Risale a martedì il ritrovamento in Canada del ventenne Sam Benastick, che è riuscito miracolosamente a sopravvivere per 50 giorni vagando nella rigida ed inclemente natura canadese. Era partito il 7 ottobre per un campeggio di 10 giorni, ma le cose non sono andate come si aspettava.
L’impresa
Sam Benastick è un ventenne canadese amante della natura e dell’attività outdoor che il 7 ottobre ha deciso di affrontare in solitaria un campeggio di 10 giorni con destinazione Parco provinciale Redfern – Keily. Il Redfern – Keily è un parco dall’accesso difficoltoso in quanto si trova a 80 Km dalla strada più vicina, una zona isolata che spaventa per la grave condizione climatica: lì il tempo cambia rapidamente e negli ultimi giorni le temperature erano scese fino a – 20°. L’escursionista si era preparato per affrontare 80.000 ettari con ambienti naturali molto variegati, dai boschi ai ghiacciai, nel tratto settentrionale delle Montagne Rocciose.
Il silenzio di Sam e la paura dei famigliari
Le cose però non sono andate esattamente come si aspettava: dal 17 ottobre si sono perse le sue tracce e due giorni dopo la famiglia ne ha denunciato la scomparsa dando avvio alle ricerche. “Domani è un grande giorno per la nostra famiglia – scrive la zia su Facebook il 23 ottobre – Con un equipaggio più grande riprenderemo le ricerche. Dobbiamo portare a casa Sam”. Infatti, come riportato nel suo messaggio di speranza, le ricerche ufficiali si sono concluse con una settimana in cui più di 50 persone, tra la Central Okanagan Search and Rescue ed equipaggi provenienti da altre 4 regioni, hanno perlustrato la zona ininterrottamente, senza però alcun risultato. Nonostante questo, la famiglia del ventenne si è rifiutata di demordere, tanto che hanno provato loro stessi a perlustrare la zona, di nuovo senza successo.
L'”incredibile miracolo“
La vicenda si è conclusa con un “incredibile miracolo”, come descritto dalla Central Okanagan Search and Rescue: Sam Benastick è stato ritrovato e soccorso questo martedì. A ritrovarlo sono stati due operai che si stavano dirigendo nell’entroterra per un sopralluogo di lavoro e che lo hanno visto disidratato e infreddolito proprio nelle zone in cui la ricerca era iniziata. Benastick si muoveva lentamente aiutandosi con due bastoni e per proteggere le gambe dal freddo intenso di quei giorni ci aveva avvolto intorno un sacco a pelo tagliato.
Come è riuscito a sopravvivere?
Il ragazzo lo racconta durante le prime dichiarazioni alla polizia: aveva perso il senso dell’orientamento e del tempo. Era rimasto nella sua auto per la maggior parte dei giorni per poi camminare fino ad un torrente dove si era accampato per quasi 15 giorni. Aveva poi costruito un rifugio in un letto di ruscello prosciugato, prima di ritrovare la strada ed incontrare i due lavoratori.
Ora Sam sta bene
Benastick si trova ora in cura in un ospedale nella Columbia Britannica, dopo aver sofferto di congelamento e inalazione di fumo causato dal rifugio che lui stesso aveva costruito per ripararsi e che poi ha bruciato. La madre, nel momento del ritrovamento, ha affermato che Sam è sopravvissuto perché ama la vita all’aria aperta. Ha aggiunto anche che il direttore della Central Okanagan ci ha creduto per tutto il tempo, tanto da mandarle un ritaglio di giornale del 1969 che raccontava di due sopravvissuti ad un incidente aereo nella stessa zona, che prima di essere ritrovati vivi vagarono per 49 giorni all’aria aperta, proprio come il figlio.
Immagine in evidenza: Il Post