Information overload: navigare o naufragare in un mare di dati?

Ti è mai successo di aprire il telefono per controllare una sola cosa e ritrovarti a scorrere pagine su pagine per minuti, se non ore?
In un mondo digitale e iperconnesso l’overload informativo è un problema sempre più diffuso. Siamo quotidianamente immersi in un labirinto di dati, spesso non verificati e irrilevanti, una quantità di input che superano le capacità di elaborazione di ciascuno di noi. 
Premettendo che questo articolo, oltretutto, si aggiunge a quel carico di contenuti, se scapperai dalla lettura saprò che è un gesto di sopravvivenza, è la tua libertà di selezione!

Da dove nasce il termine “Information overload”?

Il concetto di Information overload è stato reso popolare dallo scrittore e futurista Alvin Toffler nel suo libro Future Shock pubblicato nel 1970, dove descriveva gli effetti negativi dell’eccesso di informazioni sulla capacità decisionale.
Tuttavia, era già stato affrontato negli anni ‘60 da studiosi come Bertram Gross, il quale evidenziava come un sovraccarico di dati potesse ridurre l’efficacia delle decisioni. Ancora prima, negli anni ‘50, lo psicologo ed economista Herbert Simon aveva sviluppato la teoria della razionalità limitata (bounded rationality), secondo cui la mente umana ha capacità finite di elaborazione, che rendono difficile gestire un flusso informativo eccessivo.

Le conseguenze del sovraccarico cognitivo sulla produttività e sulla salute

L’information overload ostacola la concentrazione generando un eccesso di stimoli, che rende più faticoso e frustrante il processo di selezione, mentre l’abbondanza di opzioni può generare ansia, spingendoci a dubitare delle nostre scelte, un fenomeno noto come Fear of Better Options.

Un’altra tra le questioni più dibattute è che gli algoritmi, selezionando contenuti affini ai nostri interessi, generano bolle informative, le cosiddette echo chambers, riducendo l’esposizione a nuove idee e punti di vista.

“Information Anxiety is produced by the ever-widening gap between what we understand and what we think we should understand. It is the black hole between data and knowledge, and what happens when information doesn’t tell us what we want or need to know.”

Richard Saul Wurman, Information Anxiety (2001)

Dunque, se l’architettura del web e l’overload informativo può determinare uno stato di paralisi d’analisi, penalizzando l’effettivo sviluppo di personalità critiche, allora siamo noi a dover ritrovare e praticare un rapporto sano con l’informazione. 

Alcune tips per una dieta contro l’infobesità

  • Chat: silenzia le conversazioni meno urgenti e attiva solo quelle essenziali. Per emergenze, avvisa chi di dovere di contattarti via chiamata o SMS. Evita di lasciare aperti WhatsApp sul computer mentre lavori o studi.
  • E-mail: stabilisci orari precisi per controllare la posta. Lo sapevi che le e-mail di spam globali generano circa 33 miliardi di kWh all’anno, producendo milioni di tonnellate di CO₂? Eliminare le e-mail inutili e disiscriversi da newsletter non lette aiuta anche a ridurre l’impatto energetico.
  • Social Media: disattiva le notifiche e smetti di seguire gli account che non ti apportano valore. Monitora il tempo di utilizzo, non scrollare i social nelle pause dallo studio o dal lavoro: la mente ha bisogno di liberarsi non di ricevere ulteriori input.
  • Notizie: usa aggregatori di notizie che riassumono gli eventi principali, varia le fonti e scegli canali autorevoli. Presta attenzione a quanto tempo dedichi a contenuti trash e gossip: con moderazione, nulla è dannoso!
  • Mindfulness: trova la tua routine mattutina: inizia la giornata con attività non digitali. Sia che si tratti di una passeggiata, di leggere un libro o di praticare yoga, dedicare le prime ore del giorno a te stesso può impostare un tono più calmo e concentrato per tutto il giorno. Fai le pause pasto senza schermi: ti permette di riconnetterti con te stesso e, se possibile, con gli altri face-to-face, rinfrescando la mente per le sfide giornaliere. Infine, un principio così semplice che spesso ignoriamo: spegnere i dispositivi almeno 30 minuti prima di dormire.

Per un futuro più consapevole e più sereno

Guardando al futuro, l’evoluzione delle tecnologie renderà ancora più necessaria l’educazione digitale, la selettività diventerà una competenza fondamentale per non rimanere intrappolati in un consumo compulsivo e dispersivo.

Gestire l’overload informativo significa, in questo senso, fare esercizio di umanità, ritrovare la libertà fuori dagli algoritmi e dalla loro presunzione di conoscere i nostri gusti, determinare le scelte che facciamo e, sopratutto, quelle che non facciamo.

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