Talvolta penso di nutrirmi di emozioni.
Sono piena nel momento in cui provo qualcosa che sia bello o brutto, amore o dolore.
Quando sento,
quando mi sento,
non ho bisogno di altro nutrimento.
Nessuna cibaria
alletta il mio palato.
Sono naturalmente satura.
Nel momento in cui giunge l’apatia, il distacco
mi assale un’insaziabile fame.
Voracemente ingurgito
pietanze
nella speranza che si colmi
quel vuoto,
che venga scossa qualche emozione – anche solo un flebile sentimento:
profondo disgusto.
Talvolta penso
che il mio corpo sia disgiunto dalla mia anima. La materia separata dallo spirito:
uniti eppure slegati.
Vige incomunicabilità tra le due parti che porta me, la totalità, ad una perenne pienezza fisica accompagnata da una vacuità affettiva
o, al contrario,
un intenso fervore dell’animo e la più piena inappetenza.