Quando si parla di eroe, di chi stiamo parlando? Nonostante occasionali reinterpretazioni, la nostra cultura ci ha sempre imposto una certa immagine dell’eroe: una persona coraggiosa, forte d’animo e con tratti che la portino a fare scelte che un soggetto normale non farebbe, molto spesso salvando la situazione. In ambito cinematografico questo stilema è stato distrutto molte volte, ma quando si parla della vita vera? Se, per una volta, l’eroe fosse l’ultimo che ci aspettiamo? Se l’eroe fosse un comunissimo piccione viaggiatore? E no, non è la trama di un film Disney Pixar, ma l’incredibile storia di Cher Ami!
Il viaggio verso casa
Prima di raccontare la storia di Cher Ami serve un po’ di contesto: cosa si intende per piccione viaggiatore? In che cosa differisce da un piccione normale? E come “funziona”?
I piccioni viaggiatori sono una varietà del piccione comune, o piccione domestico, che viene selezionata per le sue straordinarie capacità di ritrovare la strada del nido anche dopo essere stati trasportati a grandi distanze. Grazie ad un senso dell’orientamento incredibilmente evoluto, li abbiamo usati per millenni come messaggeri. Vedeteli un po’ come dei preistorici messaggi di Whatsapp.
Questi uccelli, come molti altri, sono dotati di una vista acuta e di un olfatto straordinariamente sviluppato che utilizzano per ricordarsi dei “punti di riferimento” sulla strada verso il nido. Ciò che fanno questi animali è semplicemente tornare a casa. Quindi, se il nido viene costruito in una base militare e l’animale viene portato, per esempio, in un accampamento, liberandolo sarà possibile assegnarli un messaggio che arriverà dove si trova il nido.
Ma come facciamo ad avere la certezza che l’uccello tornerà sicuramente al suo nido? E se si sbagliasse? I piccioni viaggiatori sono animali monogami, ciò significa che una volta instaurato un legame con il nido o con il partner, l’uccello rimarrà legato ad essi per sempre, indipendentemente da dove si trova; questo gli permette di tornare sempre a casa, anche quando si trova a grandi distanze.
Grazie a delle competizioni si è scoperto che, in volo, il piccione viaggiatore può raggiungere la velocità di 80km/h, con un incredibile record di 1.820 chilometri.

Cher Ami
Dal francese di “caro amico”, Cher Ami è stata una dei piccioni viaggiatori utilizzati durante la Prima Guerra Mondiale e, anche se l’animale riuscì a recapitare molti messaggi, viene ricordata per l’impresa di fondamentale importanza che portò a termine durante l’offensiva della Meuse – Argonne nell’ottobre del 1918.
E’ il 4 ottobre, il maggiore Charles White Whittlesey e i suoi oltre 500 uomini della 77a divisione della fanteria degli Stati Uniti rimangono intrappolati dietro le linee nemiche nella foresta, senza cibo, munizioni e con urgente bisogno di soccorsi. Da un lato sono attaccati dai tedeschi, mentre dall’altro sono sotto il fuoco amico degli alleati che, però, non conoscevano la loro posizione; la situazione è critica. Con l’impossibilità di resistere, Whittlesey decide di affidarsi ai piccioni viaggiatori rimasti. Il primo porta il messaggio: “Molti feriti. Non possiamo ritirarci”, ma viene subito abbattuto. È il turno del secondo piccione con il messaggio: “Gli uomini stanno soffrendo. Potete darci supporto?“, ma anche questo venne ucciso.
Così venne preso l’ultimo piccione, Cher Ami; attaccato, sulla zampa sinistra, un ultimo messaggio che recitava: “Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate 276,4. La nostra stessa artiglieria sta effettuando uno sbarramento proprio sopra di noi. Per l’amor di Dio, fermatevi”.
Appena Cher Ami spiccò il volo i tedeschi aprirono il fuoco cercando di abbatterla, ma l’uccello fu capace di evitare la maggior parte dei colpi. Venne comunque ferita, ma questo non le impedì di volare per 25 miglia in soli 65 minuti, recapitando il messaggio e salvando i sopravvissuti della 77a divisione.

Ritorno a casa
Tornata alla base, Cher Ami venne soccorsa dai medici, che riuscirono a salvarle la vita amputandole la zampa ferita. Quando tornò in forze, Cher Ami venne caricata su una nave diretta negli Stati Uniti, dove venne riconosciuta come una degli eroi della guerra. Durante la celebrazione venne premiata con le medaglie Croix de guerre e Oak Leaf Cluster in segno del suo eroismo.
Purtroppo, Cher Ami morì il 13 giugno 1919, ma il suo corpo venne imbalsamato e conservato allo Smithsonia Institution, successivamente trasferito nel National Museum of American History dov’è tenuto anche oggi.
L’incredibile storia di Cher Ami ispirò numerosi libri e documentari, diventando un simbolo di speranza e resilienza. Ancora oggi la sua storia viene occasionalmente raccontata nei musei per educare le nuove generazioni sull’importanza del coraggio e della determinazione.
La storia di Cher Ami non è solo un racconto di eroismo, ma racconta di come gli animali possano avere un impatto significativo sugli eventi umani; racconta di come il piccione viaggiatore, grazie al suo orientamento e alla sua fedeltà, sia stato un compagno fondamentale per gli umani. Ironico come un animale oggigiorno mal visto dai più sia stata la chiave per salvare la vita di un gruppo di soldati.
Forse Cher Ami incarna proprio quella figura eroica unica e diversa che hanno provato a raccontare molti film: un’eroina inaspettata, senza niente di speciale e, soprattutto, non umana.
Immagine in evidenza: World Open News