Il 16 dicembre si è tenuta nella Sala dei 146 in IULM “Tutta un’altra musica”, una lezione-concerto di musica vocale e strumentale della tradizione araba. Un evento svoltosi proprio in occasione della Giornata Mondiale della Lingua Araba del 2024.
Una lezione-concerto
Il concerto è stato curato dalla Prof.ssa IULM di “Lingua e Letteratura Araba” Manuela Giolfo della facoltà di “Interpretariato e traduzione”. I musicisti presenti erano tre: Jamal Ouassini dal Marocco con il violino, Ghazi Markhoul dal Libano con il liuto arabo e la voce e Emanuele La Pera dall’Italia con percussioni mediorientali. Questa formazione musicale è nota come takht, un complesso tradizionale della musica tradizionale araba colta. Si sono esibiti sia in brani del repertorio arabo antico che in brani di autori moderni che mantengono viva la tradizione. Per l’appunto, tra i presenti in sala vi era chi conosceva alcuni di questi brani e si è aggregato ad alcuni dei canti.
Di solito, durante questi concerti musicali il pubblico partecipa incoraggiando i musicisti che così si ritrovano ad andare ben oltre i tempi previsti suonando per ore. Ed infatti la caratteristica principale del takht è l’improvvisazione. Per questo la scaletta nei concerti di musica tradizionale araba è fortemente dilatata o persino accorciata. Ma è una forma di improvvisazione molto complicata perché il tipo di melodia, detto maqam, è già definito ed è quindi necessario rispettare degli intervalli fissi e già stabiliti.
Tutta un’altra musica
Questo tipo di musica è ben diversa da quella a cui siamo abituati nel mondo Occidentale. Può persino sembrare stonare in certe note, ma in realtà sono solamente diverse rispetto a quelle che il nostro orecchio occidentale è solito sentire. Vi sono delle note che nonostante sembrino calanti, si trovano esattamente al loro posto. Questi toni diversi sono collegati con la nostra sensibilità in quanto ci portano a provare emozioni a loro volta differenti.
Come detto durante la presentazione della professoressa Giolfo, la musica tradizionale araba può essere messa a confronto con il jazz. Ad esibizione terminata, abbiamo parlato con uno dei musicisti, Emanuele La Pera, che ha un po’ approfondito questo paragone tra jazz e musica araba tradizionale:
Molto semplicemente, la cosa che hanno in comune è l’improvvisazione. Quindi ci sono dei brani strutturati, con i temi, le strutture. Ci sono invece altri brani dove è fondamentale l’espressione dell’improvvisazione. Entrando nello specifico, lavorando sui maqam.
Emanuele La Pera
Vi sono alcuni artisti contemporanei che hanno portato la musica tradizionale araba nel mondo occidentale puntando proprio su queste somiglianze con il jazz. Tra questi Anouar Brahem è andato oltre la tradizione creando un suo linguaggio molto jazzistico, mantenendo però le sonorità originarie. Oppure il tunisino Dahfer Youssef, un altro musicista che lavora proprio con jazzisti.
“Tutta un’altra musica” è stata un’occasione per portare nel nostro Ateneo e, più in generale, nel nostro Paese uno sprazzo di una cultura che è, sì distante dalla nostra, ma che al tempo stesso trova dei modi per entrare anche nel nostro mondo.