Il copione teatrale: dall’improvvisazione alla scrittura drammaturgica

Da secoli gli attori prima di entrare in scena seguono un copione, ma non è sempre stato così, infatti le prime forme di teatro ne erano prive. La sua storia millenaria si è sviluppata parallelamente all’evoluzione del teatro, intrecciandosi con i mutamenti artistici e culturali.

Il teatro prima del copione

Le prime forme di teatro nella storia, risalenti alla tradizione greca e romana, erano caratterizzate dall’improvvisazione e dalla tradizione orale, il testo non era fisso, nonostante alcune performance si richiamassero ad alcune tecniche di memoria.

Come spiegato nel libro Storia del teatro di Mariagabriella Cambiaghi, Aurora Egidio, Isabella Innamorati, e Annamaria Sapienza, per molto tempo, gli spettatori, specialmente durante l’epoca del Romanticismo, percepivano l’improvvisazione come un qualcosa di inventato dall’attore in scena, ma realmente quell’azione di improvvisare era frutto di una solida esperienza e di una profonda cultura, derivante da anni di studio e pratica.

L’improvvisazione si fondava sui canovacci: all’interno era riassunta la trama, erano segnate le entrate e le uscite dei personaggi, ed erano indicati gli oggetti di scena. Nessun dialogo o battuta erano scritti nel canovaccio, quindi per gli attori era come una base d’appoggio all’interno della quale erano liberi di improvvisare. Inoltre gli attori erano abili nell’integrare alcune tecniche mnemoniche per intrattenere maggiormente il pubblico: ricordavano a memoria dei brevi testi e lazzi, ovvero degli interventi comici, azioni parlate o mute, quali gags o situazioni spiritose, o anche attraverso dei numeri verbali e mimici, come giochi di parole, movimenti del corpo, espressioni facciali e gesti. Ogni attore segnava queste tecniche ed espressioni nei propri libri personali, chiamati zibaldoni o generici, i quali venivano costantemente aggiornati.

Il copione prende vita con Goldoni

Gli studiosi considerano l’Iliade di Omero come il primo testo scritto destinato al teatro; essendo un poema epico si tratta di un teatro di parola, piuttosto che di una vera e propria messa in scena. Nel testo l’attore è unico, alternato da voci corali ed alcuni intermezzi musicali; il teatro nasce così come forma di monologo, dove inizialmente mancavano la scena, il dialogo, la molteplicità di attori e l’azione. Ci vorrà ancora tempo prima che il teatro raggiunga la struttura che oggi ci è familiare.

Il passaggio all’uso del copione scritto nel teatro moderno è merito di Carlo Goldoni, che tramite una riforma teatrale risalente alla metà del XVIII secolo segnò un distacco significativo dalla tradizione della Commedia dell’Arte. L’attore era tenuto a seguire fedelmente tutti i dettagli presenti nel copione, all’interno del quale il testo era ben fissato, a differenza dei canovacci. Di conseguenza dalla recitazione improvvisata si passò alla tecnica premeditata, basata sullo studio della parte; Goldoni credeva che questa modalità risaltasse al meglio il talento degli attori.

Inizialmente l’adozione del copione non entusiasmò in modo particolare gli attori, i quali erano ormai abituati ad improvvisare; Goldoni dal canto suo cercò di dimostrar loro che usufruendo di un copione era un vantaggio per i personaggi, valorizzando anche le loro abilità recitative. Neanche il pubblico apprezzò questo radicale cambiamento: gli spettatori non amavano la commedia goldoniana, perché preferivano gli intrecci curiosi che venivano fuori grazie all’improvvisazione. Man mano Goldoni, grazie ad una serie di esperimenti, riuscì a conquistare l’approvazione del pubblico e degli attori. 

Come si scrive un copione?

La scrittura di un copione parte da un’idea, la quale è centrale alla narrazione, ed è arricchita dai personaggi e dal contesto circostante. Questi elementi drammaturgici sono al servizio della storia, essi devono essere verosimili poichè legati al presupposto che il teatro non è finzione, bensì è una rappresentazione della vita. 

Nello scrivere un copione, lo scrittore deve aver bene in mente lo spettatore, è efficace cercare di prevedere le sue sensazioni ed emozioni, in modo da avere chiaro in mente ciò che si vuole raccontare. Un copione valido prende forma solo quando lo scrittore osserva attentamente la realtà e l’individualità umana. 

Dopo aver sviluppato l’idea si passa alla stesura di una scaletta abbozzata, in cui sono elencati i momenti delle varie scene. Parallelamente allo sviluppo della trama vanno ben definiti il soggetto principale e l’ambiente. Integrare un colpo di scena suscita senza dubbio agli spettatori curiosità ed interesse, inoltre da qui si può osservare come il protagonista e i personaggi secondari si comportano attorno ad esso. Una volta aver curato tutte le fasi e gli aspetti della trama è necessaria una revisione finale del lavoro. 

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