Perché ho la sensazione che qualcuno mi osservi?

Immersi nel silenzio della nostra stanza, concentrati su un lavoro o sullo studio, siamo seduti diligentemente alla scrivania. All’improvviso un brivido percorre la schiena: la gelida sensazione di essere osservati da due occhi alle nostre spalle… Eppure nessuno è in casa. Ci giriamo lentamente verso la porta, da dove sembra provenire quello sguardo ignoto e poi nulla: fuori il corridoio è vuoto. Dobbiamo cominciare a credere al paranormale o esiste una spiegazione più razionale?

Immagine dal blog di Andrea Minini

Un meccanismo della mente umana

Niente di soprannaturale. Fantasmi e demoni continueranno a spaventarci solo nei film horror e le manie di persecuzione non sono la risposta a questa strana sensazione. Responsabile di tutto è la mente, che viaggia anni luce più veloce dei nostri cinque sensi. Essa, infatti, capta, per mezzo degli occhi, più informazioni di quelle che la corteccia visiva (la nostra visione cosciente, una vasta regione della parte posteriore del cervello, che analizza la forma, il colore e il collocamento degli oggetti all’interno del campo visivo, ndr) processa. Il cervello, dunque, assorbe tutte le immagini presenti nel nostro campo visivo osservato e non. Sostanzialmente noi vediamo più cose di quelle che vediamo consciamente.

Ad esempio in questo momento, mentre il vostro sguardo è concentrato sullo schermo, la mente sta studiando con la coda dell’occhio (il campo visivo per intero) la situazione circostante, oggetto per oggetto, aiutata dagli stimoli che arrivano dagli altri organi di senso (udito, olfatto,…), ma anche dall’istinto.

Come mai ci sentiamo osservati?

Mentre camminiamo per strada, siamo al ristorante, sul treno, al parco, nel momento in cui qualcuno ci guarda, si attiva l’amigdala, la zona più profonda e primitiva del cervello. Parallelamente la nostra attenzione è rivolta da tutt’altra parte e non ci rendiamo nemmeno conto di essere osservati; è il nostro cervello ad accorgersene e solo passivamente percepiamo questa sensazione.

Molto probabilmente questo “sesto senso” lo abbiamo ereditato dal mondo animale, dove il pericolo dei predatori è dietro ogni angolo e si deve avere la giusta prontezza per scappare via. Così l’uomo ha imparato a mettere a punto ogni segnale esterno per avere la situazione sotto controllo, in modo che nulla gli sfugga. Inoltre, essendo anche animale sociale, stabilire un contatto visivo è strumento fondamentale per interagire con le altre persone.

Tuttavia, esiste sempre un margine di errore: come noi non siamo perfetti, anche il nostro cervello non lo è. Infatti, può succedere che la sensazione mentale di essere osservati si attivi “per errore”. Ecco spiegato perché capita di provare un certo disagio mentre si dorme o siamo soli in casa. Il silenzio e l’assenza di movimento nell’ambiente circostante, possono creare in noi un senso di pericolo, come per gli animali la presenza di un predatore in agguato.

Essere cieco “corticale”

Nel 2017 la BBC Future pubblica un articolo su questo tema. Leggendolo è interessante scoprire le conclusioni raccolte in base agli studi sulle lesioni alla corteccia visiva.

Quando la corteccia si danneggia, la vista “cosciente” ne risente, o si perde completamente. Le vittime di queste lesioni sono chiamate dai neurologi “ciechi corticali”, perché non vi è più traccia di corteccia visiva. Tuttavia, non si tratta della perdita completa dell’uso della vista, dato che le aree visive “non coscienti” continuano a lavorare: difatti, esse definiscono tutte le immagini che l’occhio non è più in grado di vedere direttamente, facendole percepire con gli altri sensi.

La ricerca svizzera: quando la corteccia visiva non c’è

All’ospedale universitario di Ginevra, in Svizzera, grazie a degli esperimenti sul paziente TD (nome dato per preservare l’anonimato, ndr), rimasto completemente cieco, i ricercatori dimostrarono come egli potesse provare la sensazione di essere osservato, nonostante non riuscisse a vedere direttamente il suo osservatore.

Trattandosi di un cieco corticale, la sua corteccia visiva era andata persa, tuttavia, TD risultava sensibile a certi stimoli visivi a cui era soggetto, come i movimenti o lo spostamento delle luci. Successivamente, al paziente si sottoposero delle immagini di persone che lo guardavano dritto negli occhi e altri che spostavano gradualmente lo sguardo dal suo.

Immagine da BBC

Qui la grandiosità della materia grigia umana: analizzando alcune risonanze magnetiche del paziente, emerse che la sua amigdala si attivava ogni qualvolta gli occhi ciechi di TD erano esposti a immagini di persone che lo fissavano. La ricerca svizzera sembra suggerire che certe funzioni visive siano in qualche modo innate in noi.

In conclusione, il cervello è sempre in grado di sviluppare dei meccanismi che gli permettono di non aver bisogno dell’ “assistenza” di altri organi, come appunto gli occhi. Infatti, continua a “tirare fuori dal cilindro” soluzioni per poter funzionare quasi in autonomia, riconfermando continuamente le sue infinite capacità: chissà quanti suoi aspetti misteriosi abbiamo ancora da scoprire.

La scopofobia

Sapete cos’è la scopofobia? Come suggerisce il nome, si tratta della paura intensa e dell’ansia persistente di sentirsi osservati o notati dagli altri e di conseguenza giudicati. Non è semplice timidezza, ma una vulnerabilità incontrollata che porta il soggetto che ne soffre ad entrare in stati di crisi e a voler evitare le interazioni sociali, che lo porterebbero ad attirare su di sé il focus dell’attenzione altrui.
La scopofobia è un tipico sintomo dell’ansia sociale: a causa di questa paura, per non sentirsi a disagio, le persone evitano volontariamente la folla, a discapito della qualità della loro vita.

immagine da the Wom

Immagine in evidenza: inran

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