Perché hai un genere musicale diverso dal mio?

Vi è mai capitato di far ascoltare quel pezzo pop con cui eravate ossessionati a vostro padre, figlio del rock puro anni ’60 e di vedere a fine canzone la sua reazione, della serie: “Che robaccia che ascolti”? Se è successo anche a voi, vi siete mai chiesti perché? Perché a ognuno di noi piace un genere musicale? Quali sono i motivi?

Classico, pop, rap, metal, indie, fusion sono tutti generi musicali e quindi sono tutti musica, eppure capita, ad esempio tra amici, di non mettersi d’accordo su quale canzone ascoltare in macchina. Si tratta solo di motivi generazionali, ritmi più incalzanti o c’è altro sotto? Non è solo una questione d’orecchio, come si potrebbe banalmente pensare, bensì è il cervello a lavorare ed affinare il nostro “gusto” musicale attraverso fattori psicologici e caratteriali.

La risposta degli studiosi: questione di stimoli

La musica è un linguaggio a tutti gli effetti: riflette i nostri stati d’animo più intimi, come la felicità o l’angoscia e comunica per noi ciò che a volte è difficile esprime a parole; alla stesso tempo può trasmettere un messaggio diverso da persona a persona, suscitando svariati effetti nella psiche.

Vari studiosi si sono posti domande sull’argomento, comprendendo che il nostro sistema nervoso, stimolato dai suoni, rilascia dopamina, un neurotrasmettitore. Questa viene prodotta dall’ipotalamo e le sue funzioni principali sono il controllo del movimento, della capacità mnemonica, dell’umore e del piacere. Infatti, il neurotrasmettitore comunica con i neuroni, attivando sensazioni di piacere o di repulsione, nel nostro caso ascoltando una sinfonia, una canzone o una traccia musicale.

Capiamo, quindi, che il cervello reagisce a specifici impulsi nei modi più disparati. Ecco spiegato perché vostro padre rocker non apprezza la vostra musica pop: è tutta una questione di stimoli.

La musica come specchio della personalità

Le nostre canzoni preferite spesso sono legate al carattere, alla personalità, a come vogliamo apparire agli altri (le cosiddette vibes che infondiamo, sono il nostro biglietto da visita).

Ognuno di noi ha una personalità incline a gradire un certo tipo di musica piuttosto che un altro: pertanto, non esistono generi musicali migliori o peggiori in assoluto, esistono semplicemente tante identità con le proprie preferenze, indirizzate alla ricerca di un certo tipo di musica e di emozioni.

Infatti, mentre ascoltiamo una canzone, essa non attira solo l’attenzione dei neuroni recettori, ma entra in gioco anche la nostra identità personale (la personalità): un’enorme cassaforte che ci portiamo dentro, che custodisce la nostra storia, il contesto sociale in cui viviamo, le esperienze fatte da bambini e tutto ciò che ha costruito la persona che siamo e che ci spinge a prendere determinate scelte su tutti i piani, anche quello musicale.

Ci bastano pochi secondi, di solito, per capire se una canzone vale la pena di essere messa in playlist o no ed è una scelta tutta incentrata sull’istinto: il cervello, recuperate le informazioni dalla cassaforte personale, elabora gli stimoli che riceve in quei secondi iniziali e valuta la canzone con un mi piace o non mi piace.

Gli studi di Cambridge: i tipi psicologici

Nell’ultimo decennio, musicologia, neuroscienze e psicologia si sono sempre di più interessate ai meccanismi che coinvolgono lo sviluppo delle preferenze musicali. A Cambridge, lo psicologo David Greenberg e altri ricercatori dell’università hanno pubblicato nel 2015 su Plos, editoriale sul mondo della scienza, la loro ricerca sui “tipi psicologici” e i loro generi musicali preferiti. Per realizzare questo progetto si sono impiegati i big data in risposta a domande su musica, scienza e psicologia, poste a persone di tutto il mondo: in questo modo, le analisi fornivano rapporti scientifici sui tratti musicali interiori di ciascun intervistato.

Il modello MUSIC

Da quella ricerca universitaria di Greenberg nasce il modello MUSIC, che per fatalità è l’acronimo dei cinque tipi musicali selezionati, ovvero: chi è più romantico preferisce canzoni “melodiose” (mellow), pop, soul, R&B. Chi è più tranquillo e rilassato predilige uno stile “senza pretese” (unpretentious), semplice, non aggressivo, dal country al rock-n-roll. La musica “sofisticata” (sophisticated) è associata a persone dotate di apertura mentale ed elevate capacità relazionali, quindi la musica classica, sinfonica e il jazz. Rock, punk, hard rock e heavy metal, fanno parte invece della sfera “intensa” (intense), per le persone alla ricerca di emozioni forti e affette da una ostilità verso il mondo. Infine, i tipi “contemporanei” (contemporary), alla ricerca di spensieratezza e felicità, prediligono il rap e l’elettronica.

Curioso è anche scoprire come per gli estroversi, la musica faciliti compiti noiosi e ripetitivi (dallo studio alle faccende domestiche, allo sport), mentre per gli introversi, rappresenti spesso un’interferenza con altri processi cognitivi in atto.

È giusto specificare che questa non è una scienza esatta, considerando che le personalità non sono facili da incasellare sotto una specifica categoria o da stereotipare, come invece facciamo con i generi musicali. Questo è solo un interessante spunto per comprendere più a fondo le nostre scelte e passioni musicali, anche da un punto di vista psicologico.

Voi vi siete riconosciuti nel modello MUSIC?

Immagine in evidenza: Hearing Tracker

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