Alessandro Borghi, uno degli attori più affermati del panorama italiano, si è presentato in IULM per una masterclass sul mestiere dell’attore. L’interprete romano, accompagnato dal Rettore Gianni Canova, ha ripercorso i punti chiave della sua carriera: dal debutto al cinema con Romanzo criminale fino ai lavori più recenti come Delta (accennando anche al ruolo nei panni di Rocco Siffredi nell’attesissima serie Supersex targata Netflix).
L’attore: vocazione o colpo di fortuna? Talento o tecnica?
La storia di Alessandro Borghi ha quasi del surreale. A 18 anni, fresco di maturità, era una persona completamente diversa rispetto ad ora: aveva iniziato da poco a studiare Economia e Commercio e voleva fare il pugile professionista. Proprio dopo un allenamento viene avvicinato da un agente che gli propone un provino per la fiction Distretto di Polizia, e da lì tutto cambia. Appena si trova sul set Alessandro sente di aver trovato il suo posto e decide che quella sarà la sua strada: rinuncia agli studi, chiude nel cassetto il sogno del pugile e inizia a studiare recitazione.
Ho passato diverse fasi, alcune molto complicate, anche nello studio di me stesso. Poi la mia carriera ha raggiunto il suo momento più bello quando ho capito che dovevo semplicemente lasciarmi andare, non preoccuparmi troppo del giudizio o della performance in sé, ma semplicemente sentirmi fortunato nel poterlo fare e godermi questa giostra che è un po’ una psicoanalisi a costo zero.
Dopo i primi lavori conosce la persona che gli avrebbe cambiato la vita: Stefano Solima. Con i personaggi in Romanzo criminale prima e Suburra poi, Alessandro diventa conosciuto come uno dei talenti più promettenti. La consacrazione effettiva arriverà nel 2019, anno in cui vince il David di Donatello come miglior attore protagonista per l’interpretazione di Stefano Cucchi in Sulla mia pelle.
La grande fortuna che ho avuto è che il regista, Alessio Cremonini, era una persona intelligente, uno disposto a studiarsi 6000 pagine di verbali pur di analizzare tutte le sfumature di Stefano Cucchi. Inizialmente dissi di no al film: conoscevo ragazzi come Stefano, e quel tipo di coinvolgimento mi sembrava deleterio al racconto. Poi ho cambiato idea leggendo la sceneggiatura, rigorosa e precisa, che non voleva strizzare l’occhio al pubblico per farlo piangere o creare pena.
Nel 2019 Borghi lavora al film che è per lui il più faticoso che abbia mai fatto: Il primo re di Matteo Rovere, recitato interamente in protolatino. Un anno dopo viene scelto per una produzione internazionale nella serie tv Diavoli, dove reciterà fianco a fianco con Patrick Dempsey.
Il metodo Borghi
Borghi può essere definito un attore poliedrico, in quanto riesce a dare risalto ad ogni personaggio che incarna. Nel corso dell’incontro ha spiegato come lui non segua i metodi “canonici” per approcciarsi ai suoi ruoli, non sentendo il bisogno di studiare alla perfezione la storia e la psiche del personaggio. È proprio al momento del ciak che, calandosi nei suoi alter-ego e tirando fuori tutte le loro sfaccettature, avviene la magia.
Per spiegare questa sua relazione con la recitazione, l’attore romano ha raccontato un aneddoto avvenuto sul set di Non essere cattivo, di Claudio Caligari. Alessandro in questo film condivide il ruolo di protagonista con un suo grande amico, Luca Marinelli. Durante una scena i due personaggi, Vittorio e Cesare, dovevano picchiarsi. A tal proposito Borghi racconta:
Io e Luca non ci parlammo per tutto il giorno fino alla fine delle riprese, sapevamo che ci saremmo dovuti picchiare. Tutta quella foga messa nella scena era l’attesa di poterci riabbracciare alla fine della giornata.
I prossimi lavori
Dopo il successo di Le otto montagne a fine 2022, Alessandro Borghi sta per uscire al cinema con Delta: film ambientato sul delta del fiume Po, dove interpreta Elia. Non solo cinema, Alessandro è pronto a vestire i panni dell’attore hard italiano più famoso al mondo, Rocco Siffredi, nella serie Netflix Supersex.
Gabriele Piazzi e Aurora Turani