Un Confine, centinaia di Persone migranti e la loro sofferenza: Qui si fa l’Europa, tra Polonia, Bielorussia e altre storie.
Care Persone, mi assumo la responsabilità di raccontarvi che, mentre scrivevo le primissime righe dell’episodio zero di questa rubrica, ero contento. L’inizio, del resto, è la parte più eccitante: la prospettiva di fare qualcosa che ti piace, l’ignoto a cui sai di andare incontro e le altre cose falsamente profonde.
Non avevo considerato, però, l’inevitabile scontro con alcuni temi complessi, non solo a livello di comprensione dei fatti, ma anche a livello emotivo. A livello umano, come quello del Confine. Sapete, cari miei pochi Lettori, forse mi ero illuso di non doverne parlare, di prendere tutto come un gioco e scherzarci su. Purtroppo, o per fortuna, non è così che va la vita.
Il confine della morte
In questo primo mese di Qui si fa l’Europa, sono stato particolarmente attento alla stampa estera. Mi sono imbattuto così nel necessario reportage di Antonio Pita per El Pais, che mi ha fatto vivere la complessa vicenda del confine tra Polonia e Bielorussia. Il volto sofferente dell’umanità, così ben affrescato dal giornalista spagnolo, mi ha dato molto da pensare. Partiamo dai fatti, e andiamo verso un commento.
I fatti
Durante una calda notte dell’agosto 2020, Alexander Lukashenko annunciava anzitempo la sua vittoria all’elezioni bielorusse. A nulla sono servite le proteste (sedate nel sangue), a nulla è servita la mobilitazione di cittadine e cittadini europei, a nulla è servita l’opposizione (ostracizzata, silenziata).
Durante quest’ultimo anno, l’ultimo dittatore d’Europa ha acuito il clima repressivo, fatto di violenza e posizione filorusse. La Bielorussia ha, infatti, un rapporto molto particolare con questo paese, risultando di fatto l’ultimo baluardo putiniano nel nord-est europeo.
Come si evince dalla cartina politica qui di sopra, il paese di Lukashenko è vicino a un trio di paesi già facenti parte dell’Unione Europea: Lettonia, Lituania e Polonia. Per quanto il rapporto con l’UE di questi non sia esattamente idilliaco (soprattutto con la Polonia, paese che fu di Solidarność), vengono considerati comunque dei nemici.
È per questo che, come ammesso dal primo ed unico presidente bielorusso alla BBC, centinaia di Persone migranti sono state volutamente indirizzate verso i confini dell’Unione con il fine di mettere pressione all’Unione stessa.
Lo stallo che si è creato al Confine, infatti, ha avuto, ha e avrà notevoli risvolti sulla politica estera comunitaria: la questione del gas, i rapporti turchi, quelli russi e – ça va sans dire – l’annosa questione migratoria.
In questa situazione di guerra ibrida, come molti giornali l’hanno definita, sono implicate tantissime Persone. Donne, uomini, bambine, bambini lasciate soffrire i mesi più freddi in zone tutt’altro che clementi.
Domanda: cosa fa l’UE? Risposta: l’equilibrista. La posizione dell’oggetto di analisi di questa rubrica non è delle più semplici. Cerca, difatti, di tenere in mano sia il piatto del supporto alla Polonia, sia quello di condanna alle violenze contro le Persone migranti da parte delle forze dell’ordine polacche, sia quello della necessaria presa di posizione verso la Bielorussia. Il problema è che sono tre piatti, per due mani.
Il commento (breve, quello esteso fatevelo da Voi)
Non è facile sfuggire alla banalità. Nella vita, in generale. Quando si parla di questi temi, nello specifico.
Brunori Sas canta “parliamo sempre (…) di immigrati e clandestini, ma in un campo rifugiati, a noi, non ci hanno visto mai“, delineando una situazione in cui tutti ci siamo trovati. Cosa dire? Cosa fare? Domande fastidiose, perché costringono tutti a fare i conti con l’esistenza di altri esseri viventi meno fortunati. Fastidiose perché rivelano il vero volto delle Persone e delle istituzioni.
L’Unione Europea non può continuare a tergiversare in questo modo, se vuole adempiere davvero al suo compito. È un certificato di debolezza dell’Unione, quello a cui stiamo assistendo. Se mi permettete, l’ennesimo: siamo difronte ad un’ulteriore prova che l’UE ha la necessità di muoversi come un blocco unico, ma non gli strumenti per farlo.
Sarebbe tutto più facile, come ricorda David Carretta sul Foglio, se esistesse “una politica migratoria comune“, perché “la crisi sarebbe risolta con centri alla frontiera, il ricollocamento di richiedenti asilo in altri paesi e il rimpatrio di chi non ha diritto a restare“. Questa situazione spingerà i paesi verso questa direzione o verso il lato opposto, quello dei nazionalisti e populisti? Ah, saperlo.
Altre notizie di rilievo
Repubblica e il tradimento dell’Europa
Il 12 novembre, il quotidiano Repubblica pubblica il titolone “Migranti, il tradimento dell’Europa: sono stati redistribuiti solo 97 dei 50mila sbarcati in Italia”. Quanto c’è di vero? Non molto.
Qual è la verità? I ricollocamenti non funzionano dall’alba dei tempi. Però, il cosiddetto tradimento non viene dall’Europa. I paesi che hanno reso così gravosa la questione migratoria per l’Italia sono i paesi sovranisti, come Polonia e Ungheria, che si rifiutano di aiutare attivamente il resto dei paesi, Italia in primis. Matteo Villa (ISPI) lo spiega bene in un thread.
Sorprese bulgare
Le elezioni parlamentari bulgare sono state vinte, a sorpresa, dai centristi anticorruzione di Noi continuiamo il cambiamento, un partito fondato pochi mesi da fa da due economisti. Da segnalare anche la bassa affluenza.
Calenda aderisce a Renew Europe
Il 26 maggio 2019, Carlo Calenda è stato eletto europarlamentare tra le file della lista PD – Siamo Europei, aderente al Partito Socialista Europeo (PSE). Lo stesso giorno ha aderito, come tutti i suoi colleghi di partito, al gruppo di cui il PSE fa parte, l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D).
La sua fuoriuscita dal PD, per creare un partito liberalsocialista di nome Azione, non aveva implicato l’abbandono di S&D fino al 17 novembre 2021, quando il suo passaggio al gruppo liberale Renew Europe è stato ufficializzato. Questo cambiamento è dovuto alla convergenza con il Movimento Cinque Stelle nel gruppo S&D, annunciata dal segretario del Partito Democratico Enrico Letta.
Punto sulla pandemia
La pandemia, complici le temperature più favorevoli, si sta facendo trovare più forte di prima. I paesi europei sono, così, corsi ai ripari, limitando, in primis, i non vaccinati.