Sabato 12 aprile, Paolo Sorrentino è stato protagonista di Drafting Futures: Conversations about Next Perspectives, un ciclo di incontri, talk e tavole rotonde organizzato al Salone del Mobile 2025 da Annalisa Rosso, Editorial Director e Cultural Events Advisor. Il regista italiano ha dialogato con il giornalista Antonio Monda, attualmente docente al Film and Television Department della New York University.
La fortuna di una dolce attesa
Il talk, tenutosi ieri a Rho Fiera Milano, non aveva come unico obiettivo quello di raccontare il Paolo Sorrentino regista, ma anche di esplorare la genesi de La dolce attesa, un’installazione curata dallo stesso in collaborazione con gli attori del Piccolo Teatro di Milano ed esposta al Salone del Mobile. Poco dopo, alla conversazione si è unito anche Max Casacci, chitarrista e fondatore dei Subsonica, con cui è nata una collaborazione importante per la creazione della componente sonora dell’installazione.
Come spiegato dallo stesso Sorrentino, La dolce attesa è un’esperienza immersiva che cerca di restituire l’essenza del concetto di attesa non come momento di ansia e sospensione, ma come una possibilità di incuriosirsi verso l’esterno. L’obiettivo del regista era quindi quello di presentare una forma di attesa intesa come possibilità di distrarsi, fare altro, divagare, stupirsi. In questa accezione decisamente leopardiana, l’attesa si trasforma in un’occasione, una fortuna che ci permette di meravigliare di fronte a dettagli spesso trascurati. È nel contesto di questo discorso che il regista afferma: “Star fermi è la cosa migliore da fare”.

L’installazione si sviluppa attorno a uno spazio raccolto e accogliente, al centro della quale si trova un cuore dentro un caleidoscopio, cuore che si intravede attraverso un gioco di riflessi dati dal caleidoscopio. Due sedie disposte sul perimetro della stanza ruotano lentamente, permettendo di scorgere il cuore. L’idea nasce anche dal gusto registico di Sorrentino per il movimento degli oggetti, reso possibile in questo caso dal lavoro della scenografa Margherita Palli.
Un sodalizio artistico
Unitosi al talk, Max Casacci ha raccontato il lavoro musicale svolto in quello che può essere definito a tutti gli effetti un sodalizio artistico con Paolo Sorrentino, finalizzato a creare un’atmosfera sonora che si fondesse completamente con la visione del regista. I due si sono conosciuti a Torino durante le riprese de Il divo (2008), grazie alla comune amicizia con il produttore dell’epoca. Casacci ricorda di aver avuto una vera e propria epifania durante la visione di L’amico di famiglia (2006), film che lo ha fatto innamorare del cinema di Sorrentino.
In un periodo in cui Casacci era impegnato nella realizzazione di tutta una serie di album sperimentali come Urban Groovescapes (Earthphonia II), Sorrentino gli propose il progetto de La dolce attesa. Al tempo infatti, il musicista si trovava in Marocco per proseguire proprio questo tipo di ricerca acustica. È da questi stimoli, in una fase ancora embrionale dell’installazione, che è nato un lavoro di mecenatismo e di grande sintonia creativa tra i due, attraverso il quale Casacci ha cercato di interpretare e dare forma all’idea, allora solo visionaria, del regista.
Il risultato è un tessuto sonoro fatto di suoni naturali e animaleschi, tra cui le frequenze basse del canto delle balene, che conferiscono all’installazione un effetto di psicoacustica calda e avvolgente, in linea con l’ambiente fisico e concettuale dell’opera.

Un regista pop
Spostando il focus sulla figura del regista, Antonio Monda ha chiesto a Sorrentino se si considera un autore “pop”, definizione in cui il regista ha dichiarato di riconoscersi a pieno. Questa domanda anticipava un ulteriore quesito posto dal giornalista, il quale chiedeva al regista se ci fosse effettivamente un riferimento a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick nella scelta dei colori e della scenografia dell’installazione. Con sincerità, Sorrentino ha però ammesso di non aver mai visto il film, aggiungendo che la fantascienza non lo attrae: “Mi piace solo ciò che è reale” ha affermato, una caratteristica che, ha spiegato, si rispecchia anche nella volontà di girare i propri film sempre in luoghi fisici, reali, e non ricostruiti in studio.
Il talk si è avviato verso la conclusione tra le domande del pubblico e una riflessione emersa da Effetto notte di François Truffaut: “Il regista è una persona che dà risposte”. Ma, sottolinea Sorrentino, molte di queste risposte non sono facili da formulare, ed è proprio per questo che un regista deve mantenere viva la propria visione, anche a distanza di anni.
Qui l’articolo ufficiale del Salone del Mobile 2025
Immagine in evidenza: Paolo Sorrentino, Regista – Ph. Michael Avedon da Salone del Mobile