Gianluca Gotto nasce a Torino, ma sa che il suo posto nel mondo è altrove. Impegnato, quindi, nella ricerca delle coordinate della sua felicità, ha vissuto dapprima in Australia e poi in Canada. Con il tempo, viaggiare diventa il suo stile di vita e la scrittura il suo lavoro a tempo pieno. Il suo posto nel mondo non è geograficamente ben definito, ma di certo è condiviso dalla compagna Claudia e dalla loro piccola Asia.
Oggi scrittore e nomade digitale, fa base in Asia, dove ha scoperto e vissuto il viaggio più importante di tutti: quello dentro se stessi. È questo che ha portato Gianluca a interessarsi di spiritualità, filosofia e crescita personale, con una particolare vicinanza alla filosofia buddhista zen.
Artefici di una società parassita della felicità
Lo stile di vita di Gianluca è molto distante da quello della maggior parte degli occidentali. Tuttavia, negli ultimi anni, sembra stia cambiando qualcosa: sono sempre di più gli individui che si approcciano al mondo orientale per cercare una soluzione alla frenesia della loro quotidianità e alla loro sofferenza. Si sta facendo strada la consapevolezza di aver creato una società parassita della nostra felicità, che ci porta a stare male sia fisicamente che mentalmente. Si tratta di un malessere che è andato incontro a un processo di normalizzazione caratterizzato da una duplice faccia: da un lato l’aspetto positivo, sdoganare il malessere umano; dall’altro l’aspetto prettamente negativo, che giustifica come normale lo stesso. Il malessere esiste, ma da dove arriva? Spesso, affonda le sue radici nella società che noi stessi abbiamo creato, strutturata per renderci insoddisfatti.
Società liquida, speranze solide
Il sociologo polacco Zygmunt Bauman definisce la società postmoderna liquida, ovvero una società in cui “l’unica sua costante sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza”. Per osmosi, possiamo definire anche le relazioni in bilico tra liquidità e precarietà.
I rapporti tendono a dissolversi molto più facilmente e il valore della costruzione di una relazione retrocede progressivamente. Sono soprattutto i giovani a essere torturati dalle relazioni che vivono, perchè investono speranze solide in rapporti liquidi . Il Buddhismo ci insegna ad applicare il non attaccamento anche nei confronti delle persone, ma questo non va frainteso con una forma di distacco. Quando una persona a noi cara si allontana dalla nostra quotidianità, per un motivo o per un altro, non vuol dire che l’abbiamo persa: chiunque arrivi nella vita di qualcuno lo fa per un motivo. Gianluca ricorda che bisogna dimostrarsi capaci di “apprezzare la compagnia di tutti, ma non dipendere da nessuno
Se la vita domani dovesse strappare dalla tua quotidianità qualcuno che ami, proverai sofferenza e dolore, è normale e inevitabile, ma andrai avanti: è così che si applica il principio di non attaccamento nelle relazioni. Godere di tutto, ma non dipendere da niente, ancora una volta un concetto estremamente lontano dalla cultura occidentale, che spinge gli individui verso la strada dell’attaccamento.
Stasi nella paura del cambiamento
Le generazioni più giovani di oggi fanno fatica a vedere un futuro, questo perchè chi è venuto prima non ha avuto il coraggio di cambiare le cose. Questa condizione di stasi si supera sperimentando il nuovo, così da poter ottenere un risultato diverso da quello avuto in passato. È un concetto molto distante dalla maggior parte degli italiani e del mondo occidentale in generale, il quale manifesta la sua paura davanti ai cambiamenti, mantenendo le cose invariate anche quando significa non avere un futuro.
Percorsi imperfetti, ma unici
Rivolgendosi ai più giovani, Gianluca riconosce la loro tremenda fragilità, figlia di un costante confronto agevolato dalla presenza dei social media, i quali hanno contribuito all’incremento delle loro insicurezze. Si è dominati da una mania del perfezionismo che non ammette il fallimento, condannandolo come un fattore estremamente negativo. Fallire è necessario e l’unico errore che si può commettere, specialmente a 20 anni, è non commettere errori:
La perfezione la raggiungi quando segui un percorso imperfetto ma unico, quando ti ritrovi a vivere la tua vita e essere veramente te stesso.
Immagine in evidenza: Il Sole 24ore