In giornata 24 ottobre alla IULM si è tenuto “Gender Cultures“, una serie di convegni in cui si è parlato delle varie declinazioni di genere nella società, nella cultura, nei media e della loro importanza.
La giornata dedicata alle culture di genere
“Gender Cultures” tenutesi in data 24 ottobre alla IULM è cominciato con un incontro di presentazione assieme agli organizzatori dell’evento a cui sono seguiti diversi panel in parallelo e due performance teatrali. Questi incontri avevano come obiettivo di esplorare e sensibilizzare sul concetto di gender nella nostra società. L’approccio che vi si pone nei media e nella comunicazione riflette il mondo e può al contempo influenzarlo. Motivo per cui gli studi di genere sono sì una sfida, ma anche un’opportunità. Qui trovate maggiori informazioni sulla giornata.
Assieme a studiosi accademici che hanno approfondito certe tematiche e presentato le loro ricerche, si è cercato di far luce su una questione tanto complessa quanto fondamentale che è la comprensione del gender nella società contemporanea. I convegni hanno trattato del ruolo del genere nelle pubblicità, nella musica, nel cinema, nella televisione e in molte altre discipline.
Il gender nelle serie tv
Durante il convegno “La rappresentazione del gender nelle serie tv“, moderato dalla professoressa Daniela Cardini, sono intervenuti accademici presentando le loro ricerche su questo argomento. Vista la rilevanza che le serie televisive sembrano avere nella vita di oggi, le modalità con cui vengono rappresentati i generi nelle loro sfaccettature hanno un notevole impatto.
Si è parlato nello specifico delle recenti tendenze di rappresentazione dei generi nelle serie teen. Dagli anni ’90 si tende ad una narrazione meno patinata e più autentica della vita degli adolescenti che vede dei ribaltamenti degli stereotipi di genere. Si pensi alla celeberrima “Buffy l’ammazzavampiri” (1997 – 2003) la cui protagonista bionda e minuta si libera dalla sua etichetta in quanto cacciatrice di demoni.
In serie più recenti, durante quella definita come la golden age delle serie teen, vediamo la tendenza a sperimentare con il ruolo di gender. Tra gli esempi internazionali più noti si contano “Euphoria” (2019 – /) e “Sex Education” (2019 – 2023). Nonostante godano di una inclusività e diversità di personaggi con sessualità e generi lgbt+, sono state accusate rispettivamente di sessualizzare i corpi degli adolescenti e di wokeness che cerca di mettere troppo non approfondendo.
Anche per quanto riguarda l’Italia molte serie meritano una menzione. Tra queste “5 minuti prima” (2022) della RAI, un prodotto che nei temi espliciti e progressisti è molto avanti per essere del servizio pubblico. Oppure “Prisma” (2022 – 2024), prodotta da Prime Video, che esplora le convenzioni narrative e ribalta anch’essa gli stereotipi di genere con personaggi che fanno della loro diversità una forza. Quest’ultima è un caso emblematico italiano in quanto cancellata dalla piattaforma a scapito del notevole successo. A partire da questa decisione possiamo interrogarci sui limiti dell’approccio creativo nel nostro paese. Fino a che punto l’esplorazione del genere, dei ruoli e della liberazione dalle convenzioni è accettato?
Al suo posto
A chiudere la giornata è toccato allo spettacolo teatrale “Al suo posto“, opera vincitrice del bando “6controlaviolenza” del Comune di Milano. Scritta e diretta da Marianna Esposito, è basata su un concetto, una scenografia e dei personaggi molto semplici: quattro amici uomini si ritrovano a prendere un tè e cercano di organizzare una giornata alle terme. Ma il loro è un mondo al contrario.
Sentiamo una voce fuori scena, una cronaca del giornale che parla degli ultimi casi di violenza contro gli uomini. “Al suo posto” si svolge in una realtà matriarcale, in cui sono le donne ad avere il potere. I ruoli di genere sono ribaltati. I protagonisti scambiano qualche chiacchiera sulla loro vita da cui traspare la loro inferiorità rispetto alle donne e mogli. Anche il linguaggio stravolge terminologie di tutti i giorni. Le cariche professionali sono tutte al femminile: architetta, sindaca, avvocata; le quote sono azzurre e non rosa; hanno Burger Queen e Mastra Linda; e anziché esclamare “oddio” dicono “oddea”.
Ma al di fuori di questo lato comico vengono fuori temi seri. Durante queste loro conversazioni rivelano aspetti della loro vita e del loro passato preoccupanti. Condividono storie su abusi psicologici, fisici e sessuali che hanno subito negli anni, si lamentano del disagio che la loro “capa” gli provoca a lavoro e delle innumerevoli discriminazioni da loro subite in quanto uomini che altro non sono che donne.
Questo capovolgimento del gender è un modo per mettere in luce la società odierna. Ribaltando i ruoli e mettendo gli uomini nei panni delle donne diventa chiaro come certi comportamenti che diamo per scontato sono frutto di un immenso divario sociale e culturale tra uomini e donne. Perché oggi le disparità di genere esistono eccome e si vedono anche nei più piccoli gesti e abitudini.
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