 1.
Il testo finora redatto è stato parzialmente riadattato a partite dalle testimonianze di Broccoli nel suo programma “Cento, un secolo di Radio“, disponibile su RaiPlay Sound.
Ci sono momenti in cui la televisione non è in condizione di raccontare e ha bisogno, ancora una volta, della radio. La televisione non riesce, ad esempio, a far vedere cosa succede a Firenze quella sera del 4 novembre 1966
Umberto Broccoli a proposito dell’alluvione di Firenze (la puntata del 3 novembre 2023 di “Cento, un secolo di Radio”, Radio 1)
Dove la vista non arriva… arriva la radio
Il 4 novembre 1966, la poco più che decenne televisione nazionale non riesce a riprendere in video Firenze, la quale sta lentamente venendo sommersa dai detriti di fiumi e affluenti, in piena a causa delle continue piogge (che pure stanno colpendo tutta Italia). Marcello Giannini e i giornalisti della RAI sono intrappolati all’interno dell’edificio che affaccia su piazza Santa Maria Maggiore. Giannini, collegato con Roma, fa calare un microfono dalla finestra della sede; sotto di esso, si sente echeggiare feroce l’Arno. Però il fiume ha cambiato letto. Ora invade le piazze, le strade, le vie di Firenze e si spinge, con la propria forza, fino alle zone limitrofe del capoluogo, sorprendendo la Toscana nel fango e nella nafta.
Dove la televisione non riuscì subito ad arrivare, la radio si sostituì a lei. Agli spettatori italiani, quella sera, prima che l'”immagine”, arrivò il “suono” di Firenze invasa. Si può anzi dire che la radio giunse prima di tutti. Lo dimostrano le comunicazioni a onde corte che con ritmo incessante, dalla patria di Dante e lungo tutto lo Stivale, avevano trasmesso l’allarme fiorentino. Esse erano le voci dei radioamatori. Questi “angeli del fango”, nascosti dietro a microfoni e apparecchiature amatoriali, improvvisarono una rete di emergenza che collegasse varie parti del Paese alla regione. La nascita fortuita di questo network viene così raccontata da Carlo Luigi Ciapetti, radioamatore (sigla dell’epoca I1CLC), che per primo si rese conto della tragica situazione in Firenze e decise di intervenire.
Avevo saputo che non c’erano più comunicazioni, perché Firenze era isolata non solo con il resto del mondo, ma anche con se stessa. (…) Mettere in piedi una rete sostitutiva di comunicazione fu spontaneo. (…) Chiamati diversi radiamatori, convocai tutti in Questura, dicendo loro di portarsi dietro apparecchi autosufficienti, con alimentatori e batterie. In questo modo si riuscì in mezza giornata a creare questa rete di emergenza. In ogni sede c’erano 2 o più radioamatori, che raccoglievano il messaggio e lo facevano pervenire a destinazione. Il lavoro durò una settimana circa.
Carlo Luigi Ciapetti, in un’intervista rilasciata a 055 Firenze
Tra radio e TV
Non furono soltanto Giannini e i radioamatori a testimoniare l’alluvione provocata dal fiume Arno, dall’Ombrone e dagli altri affluenti di quello. Difatti, bisognerebbe spezzare una lancia in favore anche della televisione, che nelle ore e nei giorni successivi alla vicenda si curò di restituirne la testimonianza visiva, malgrado il ritardo (o la negligenza) nell’apprendere della gravità della situazione.
Però, facciamo un passo indietro e torniamo per un momento alla radio. All’interno del programma “Wikiradio” in onda su RAI Radio 3, condotto dal giornalista Marco Gisotti, un’altra voce esce dal coro. È quella di Massimo Valentini, giornalista che nell’anno 1966 era radiocronista per “Tutto il calcio minuto per minuto” e anchorman della rubrica del TG1 serale, TV7. Gisotti, nella puntata in oggetto (del 4 novembre di dieci anni fa), ripropone l’ascolto di quello spezzone di collegamento che ci fu tra la sede RAI romana e quella fiorentina. Ma, in questo secondo caso, il dialogo (integrale) tra Zavoli e Giannini è arricchito da un altro intervento: proprio quello di Massimo Valentini, il quale, in una registrazione “fatta con un fonico e un magnetofono“, restituisce uno scorcio di Firenze nell’alluvione.
Sono in zona Porta Romana, a Oltrarno, alle porte della città, in sostanza. Le novità sono, direi, quasi preoccupanti. Ho voluto guardare anche dall’alto la situazione (Valentini è salito fino a Piazzale Michelangelo, che offre visuale sull’intera città, ndr) e la situazione è questa: oltre a Ponte Vecchio, tutti i lungarni sono sommersi, l’acqua scorre lungo le facciate dei palazzi, è arrivata a coprire anche i portoni.
