Il 17 Marzo Radio IULM ha avuto la possibilità di partecipare alla conferenza stampa del gruppo musicale vincitore della 71esima edizione del Festival di Sanremo: i Måneskin. Damiano David, Victoria De Angelis, Ethan Torchio e Thomas Raggi ci hanno parlato del loro nuovo album Teatro d’ira – Vol. I e dell’esperienza che li aspetta a Rotterdam, sul palco dell’Eurovision Song Contest.
La conferenza si è aperta con un’esibizione live dallo studio di registrazione Il Mulino (Acquapendente, Viterbo), nella quale i Måneskin hanno presentato 5 brani, editi e inediti. La session è iniziata con la canzone vincitrice del Festival, Zitti e buoni, passando all’inglese I Wanna Be Your Slave, In nome del padre, punta di diamante del loro nuovo album, Vent’anni e si è conclusa con una nota più dolce e melodrammatica, Coraline.
Il tutto è stato trasmesso dallo studio in cui il nuovo album è stato inciso, registrando ogni brano in presa diretta con strumenti analogici. L’esibizione ha trasmesso tutto l’entusiasmo dei ragazzi, ma anche la loro professionalità e ci ha regalato, dopo molto tempo, la sensazione di partecipare nuovamente ad un concerto live.
Il nuovo progetto musicale, Teatro d’ira – Vol. I
Il titolo dell’album, Teatro d’ira, è nato per creare un contrasto tra la collocazione canonica delle performance, il teatro, e il soggetto di cui i Måneskin intendono parlare, l’ira, indirizzata verso preconcetti e pregiudizi presenti in modo pervasivo nella nostra società. L’ira deve essere intesa in modo catartico, come impeto da riversare in un contesto artistico.
Abbiamo collegato il nostro impeto in un contesto positivo, la nostra ira catartica che porta a cambiare le cose.
Il nuovo album è caratterizzato da sonorità quasi contrastanti e temi di grande impatto e attualità. Tra questi, il concetto di sessualità e di come possa influire nella vita, sottolineando che non si debba scegliere di essere mai una sola cosa, ma accettare il nostro essere composti di sfaccettature. L’album è frutto di influenze diverse e della maturazione della band. I numerosi tour in Italia, ma anche all’estero, hanno portato i Måneskin ad una riscoperta del proprio sound che qui si esprime nella sua forma più naturale.
Victoria De Angelis, bassista del gruppo, ha illustrato il grande lavoro dietro Teatro d’ira. L’obiettivo prefissato era quello di realizzare dei brani dove tutti gli strumenti avessero la medesima importanza. Con il cosiddetto power trio analogico di strumenti e voce, hanno voluto porre l’attenzione su un dettaglio talvolta trascurato nella musica: riuscire a realizzare un sound il più vicino possibile al live, registrando il suono in presa diretta e mantenendone tutta la crudezza. Insomma, la volontà era anche quella di evidenziare una caratteristica loro connaturata ,che li ha sempre accompagnati nel percorso musicale, già dai tempi delle prime performance in Via del Corso a Roma.
Una tracklist dal respiro internazionale
Le otto tracce dell’album sono scritte sia in italiano che in inglese, creando una varietà che rispecchia appieno il gruppo.
In questo album abbiamo portato la nostra natura, non ci siamo imposti vincoli, scrivendo testi sia in italiano che in inglese, senza censure e limiti.
I Wanna Be Your Slave e For your love sono due brani scritti a Londra durante il tour europeo. I ragazzi spiegano infatti che, anche in questo progetto, non vogliono abbandonare il loro lato inglese, nato con il singolo Chosen.
In nome del padre è definita dai Måneskin come ‘una delle canzoni più strong e spinte’.
Damiano David, voce del gruppo, ha voluto puntualizzare la potenza del testo, affermando che il messaggio del brano non ha, e non vuole avere, nulla a che fare con la religione o la blasfemia. Infatti, è solo ed esclusivamente incentrato sulla loro passione per la musica, tale da assumere un’importanza sacrale.
Coraline ha un sound che gioca molto sulla complicità del gruppo, in un alternarsi di sonorità. Nella prima parte, la protagonista indiscussa è la chitarra di Thomas Raggi che, con un arpeggio dai toni fiabeschi, accompagna con la voce di Damiano. Lo stesso Thomas ha descritto la canzone come un film, un crescendo dall’inizio alla fine, che gioca continuamente con la strumentalità.
Coraline è una ragazza fragile e insicura, un po’ come tutti i giovani che ancora non hanno trovato la propria strada. Il brano parla della storia dell’appassimento di questo fiore stupendo, metaforizzando la vita reale. Allontanandosi da molte storie di questo genere, Coraline, però, non viene salvata dall’uomo-cavaliere, che al contrario resta inerme a guadare.
Eurovision e nuove collaborazioni
I Måneskin in questi giorni hanno subito alcune critiche per aver cambiato il testo di Zitti e buoni per l’esibizione all’Eurovision. Durante la conferenza hanno chiarito che i cambiamenti sono dovuti al regolamento del Festival stesso, che vieta l’utilizzo di parolacce. La scelta è stata dettata dal buonsenso, per evitare la squalifica:
Siamo ribelli ma non scemi; quelle parole sono parte della canzone, si, ma non il fulcro.
I Måneskin hanno inoltre ribadito più volte che a loro non piace incasellarsi in un unico genere musicale, preferiscono avere un’identità propria e definita da mostrare al mondo e alla società, d’altronde non è questo il rock?
Tra le tante notizie, il gruppo ha confermato di essere stato contattato dalla rock band britannica The Struts, per una collaborazione musicale e per il loro tour. Inoltre, hanno annunciato le nuove date nei palazzetti e i quattro sold out delle date di Milano e Roma.
Tra i tanti meriti che potrebbero essere assegnati ai vincitori di Sanremo, c’è indubbiamene il fattore rivoluzionario, anticonformista e moderno che li caratterizza. I Måneskin infatti hanno ribadito:
Sempre più ragazzi della nostra età cominciano ad essere più informati sulle sfaccettature e le minoranze presenti nella società: siamo diventati un punto di riferimento, dei ‘rappresentanti di minoranze’. Finalmente la società si sta liberando dai preconcetti.
Con la loro voglia di affermarsi e la loro musica ci stanno facendo capire che la vera rivoluzione è semplicemente essere se stessi.
Sabrina Bizzarri e Elena Sbordoni