Siran Riak: “Tutti vogliono essere leader di altri”-intervista a Radio IULM

Primo film sudanese presentato al Festival di Cannes, “Goodbye Julia”(2023) fa ingresso nelle sale italiane proprio oggi, 24 ottobre 2024. L’opera del regista Mohamed Kordofani punta i riflettori sulla spaccatura che portò il Sudan del Sud all’indipendenza dal nord nel 2011, ma lo fa inquadrando due donne che hanno un debito l’una con l’altra, un patto silenzioso teso sulla corda del razzismo interno e di sospetti reciproci. Radio IULM era presente alla tappa milanese del tour di presentazione del film al cinema Anteo e ha avuto il privilegio di intervistare Siran Riak, attrice protagonista insieme a Eiman Yousif.

Cinema è Politica

La pellicola, fregiata del Premio della Libertà a Cannes 2023, ha ricevuto il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International con le seguenti motivazioni:

Dovrebbe essere la politica a interessarsi di ciò che accade nel cuore dell’Africa e invece è, meritoriamente, il cinema a raccontarci un periodo cruciale della storia del Sudan e del Sud Sudan di questo inizio di secolo: quello dell’indipendenza del secondo dal primo stato. Lo fa con un’opera che tiene il conflitto sullo sfondo per lasciare lo spazio alle due protagoniste, alla riconciliazione tra le loro differenze etniche, religiose e di status economico, alla comune opposizione alla discriminazione e al patriarcato. Ecco perché Amnesty International Italia ha deciso di patrocinare ‘Goodbye Julia’.

Comunicato di Amnesty International

Siran Riak, quante volte hai visto il film?

Ho visto la proiezione completa solo tre volte, e sono già esausta. (sorride)

E cosa hai pensato la prima volta che l’hai visto?

Non ho mai visto veramente il film come le altre persone, perché c’era già la guerra in Sudan quando lo presentammo a Cannes.

(Si riferisce all’ultimo tentativo di Golpe, quello di Mohammed Dagalo nel 2023, che ha causato circa 300 vittime civili in uno scontro di eserciti).

Durante la visione pensavo ai momenti passati insieme durante le riprese, a quelli che non si vedono ma sono vivi dietro le quinte.

Quali sono state le reazioni al film nel tuo Paese e fra le persone a te più vicine, prima e dopo la lavorazione?

In realtà non molta gente sapeva che stavo girando il film, almeno finché non fece il boom a Cannes. Loro erano contenti di ciò. Sentivano che c’era giustizia che veniva a loro restituita. Sono stati soddisfatti del film… e ne sono così felici!

La cornice del film inquadra gli anni della scissione fra Nord e Sud, intorno al 2011. Tu eri molto più piccola. Cosa ricordi?

Nel 2005 ero molto giovane..non mi ricordo, sono davvero pessima in matematica (ride). Però ricordo bene l’incidente della morte di John Garang e la rivolta che c’è stata.

(John Garang è stato il vicepresidente del Sudan da gennaio a luglio del 2005. Capo del Movimento di Liberazione del Popolo del Sudan, morì in un incidente in elicottero).

Ricordo come mio padre venne a prenderci a scuola e tutto il resto… quindi fu orribile. Non ho veramente capito che cosa stava succedendo fino a quando non siamo arrivati a casa e ci hanno detto che c’erano rivolte a causa della morte di John Garang.

La seconda volta, nel 2010, quando avvenne la separazione, ero cresciuta. Stavo iniziando le scuole superiori. E fu molto emozionante perché noi eravamo stati buttati fuori dal Sudan. Anche nelle strade ci davano molto fastidio. Come dire, “hai detto che te ne vuoi andare, allora vattene in un altro paese, che ci fai ancora qui?”. Era un misto di emozioni, e anche questo mi ha aiutato a mettere emozioni reali nel film.

Il film racconta una tragedia. Ma al tempo stesso è visivamente molto raffinato. Penso a uno stacco di montaggio bellissimo fra te e il personaggio di Yousif: siete nella stessa posizione ma in luoghi diversi. Mentre stavi girando sentivi di essere un pezzo di una tragedia o di partecipare a un’opera d’arte e di bellezza?

Entrambi! (preceduto da un sorriso luminoso)

È stato stimolante dal punto di vista creativo ed estremamente profondo dal punto di vista emotivo.

La scena più difficile da gestire emotivamente?

Ah… così tante! Quella in cui Julia (il suo personaggio) cerca il corpo del marito avanti alla chiesa e poi scoppia a piangere, la scena che piace a te, che è stata molto difficile da girare.

Oggi si parla molto di leader nel mondo e della mancanza di buoni leader. In Italia sta per uscire un film su Berlinguer, grande leader politico del passato. Credi che i problemi del Sudan siano legati alla leadership o ad altro?

(Un filo di imbarazzo le attraversa il volto)

Wow, non mi piace parlare di politica… ma credo che alla fine il problema sia la leadership. Il nostro focus è sulla poltrona, direi. Ognuno vuole essere leader di qualcun altro, ma nessuno vuole far crescere le persone e la loro condizione. Una cosa sulla leadership che pensiamo è che “Tu guidi il popolo e il popolo ti segue”. Ma non puoi distruggere un popolo. Questo è tutto quello che posso commentare.

Cosa ti aspetta in futuro?

Molte cose, molte cose stanno arrivando!

E noi ti seguiremo. Grazie Siran!

Grazie a voi.

Siran Riak con i ragazzi di Radio IULM al cinema Anteo, Milano

A Milano, le sale che ospiteranno “Goodbye Julia” sono Cinema Centrale e Cinema Palestrina.

Immagine in evidenza: Youtube

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