In un mercoledì grigio, con vento e pioggia che si abbattono su San Siro, l’Inter pareggia contro il Bayern Monaco nei quarti di finale di ritorno di Champions League e si assicura il passaggio del turno grazie alla vittoria per 2-1 in terra tedesca all’andata. Un pareggio che vale la semifinale di Champions League per l’Inter, che prosegue così la sua corsa europea.
Una serata in vero stile Inter, con gol, ribaltamenti di fronte, sofferenza e una prestazione da squadra con la “S” maiuscola per gli uomini di Simone Inzaghi, che ancora una volta dimostrano quanto la forza del gruppo possa andare oltre le individualità.
La sofferenza come marchio di fabbrica nerazzurro
Che la partita avrebbe avuto un tono epico lo si era capito già prima del fischio d’inizio. C’era un’aria strana a San Siro: la Curva Nord in silenzio per i primi venti munti – in segno di contestazione per i costi elevati dei biglietti – e oltre quattromila tifosi bavaresi indemoniati, caldissimi nel sostenere gli uomini di mister Kompany per una rimonta in cui davvero credono molto, e lo si intuiva anche dalle dichiarazioni pre-partita.
Il primo tempo inizia con lo stesso copione della gara d’andata: palla in mano ai tedeschi e Inter che attende compatta, attenta a non lasciare spazio ai velocissimi Olise e Sanè.
La prima vera occasione del match arriva al 29′: punizione dalla trequarti per i nerazzurri, batte Dimarco, prolunga Acerbi, ma Thuram manca l’appuntamento con il pallone per questione di centimetri. A rendere il tutto ancora più epico ci pensa il vento, che trasforma palloni alti e apparentemente semplici da controllare in traiettorie indecifrabili, e questo gioca a favore dell’Inter, quasi sempre vincente nei contrasti a centrocampo, con un Mkhitaryan in condizione clamorosa – giusto ricordare, l’armeno ha 36 anni – capace di diventare il centro gravitazionale del gioco nerazzurro.
Il primo tempo vede poche altre occasioni, qualche tiro nella porta di Sommer poco pericoloso, ma nulla più e si chiude sullo 0-0, ma con la sensazione che da lì a breve potesse succedere qualcosa, qualora l’Inter non avesse provato ad alzare il baricentro di una decina di metri.
Secondo tempo o spettacolo puro?
La sensazione che se l’Inter non si fosse alzata sarebbe successo qualcosa, si è presto avverata. Al 52’, Bastoni si fa trovare fuori posizione, Dimarco scala e si ritrova uno contro uno con Harry Kane: l’inglese incrocia e la palla finisce in rete.
Bavaresi avanti 1-0 e clima quasi da girone dantesco a San Siro, dove gli unici a cantare e gioire sono i tifosi ospiti. Ma, come ben sappiamo, gli uomini di Inzaghi non si lasciano abbattere e tornano subito a prendersi il pallone.
Nel giro di cinque minuti alzano il pressing e si riaffacciano in zona offensiva. Al 58’ il solito Dimarco batte un calcio d’angolo a uscire, Lautaro ci prova di testa, Kimmich respinge, ma il “Toro” è il più rapido a reagire e insacca l’1-1.
Ventunesimo gol stagionale per il capitano nerazzurro, ottavo in questa edizione di Champions League.
Sulle ali dell’entusiasmo l’Inter continua a spingere: la palla gira veloce da lato a lato, con Lautaro che smista palloni per le corsie esterne. Stavolta è Darmian a provarci, e solo una scivolata miracolosa di Dier evita il raddoppio. Palla in corner, e questa volta è Çalhanoğlu a battere: traiettoria tesa, ad uscire, sulla quale Pavard svetta e impatta con forza. Urbig nemmeno la vede: 2-1, e San Siro esplode.
Il vantaggio però dura solo quattordici minuti: ancora su corner, Dier prova una sponda di testa, ma il vento – ancora lui – cambia la traiettoria e la palla finisce clamorosamente in rete. 2-2, e tutto di nuovo in bilico.
Gli ultimi minuti sono sofferenza pura per i 75.625 presenti allo stadio – ennesimo sold-out con incasso oltre i 10 milioni di euro – tra tifosi tedeschi che credono nel miracolo e interisti che trattengono il fiato.
Finisce 2-2: complessivo 4-3 per l’Inter, che approda così in semifinale di Champions League per la seconda volta negli ultimi tre anni, dove affronterà il temibile Barcellona di Yamal. E, inevitabilmente, tutto fa tornare alla mente quella magica semifinale del 2010.
Inter, ora viene il bello
Si chiude un’altra serata europea per l’Inter, ma non è certo il momento di adagiarsi sugli allori. Anzi, dal 20 aprile al 6 maggio i nerazzurri affronteranno sei partite in appena diciassette giorni: una ogni tre giorni, di fatto.
In ordine: Bologna, Milan, Roma, Barcellona, Verona e ancora Barcellona.
Sei gare che potrebbero dire molto – se non tutto – sul destino della stagione interista. In campionato, i tre punti di vantaggio sul Napoli non concedono distrazioni. Mercoledì, invece, c’è il ritorno della semifinale di Coppa Italia contro i cugini del Milan, in un derby che promette scintille.
Per l’Europa, bisognerà attendere il 30 aprile per il primo atto della semifinale di Champions League. Lautaro e compagni voleranno a Barcellona per sfidare i blaugrana al Montjuïc (con il Camp Nou ancora in ristrutturazione), consapevoli che lì si giocheranno una fetta importante del proprio destino europeo.
Dall’altra parte del tabellone sarà Arsenal–Paris Saint-Germain a decidere l’altra finalista. I Gunners di Arteta hanno eliminato i Blancos di Ancelotti in un doppio confronto che potrebbe aver segnato la fine del ciclo del tecnico italiano sulla panchina del Real Madrid.
L’Inter è dove voleva essere: protagonista su ogni fronte. Ora viene il difficile, ma anche il bello. Perché è in questi momenti che si scrive la storia, e i nerazzurri sembrano avere l’inchiostro giusto.
Immagine in evidenza: italpress.com
1 Commento
Marco
Scritto molto bene, FORZA INTER