Il regista e sceneggiatore statunitense Todd Haynes, a due anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, Carol, torna dietro la cinepresa con un film diviso tra passato e… passato. Ne La stanza delle meraviglie la storia è incentrata sulle vicende di due bambini in due periodi storici diversi. Ben (interpretato da Oakes Fegley) nel 1977 e Rose (interpretata da Millicent Simmonds, vista nell’ultimo chiacchieratissimo horror A Quiet Place) nel 1927.
I due sono accomunati da una ricerca. Ben cerca il padre mai conosciuto e del quale la madre, interpretata da Michelle Williams (alla sua seconda collaborazione col regista dopo I’m not there), si rifiuta di parlare. Rose è invece alla continua ricerca della madre, famosa attrice che ammira nei cinema e che la porta a viaggiare da sola in una New York frenetica e pericolosa una volta scoperto che si sarebbe esibita in uno dei teatri della città.
Il regista opera una divisione cinematografica chiara nel mostrare le due epoche, partendo dal cinema a colori per il 1977 e tornando al bianco e nero, in un chiaro omaggio al cinema muto dei primi decenni del ‘900, per il 1927. Cinema muto perché, oltre ai movimenti resi con suoni extradiegetici, caratteristici dell’epoca, le scene riguardanti il 1927 sono girate dal punto di vista di Rose, sorda dalla nascita.
Nel cast, nei panni della madre di Rose, l’attrice premio Oscar Julianne Moore, scelta per interpretare nel film anche sua figlia da anziana. Il titolo originale della pellicola è Wonderstruck, ed è tratta dall’omonimo romanzo di Brian Selznick, oltre ad essere stato presentato al festival di Cannes dell’anno scorso.
Uscirà nelle nostre sale giovedì 14 giugno, ed è consigliato per chi, tra blockbuster e spinoff, voglia esplorare una parte di cinema che non si è notata spesso in quest’ultimi tempi.