Massimo Valentini, voce registrata e messa in onda durante il TG di Sergio Zavoli, in collegamento con Firenze
Massimo Valentini, quando la TV sa far vedere
Massimo Valentini fu la voce e il volto televisivi che portarono nelle case degli italiani alcuni dei più importanti fatti che interessarono la Penisola. Tra questi ricordiamo, ad esempio, il dramma di Vermicino, che si consumò in 18 ore di diretta nonstop per seguire in tempo reale gli aggiornamenti del salvataggio del piccolo Alfredino Ciampi. Questo si evince dal documento “Principali emergenze di protezione civile nell’Italia dal 1908 ad oggi” del CCV-MB, in un ritaglio del giornalista Aldo Grasso redatto per Il Corriere della Sera:
I collegamenti si aprono con la notizia che è già stato allertato l’ospedale San Giovanni per l’arrivo di Alfredino. Poi s’intuisce che qualcosa non va, ma ormai la macchina dei media viaggia sulla strada del non ritorno. Intanto Vermicino si trasforma in una fiera paesana, in un monumento all’improvvisazione e alla disorganizzazione. Nella notte, a condurre il Tg1 c’è Massimo Valentini: deve persino rintuzzare più volte un giovane collega che continua a dire “speologi”. Alle 7,20 del mattino, il conduttore, con la voce rotta dalla stanchezza e dallo sconforto, chiude la più lunga diretta della storia della tv italiana: “Avevamo cominciato con ben altra speranza e mai credevamo di dover concludere così”. Fine.
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso, contenuto nel documento del Comitato di Coordinamento del Volontariato
Il rumore delle immagini: cosa diceva (e dice) la televisione?
Insieme a Sergio Zavoli, Valentini portò all’attenzione la difficile vicenda che stava interessando Firenze. In verità, buona parte della Toscana stava risentendo dell’alluvione, che bussò persino alle porte di Empoli. E in tutta Italia si avvertiva la gravosa e incessante presenza di piogge e temporali. Gemellata a Firenze per patrimonio e bellezza, Venezia era anch’essa confusa dalle acque.
Un servizio speciale del 1996 del programma RAI “Linea Verde“, poneva in luce tale comunione di destini tra le due “provincie” d’arte. A condurre la puntata era il giornalista Sandro Vannucci, che offrì una panoramica dell’ieri e dell’oggi di Firenze e delle altre regioni colpite dalle alluvioni. Tra queste spiccava, appunto, Venezia, la “Serenissima” capitale di eredità artistiche nostrane e, ahinoi, anche laguna. Con i temporali del novembre 1966, infatti, Venezia venne sommersa dall'”acqua alta”, tipica in quella stagione. E a subirne le peggiori conseguenze fu parte del “tessuto della città storica” (come lo definisce in collegamento l’allora Sindaco del comune veneto, Massimo Cacciari, a “Linea Verde“).
Per non limitarci a parlare (solo) della “vecchia” televisione, questa mattina sul canale satellitare RAI Storia è andato in onda il servizio de “Il giorno e la storia” di Giovanni Paolo Fontana. In questo episodio è stata proposta una rassegna degli avvenimenti più significativi datati al 4 novembre: 1942, la fine della seconda battaglia di Al Alamein, con il ritiro delle truppe italo-tedesche; 1921, la tumulazione del “Milite Ignoto” in Roma; 1980, l’elezione di Ronald Reagan a 40° Presidente degli Stati Uniti; 1961, l’inaugurazione delle trasmissioni del “Secondo Programma” RAI…
L’alluvione e lo zibaldone cinematografico
Sono tanti i fatti che accaddero nello stesso giorno del 4 novembre e che dipanano un’estesa linea temporale, ma quello dell’alluvione di Firenze è senza dubbio quello che è di obbligo ricordare ancora oggi. I risvolti, tragici, che stanno interessando in queste settimane Valencia e che prima interessarono l’Emilia Romagna, il Po, e ancora Firenze nel 1544, non devono giacere dimenticati. La memoria viene sempre custodita da coloro che l’hanno vissuta, o che se la sono sentita raccontare da altri. Il ruolo dei media, oggi come allora, risiede nella capacità di racconto e di salvaguardia di queste memorie.
Oltre alla radio, alla televisione, ai reperti scritti, anche il cinema conserva frammenti di quei momenti. Si pensi al documentario di Franco Zeffirelli (“Per Firenze“, 1966) che narra gli attimi esatti dell’alluvione, del prima e del durante e del dopo. A testimoniare, c’è la voce dell’attore gallese Richard Burton, in quasi perfetta dizione italiana. Sono molti, inoltre, i documenti visivi reperibili negli archivi online di RAI Teche: la visita del Papa dopo l’alluvione, le testimonianze degli “angeli del fango”, venuti da tutti Italia, e “cocci” di video estrapolati dalle registrazioni dell’epoca.
Se parliamo di film, non si possono non menzionare quel di Mario Monicelli (“Amici miei – Atto II“, 1982) e di Marco Tullio Giordana (“La meglio gioventù“, 2003). Mentre nell’ultimo l’alluvione fa solo da cornice alla storia, nel primo è motore che mostra un lato dei fiorentini poco sconosciuto: il perenne ottimismo e la prontezza della battuta, che accompagnano i protagonisti anche nella tragedia.
L’impressione è quella di una città veramente in pericolo. Ma posso dire che è un pericolo più per paura che effettivo. (…) Sembrerà strano che io dica che non c’è dramma a Firenze, ma in realtà è così. Non c’è dramma perché la popolazione è esemplarmente calma.
Marcello Giannini dalla sede RAI di Firenze, durante il collegamento con Roma, 4 novembre 1966
Immagine in evidenza: Sky Tg24