20 novembre – Giornata Mondiale della Memoria Transgender

Oggi, mercoledì 20 novembre, si celebra la giornata mondiale della memoria transgender. Di cosa si tratta? Della volontà, nata in ricordo di Rita Hester, assassinata nel 1998, di non dimenticare e di elogiare tutte le vittime di transfobia, odio e pregiudizio contro le persone transgender. Da ventisei anni a questa parte l’evento è cresciuto notevolmente, partendo da una veglia a San Francisco, fino a diffondersi poi a livello globale. 

Qual è il rapporto dell’Italia con la transfobia?

L’Italia detiene purtroppo un primato vergognoso. Il nostro Paese è al primo posto tra gli Stati europei per numero di transicidi: secondo il report annuale dell’organizzazione Transgender Europe (TGEU), dal 2008 all’anno corrente sono state 49 le persone trans uccise. A ciò si aggiunge inoltre, ovviamente, un numero di episodi transfobici – fisici, verbali o psicologici – incalcolabile, con cui la comunità LGBTQIA+ è costretta ad aver a che fare ogni giorno. 

Per nostra fortuna, il Bel Paese ha dimostrato di non essere completamente marcio, e sono state diverse le iniziative proposte negli anni passati in concomitanza di questa data così importante, toccando la penisola da Nord a Sud. Questo 16 novembre, nella città di Milano, in  Piazza Oberdan, ha avuto luogo una manifestazione per sostenere la memoria delle vittime trangender, e molte sono seguite e seguiranno oggi in altre città.

Cosa vuol dire essere transgender?

Avere un certo corpo, essere parte di un certo gruppo, essere una certa persona può essere una condanna a morte. Quando non dovresti vivere come sei, dove sei, con chi sei, allora la sopravvivenza è un’azione radicale; un rifiuto di non esistere fino alla fine; un rifiuto di non esistere finché non esisti. Dobbiamo capire come sopravvivere in un sistema che decide la vita per alcuni e richiede la morte o la rimozione di altri” scrive l’autrice femminista Sarah Ahmed

La vita di una persona trans può essere caratterizzata da sentimenti di svalutazione e un profondo vissuto di non riconoscimento per quello che sente davvero di essere, oltre che da profonde difficoltà nelle relazioni sociali e familiari. Ma anche una volta superato il primo grande scoglio – rivelare ai propri genitori, e alla propria famiglia in senso più generico, lo stato di disagio che si prova a vivere con il sesso con cui si è nati – resta comunque un altro grande passo da fare: affrontare il mondo esterno.

Alcuni (tristi) dati

Dal 2008 il numero di decessi di persone trans per cause violente nel mondo supera i cinquemila casi, la maggior parte di questi, donne. E chi è così “fortunato” da far parte della comunità e sopravvivere per raccontare la sua esperienza rivela, sempre, problemi psicologici dovuti al rifiuto sociale. Essere trans è, ancora oggi, a tutti gli effetti, un atto di coraggio, soprattutto nelle realtà più occidentalizzate come la nostra. Si tratta di un percorso lungo, non solo per gli anni che la transizione richiede, ma anche per la difficoltà di integrazione che spesso i diretti interessati riscontrano con chi non appartiene alla grande famiglia LGBTQIA+. 

Un sondaggio statunitense del National Center for Transgender Equality (NCTE) rivela un tasso di disoccupazione del 15%, con il 29% che vive in povertà.

Si tratta ancora di una minoranza sfavorita, ed è dunque chiaro, sulla base dei dati riportati e delle numerosissime fonti che si possono trovare su Internet, che la vita di una persona transgender non sia una vita facile, e che il minimo che si possa fare sia rispettarne la memoria.

Un sogno, una promessa, un dovere

L’esistenza di una persona trans non può e non deve essere una paura, un’angoscia, un’ansia di vivere, un evento fortuito; ma la norma.

Rispettare la vita in quanto tale è un privilegio che chiunque merita ed è compito di tutti averne riguardo.  

Sebbene in vigore da relativamente pochi anni, questa giornata commemorativa porta con sé un grande valore, che non coinvolge solo i diretti interessati, ma l’umanità tutta. Perché odiare chi non vuole passare una vita a odiarsi è non essere umani.

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