Marco De Vincenzo: la moda tra Etro e Fendi in IULM 

Riconosciuto a livello internazionale come una delle voci più innovative ed entusiasmanti della moda made in Italy” così viene definito dall’Istituto Europeo di Design (IED) Marco De Vincenzo che martedì 15 aprile è stato presente presso l’Auditorium della nostra Università in occasione della Giornata del Made in Italy.  

Chi è Marco De Vincenzo? 

Nato a Messina nel 1978, Marco De Vincenzo è ormai da anni parte ufficiale del calendario delle sfilate della Fashion Week di Milano. Ha iniziato il suo percorso nel mondo della moda con studi classici, laureandosi a Roma in Fashion Design presso lo IED. Ha dichiarato di aver scelto di non andare a studiare a Milano, sebbene sia la capitale della moda in Italia, per un discorso logistico e, soprattutto personale: la capitale lo spaventava meno, era più vicina, meno diversa. 

A soli ventun’anni, De Vincenzo ha subito iniziato a lavorare per gli uffici creativi di Fendi, sino a ricoprire la posizione di Head Designer della pelletteria. 

Ha lanciato il proprio marchio eponimo di prêt-à-porter (poi diventato progetto di upcycling, attualmente in pausa) nel 2009, debuttando con la prima collezione durante la Settimana dell’Alta Moda di Parigi. Questo successo l’ha portato a vincere il concorso “Who Is On Next” bandito da Vogue Italia, di cui ha sicuramente tenuto conto la catena di beni di lusso LVMH, che nel 2014 ha firmato una partnership con lo stilista, aumentando la notorietà del suo brand anche a livello internazionale. 

Lo stilista ricopre dal 2022 anche il ruolo di direttore creativo di Etro per le linee Donna, Uomo, Home, Kids e Eyewear

Lui stesso si definisce con un termine che forse al giorno d’oggi può far paura: normale. Si tratta, a detta sua, di un peso, poiché “purtroppo” in questo mestiere serve esposizione e, ingenuamente, non aveva mai pensato che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti col palcoscenico – per il quale non si sente particolarmente portato per via della propria indole.  

Marco De Vincenzo, da Vogue Italia

Com’è nata la passione per la moda

La passione di Marco per la moda comincia sin dai banchi del liceo classico, dove passa le ore a disegnare vestiti (cosa che, lui stesso dichiara, essere la più continua che abbia mai fatto nella vita). In quel periodo sente però molto lontana la moda, anche a causa del fatto che vivere in Sicilia lo costringe a coltivare il proprio sogno con molta difficoltà. All’inizio c’è, prevalentemente, forte immaginazione e poca pratica, con una ricerca sempre attenta e curiosa per giornali e vetrine dei negozi. 

Fendi

Iniziare a lavorare per Fendi è stato per De Vincenzo un insieme di fortuna e determinazione. All’epoca, ancora sotto l’influenza dello IED, il futuro stilista si era infatti ritrovato a creare progetti per un’azienda romana di cui non rivela il nome, ma che dichiara non fosse particolarmente nelle sue corde artistiche. Un giorno, parlando con degli ex compagni di corso, scopre che il giorno successivo ci sarebbero stati dei colloqui presso Fendi, per il quale il creativo ha sempre nutrito un particolare amore. Chiedendo chiarimenti all’università, si sente rispondere di non essere stato avvisato della possibilità di parteciparvi poiché “già sistemato”.

Il giorno dopo De Vincenzo si presenta comunque al colloquio e, dopo una settimana, è già negli uffici di uno dei brand di alta moda più famosi al mondo. 

Etro

Marco De Vincenzo è il primo estraneo a disegnare per il marchio di famiglia, e non si è guadagnato questo onere e onore senza motivo. 

Dopo aver trattenuto un’amabile cena con Gerolamo Etro, tessutaio e creatore dell’omonimo brand, entrambi hanno sentito di poter essere utili l’uno all’altro e di capirsi a vicenda.

