6 novembre 2014: data memorabile perché memorabile è il film che uscì quel giorno. A dieci anni dal suo ingresso nelle sale italiane, “Interstellar” approda nuovamente al cinema. Dall’ 11 al 13 novembre, il nono film di Christopher Nolan verrà distribuito nelle sale italiane in formato IMAX.
La trama
2067: in un futuro distopico, l’ex pilota della Nasa Joseph Cooper (Matthew McConaughey) è costretto a lasciare il suo lavoro a causa di una carestia globale: la Terra è ormai priva di risorse e percorsa dalle sempre più tremende tempeste di sabbia. Insieme a sua figlia Murph (Jessica Chastain da adulta), Joseph individua sul pavimento di casa alcune coordinate codificate in base a un sistema binario. Affidandosi a queste, i due si ritrovano in un centro segreto della Nasa. Qui, grazie agli studi di Tom (Michael Caine) e Amelia Brand (Anne Hathaway), Joseph intraprende un viaggio verso una porzione sconosciuta dell’universo nei pressi di Saturno, vicino al buco nero Gargantua. Insieme ad Amelia, Cooper dovrà tentare l’impresa per garantire un nuovo futuro al proprio pianeta.
Un viaggio, oltre che spaziale, musicale
Hans Zimmer: un nome, una garanzia, due Oscar. Il celebre compositore tedesco (naturalizzato statunitense) è classificato nel 2007 dall’illustre rivista Daily Telegraph al 72º posto nella lista dei 100 migliori geni viventi. Il sodalizio con il regista di “Interstellar” comprende le colonne sonore di celebri film, tra cui la trilogia del “Cavaliere Oscuro” (2005; 2008; 2012), “Inception” (2010) e “Dunkirk” (2017).
Le musiche di “Interstellar“ sono il fulcro attorno al quale verte il film, punto di riferimento essenziale affinché il pubblico venga immerso in un viaggio non solo spaziale, ma anche emotivo: la relazione affettiva di un padre verso la figlia che varca qualsiasi confine spazio-temporale. Senza queste composizioni il film non avrebbe garantito una tale esperienza visiva oltreché sonora. Tuttavia, il compositore rivela in un’intervista con Zane Lowe di Apple Music 1 di come non avesse chiaro il progetto del regista britannico: Nolan gli descrisse approssimativamente ciò che aveva in mente.
Ho quest’idea. Se dovessi inviarti una lettera con una storia… è di un film, ma non ti dirò di cosa parla il film, né la storia nella lettera ti dirà di cosa tratta il film… un giorno mi manderai e scriverai qualunque cosa ti venga in mente?
Hans Zimmer nell’intervista rilasciata a Zane Lowe. Fonte: Apple Music
Poco dopo, Zimmer ricevette una nota da Nolan che descrisse così:
Era molto personale e la storia stessa riguardava un padre e un figlio e la relazione, cosa significa essere un genitore. Voglio dire, c’è un confine che una volta che tuo figlio è nato non ti guardi mai con i tuoi occhi. Ti guardi sempre con gli occhi di tuo figlio.
Hans Zimmer in un’intervista riportata da Everyeye.it
Alla fine, Nolan decise di renderlo partecipe di tutta la trama, comprendente anche sentimenti universali. Di conseguenza, la musica avrebbe dovuto acquisire un tono intimo da una parte e corposo dall’altro. Lo strumento chiave è l’organo, ma non uno qualsiasi: il due volte vincitore dell’Oscar volle specificamente che l’organista Roger Sayer, direttore musicale della Temple Church di Londra, suonasse l’organo Harrison & Harrison a quattro tastiere costruito nel 1926. Questo perché il suo aspetto fisico gli ricordava i postbruciatori delle astronavi e la leggerezza del suo suono l’aria, sempre più rarefatta per gli astronauti che si inoltrano nello spazio. L’orchestra attorno all’organo è composta da trentaquattro archi, ventiquattro fiati, quattro pianoforti e un coro di sessanta voci.
L’introduzione iniziale è scandita da brani quali “Dreaming of the Crash“, “Confield Chase” e “Dust“, seguono nel mezzo “Day one” e “Stay“. Si termina con “Message from home“, “The Wormhole” e “Mountains“. Questi ultimi, distinti di ritmo, si trasformano proprio perché evolve la storia: la tensione, infatti, suggerisce il dramma del viaggio verso l’ignoto. Per capire la differenza, ecco “Confield Chase” e “Mountains“.
