Siamo giunti finalmente al primo appuntamento della rubrica Le Oldies della Storia.
Con la partecipazione di Luca Cerchiari e Giovanni Sibilla, professori dell’Università IULM, oggi parliamo di Bob Marley, del reggae e del suo album Legend.
Legend. l’album dei successi
Legend è un album raccolta postumo, contenente i brani famosi di Bob Marley e The Wailers, pubblicato nel 1984 a cura di Trevor Wyatt.
La RIAA ha certificato l’album come disco diamante e multiplatino, avendo ottenuto 15 dischi di platino.
Legend è il disco reggae con il maggior numero di vendite di tutti i tempi, con oltre 30 milioni di dischi distribuiti in tutto il mondo.
Posizioni da capogiro
Nel 2008 Bob Marley ottiene l’11º posto nella lista dei 100 migliori artisti secondo Rolling Stone.
Nel 2001 la Hollywood Walk of Fame inserisce Legend nel suo camminamento. Attualmente si trova al 46esimo posto nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone.
Che importanza ha avuto musicalmente nel mondo e nel paese d’interesse?
S: È uno degli album più importanti del reggae, genere che Marley non ha inventato, ma che ha reso popolare nel mondo, rendendolo più accessibile e conosciuto oltre la regione di provenienza, ma senza snaturarne il messaggio politico e religioso.
Un grande ruolo va riconosciuto alla discografia e alla visione di Chris Blackwell.
Blackwell infatti fonda nel 1959 la Island Records, etichetta per valorizzare la musica giamaicana.
La musica
C: Il reggae intreccia, musicalmente, una scansione ritmica tipicamente binaria, con una strumentazione elettrica di ascendenza rock, con chitarre elettriche, batterie e percussioni in evidenza.
Testi e messaggi dei brani di Legend
S: La cosa mi colpisce sempre di più di Marley è il linguaggio assolutamente particolare e slang; fortemente radicato nella sua terra di origine, ma che riesce ad essere universale anche attraverso parole e miti non comuni per la musica occidentale, da Babilonia, ai “Downpressor”, per citare due esempi.
Il reggae: identità di un popolo
Venne suonato per la prima volta in Giamaica; qui gli artisti trasformarono l’R&B e lo Ska americano in un genere innovativo, caratterizzato da elementi grezzi e selvaggi, sostituiti poi da ritmi rallentati, un sound più rilassato ed ipnotico.
Oggi, infatti, il reggae rimanda alle sue origini africane, con uno stile semplice, originale ed essenziale.
Dal 29 novembre 2018 entra nei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità UNESCO.
S: Il reggae è diventato uno dei generi più popolari al mondo anche grazie all’album Legend. Marley in vita ha avuto un successo limitato negli Stati Uniti, molto di più in Europa, a partire dall’Inghilterra. Qui il reggae si è espanso dalla forte comunità giamaicana al rock bianco, fino a contaminarsi con il punk, che in Inghilterra nasce e si sviluppa nello stesso periodo.
C: Il reggae appartiene all’ambito delle musiche afro-americane; sotto il profilo storico-testuale fa sovente riferimento al mito di Hailé Selassié, il Negus negesti ed imperatore d’Etiopia dal 1930 al 1936, divenuto a seguito di un viaggio in Giamaica una sorta di icona della cultura giamaicana.
Bob Marley e l’ascesa al successo
Robert Nesta Marley, conosciuto con il diminutivo di Bob Marley, è stato un cantautore, chitarrista e attivista giamaicano.
La sua formazione musicale avviene in un contesto di povertà. Basti pensare a un aneddoto simbolico: non potendo permettersi una chitarra costruisce uno strumento con una scatola di sardine vuota, un manico di bambù e dei fili elettrici.
“The Wailers”
Nel 1964 Bob Marley, Bunny Livingston, Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith fondano un gruppo ska e rocksteady chiamato The Wailing Wailers ; nel 1966 Braithwaite, Kelso e Smith lasciano la band. Da qui modifica del nome in The Wailers.
Il gruppo nel 1973 pubblica su scala mondiale il primo album Catch a Fire, riscuotendo molto successo.
Nel 1974 la band si scioglie, ma Marley continua a suonare sotto il nome di Bob Marley & the Wailers. Un anno dopo irrompe sul mercato internazionale con il suo primo storico singolo, No Woman, No Cry.
Nel 1980 il disco Uprising segna la fine della produzione di Bob Marley.
Marley: la voce delle minoranze
Bob Marley col tempo è diventato un leader politico, spirituale e religioso.
Nella sua musica troviamo temi fortemente legati al periodo storico: la lotta contro l’oppressione politica e razziale; l’invito all’unificazione dei popoli di colore come unico modo per raggiungere la libertà e l’uguaglianza.
Nel 1978 gli venne infatti conferita la Medaglia della Pace delle Nazioni Unite e un mese dopo la sua morte il prestigioso Jamaica Order of Merit.
Il 1981 è un anno importante per Marley. Al cantante viene diagnosticato un melanoma maligno che cresceva sotto l’unghia dell’alluce che a breve, progredì fino al cervello.
Poco prima di morire Bob decide di parlare con tutti i suoi tredici figli; le sue ultime parole furono rivolte al figlio Ziggy Marley: Money can’t buy life (“i soldi non possono comprare la vita”), un messaggio che il cantante ha trasmesso più volte nei suoi testi.
Durante la sua vita l’aspetto politico è stato sicuramente più importante di quello artistico. Marley ha lottato in prima linea per le minoranze e le discriminazioni razziali che si facevano sempre più potenti nel panorama mondiale.
La carriera di Bob è iniziata con una chitarra amatoriale ed è finita con l’acclamazione mondiale, dimostrando che una persona può fare la differenza.
I suoi testi hanno rappresentato le minoranze. Con la sua musica Bob ha voluto diffondere un messaggio: lottare per il nostro presente e per i nostri figli, per un futuro migliore.