Non mi ha raccontato dei segreti, ma mi ha trasmesso la giusta energia” dice De Vincenzo, che secondo il fondatore aveva le carte in tavola per interpretare il proprio marchio. 

Nel documentario “Radical Etro”, De Vincenzo rivela di aver paura di non avere abbastanza tempo per raccontare una storia poiché la creatività ha bisogno di molta velocità e i direttori creativi vengono sostituiti molto rapidamente se non sanno adattarsi. “Il tempo della moda è una risorsa un po’ in pericolo”. Disegnare per un marchio ha difficoltà diverse, soprattutto se questo ha già un proprio heritage e in questo senso, lo stilista ammette di aver avuto bisogno di tempo – che fortunatamente gli è stato “concesso” – per potersi adattare. 

Etro primavera estate 2023, da Vogue

L’importanza di essere liberi

Non è comune vedere un solo stilista lavorare per due griffe, specialmente se entrambe sono così note. Ciò che però Marco De Vincenzo ha reso chiaro essere di fondamentale importanza per lui è da sempre stata la libertà. Libertà di esprimersi, di essere, di creare. E così, sin da subito, Fendi gli diede la libertà di fare altro se mai, l’ora Head of Design della pelletteria, ne esprimesse il bisogno. E così anche qualche anno fa, con Etro, le condizioni furono rese chiare sin dal principio. Le due case sono riuscite a trovare un accordo per condividerlo, dandogli l’ennesima dimostrazione da parte di Fendi di non volerlo perdere e, da parte di Etro, mostrando comprensione nel fatto che meno costringi le persone, più riesci a prendere da esse.

“La propria creatività è sicuramente più ampia di quello che si può esprimere per uno o due marchi” dice lo stilista, che dichiara avrebbe tempo da dedicare anche a una terza eventuale aspirazione (nonostante lo stanchi la distanza geografica dei due marchi). Al momento non ha però intenzione di scongelare il proprio progetto iniziale di upcycling.

Le storie e la moda

“Io sono nato in un’epoca in cui la comunicazione era meno frenetica di oggi”, risponde De Vincenzo quando gli viene chiesto quanto sia influente e utile la comunicazione nel mondo del fashion. Oggi esistono progetti solidissimi che puntano meno sul prodotto e più su come comunicarli, e il cambio degli ultimi quindici anni è stato proprio questo: comunicare e quindi arricchire un prodotto con parole spesso più belle del prodotto stesso. Insomma, non basta più solo il disegno, la comunicazione può fare davvero la differenza, al punto da lasciar sfuggire allo stilista un timido “ho visto dei miracoli…”

Lo sgabello della Design Week

Conscio che potesse sembrare un piano strategico di marketing studiato a tavolino, Marco De Vincenzo ci tiene a specificare che lo sgabello che è stato regalato da Etro durante la Design Week 2025, in realtà sia tutto unicamente con lo scopo di promuovere la mostra dell’azienda. Quando gli è stato chiesto di pensare a un gadget – ormai prassi durante questa settimana così importante per Milano – lui l’ha fatto pensando a qualcosa di utile che avesse a che fare con il girovagare, in modo che fosse coerente con il Fuorisalone e con il tema del viaggio della mostra. 

Il suo primo pensiero è che la mostra sia stata penalizzata da questa foga. Tuttavia è sicuro che per molte altre persone la motivazione principale al mettersi in coda per ore sia stato l’evento in sè, e non lo sgabello.

La viralità e sempre qualcosa che sfugge al controllo, quasi mai pianificabile; anche nella moda spesso si lancia un capo pensando farà scalpore e poi resta ignorato” e per questo motivo ha definito l’ormai famoso sgabello un “regalo di visibilità”

Sgabello di Etro per la Design Week, da Corriere Della Sera

Immagine in evidenza: Alessandra Franzoni

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