Un viaggio visivo: dalla fotografia agli effetti speciali
Il direttore della fotografia non fu Wally Pfister, impegnato nel film “Transcendence” (2014), bensì Hoyte van Hoytema che prese parte già a film come “Dunkirk” (2017) e “Tenet” (2020). Nolan optò per una doppia pellicola: una da 35 mm nel formato anamorfico Panavision e una IMAX da 70 mm. Inoltre, affinché si avesse una qualità visiva di grandissimo impatto, si utilizzò un numero imponente di telecamere IMAX, realizzando anche una fotocamera IMAX da tenere in mano per le riprese di scene di interni. Infatti, per ridurre l’uso di immagini generate dal computer (CGI), Nolan progettò luoghi reali.
Ebbene, “Interstellar“ si porta a casa il premio Oscar per i migliori effetti speciali. Innanzitutto, ci si concentrò prima sugli effetti in modo tale da permettere ai proiettori digitali di visualizzarli dietro gli attori. In totale, il film si compone di 850 scatti con effetti visivi caratterizzati da una risoluzione di 5600 x 4000 pixel.
Per quanto riguarda le navicelle Ranger, Endurance e Lander, Nathan Crowley, insieme alla società di effetti speciali New Deal Studios, le ricreò grazie ai modelli in miniatura . Essi vennero stampati in 3D e scolpiti a mano, guadagnandosi il soprannome di “maxatures” a causa delle immense dimensioni.
Per riprodurre il celebre campo di grano, si presero appositamente accordi con l’allevatore Rick Sears, proprietario di una vasta tenuta in Canada. Accettò di farsi costruire una lunga strada fino alla location, con una coltivazione di 500 acri di terra tutti destinati al grano.
“Interstellar”, quanto è scientificamente accurato: i pareri degli esperti
Kip Thorne, fisico teorico e premio Nobel, prese parte al progetto di Nolan, affermando di aver lavorato “sulle equazioni che consentirebbero di tracciare i raggi luminosi mentre viaggiano attraverso un wormhole o attorno a un buco nero; quindi, quello che vedete è basato sulle equazioni della relatività generale di Einstein”. Dobbiamo specificare come all’inizio del processo produttivo del film, il fisico stabilì due linee guida:
La prima, che nulla avrebbe violato le leggi fisiche stabilite. La seconda, che tutte le speculazioni selvagge sarebbero scaturite dalla scienza e non dalla mente fertile di uno sceneggiatore.
Kip Thorne in un’intervista riportata da Tom’s Hardware
Nolan accettò, consapevole che questo non avrebbe, però, ostacolato la realizzazione del film. Successivamente, a favore del cineasta si espose anche Neil deGrasse Tyson, astrofisico, che affermò come sia “teoricamente possibile interagire con il passato” e che “non sappiamo davvero cosa c’è in un buco nero; quindi, converrebbe entrarci e vedere cosa accade“. A conclusione di ciò, possiamo trovare elogi quali quelli del fisico teorico Michio Kaku, che apprezzò il film per la sua accuratezza scientifica:
Potrebbe stabilire il gold standard per i film di fantascienza per gli anni a venire.
Michio Kaku in un’intervista riportata da Tom’s Hardware
Anche Timothy Reyes, ex ingegnere del software della NASA, si espresse così:
L’uso dei buchi neri e dei wormhole da parte di Thorne e Nolan e l’uso della gravità è eccellente.
Timothy Reyes in un’intervista riportata da Tom’s Hardware
“Interstellar” non quantifica solo il tempo ma anche l’amore
Cooper capisce come ciò che lega lui e la figlia sia quantificabile attraverso l’orologio, oggetto chiave delle loro comunicazioni. Questo verrà ripreso da Murph che, osservando l’anomalo movimento delle lancette, si renderà conto essere un codice da parte del padre. Grazie a questa preziosa scoperta, Murph porta alla luce il concetto di tempo come dimensione, insieme all’amore: entrambi quantificabili e contabili. A supporto di ciò, Jessica Chastain spiega come il film celebri soprattutto i legami che ci sostengono:
Questa storia è piena di nostalgia e dolore, ma al suo interno c’è l’idea meravigliosa che, anche se l’amore è qualcosa che non si può toccare e conservare, rimane con noi malgrado le distanze del tempo e dello spazio.
Jessica Chastain, una dichiarazione riportato da Cinematographe.It
Infine, l’attore Michael Caine, già interprete in vari film di Nolan, afferma come lo spirito umano presente in “Interstellar” rispecchi quello del regista:
Nella vita privata, Chris è un padre di famiglia, e che sia impegnato in un thriller o in una grande avventura spaziale, i suoi film riflettono sempre il suo senso di umanità.
Michael Caine, in una dichiarazione riportata da Cinematographe.It
Con un guadagno complessivo di 730 883 926 di dollari, “Interstellar” è al cinema per soli tre giorni per darvi nuovamente l’opportunità di immergervi in un vero viaggio cinematografico senza confini!
Immagine in evidenza: Film ’89