Da lunedì 4 a lunedì 11 novembre la maggior parte degli studenti delle università italiane godono di una settimana di pausa didattica. Più di sette giorni di stop dalla propria routine di studente e, nella maggior parte dei casi, anche da quella di fuorisede. Ma quando si ha tanto tempo libero, paradossalmente sembra che il tempo a disposizione sia troppo da gestire. Cosa possiamo fare per gestirle al meglio? A questa e ad altre domande risponde per noi il professore Massimo Bustreo.
Pausa didattica: stop o stress?
Dopo un mese dall’inizio del nuovo anno accademico, si può beneficiare di un periodo di libertà per poter recuperare le ore di sonno perdute e gli appunti ancora non sistemati.
Certamente la pausa didattica risulta molto diversa dalle vacanze, poiché corrisponde solo all’interruzione delle lezioni e non alla fine di un periodo didattico, quale può essere la fine di una sessione di esami. Periodi di stop come questi ci pongono davanti a un quesito: siamo veramente in grado di prenderci una pausa in queste situazioni, senza però mettere in pausa la nostra vita?
Per rispondere a domande come questa, serve iniziare un percorso di vita, con l’obiettivo di capire come organizzare il tempo a nostra disposizione senza cadere nella procrastinazione e annegare poi nei sensi di colpa.
Risulta però utile parlarne senza la pretesa di creare una formula magica per la propria gestione giornaliera, ma per porsi degli interrogativi utili ad affrontare l’ansia da organizzazione in periodi come la pausa didattica universitaria dove sentiamo l’obbligo morale di portare a termine gli obbiettivi che ci siamo prefissati.
Un parere esterno: intervista a Massimo Bustreo
Nel farlo ci aiuta il professor Massimo Bustreo umanista, psicologo e pianista, occupato nell’insegnamento di Psicologia del turismo presso l’Università IULM e nella consulenza come Personal & Business Coach.
“Non siamo capaci di prenderci un reale momento di stop, questo perché momenti come la pausa didattica vengono erroneamente percepiti come settimana di vacanza tra le due metà del primo semestre accademico, mentre dovrebbe essere una settimana di verifica del lavoro svolto fino ad ora o di sano cazzeggio creativo.”
Bustreo con “cazzeggio“, fa riferimento agli studi di Srini Pillay, autore de “Il potere del cazzeggio“, che aiuta a comprendere come funzionano i nostri circuiti neuronali: il circuito dell’attenzione e il circuito della disattenzione.
“In pause, come quella didattica, staccare dalla propria vita perché troppo stressati non risulta essere la soluzione vincente. Si può piuttosto usare questo tempo a disposizione per mettere in moto il sopracitato circuito della disattenzione, per pianificare i propri impegni futuri. La capacità di prendersi una pausa diviene così un’abilità che dobbiamo apprendere. Per imparare a cazzeggiare, per come lo intende Pillay, il quale spiega quali abilità dobbiamo rinforzare per imparare a far lavorare il nostro cervello quando lo scarichiamo degli impegni attentivi.“
La gestione del tempo è una reale fonte di stress?
Nel 2018, esce per Hoepli, “Tesi di laurea step by step, La guida per progettare, scrivere e argomentare prove finali e scritti professionali senza stress“. Il titolo nasconde al suo interno un intenso legame: quello tra tempistiche di organizzazione e stress. “La fonte primaria dello stress, in occasioni come queste non arriva dall’organizzazione del lavoro, ma dalle dinamiche simboliche che vengono attivate dall’idea che ruota attorno all’obiettivo finale” Nel caso di questo scritto è la laurea che corrisponde al passaggio dal mondo accademico a quello lavorativo.
“Si tratta quindi di una disorganizzazione emotiva più che gestionale, è necessario diventarne consapevoli e successivamente imparare a gestire il proprio lavoro così da diminuire il nostro stress o trasformarlo in eu-stress, ossia stress propositivo e motivazionale che sostiene il lavoro da organizzare. Come difesa in queste situazioni tendiamo solitamente a procrastinare e in questo caso l’ansia diviene un circolo vizioso, fagocitando la nostra capacità di perdere tempo e consentirci di lavorare peggio“.
Il tempo è quindi un fattore di stress secondario. Diviene un un elemento problematico, quando non lo abbiamo pianificato bene. In un’intervista di Barbara Gabbrielli al settimanale Starbene in merito al controllo compulsivo delle condizioni metereologiche, Massimo Bustreo afferma:
Controllare il domani è una necessità costante. Quindi sapere che tempo farà riduce la nostra ansia da incertezza e ci dà la sensazione di non prendere una decisione del rischio totale.
Fonte: Starbene
Perché siamo in difficoltà quando dobbiamo gestire il nostro tempo libero?
Un’altra tematica in merito alla gestione del proprio tempo libero è la difficoltà nel passare da una quotidianità scandita da orari e impegni non decisi da noi, come le lezioni, a periodi di vuoto, che sappiamo dover riempire per non sprecarli.
La nostra difficoltà nel gestire questi cambi netti, dimostra la scarsa fiducia che riponiamo in noi stessi, nella nostra forza di volontà e nella nostra capacità organizzativa. “L’essere umano” chiarisce Bustreo “ha da sempre cercato di addomesticare e modificare il tempo, a partire dagli egiziani che inventarono le meridiane solari, con il problema che in caso di pioggia o all’interno delle piramidi non segnavano il tempo e quindi risultavano inefficaci. I greci svilupparono così la clessidra che già nel suo nome custodisce il desiderio umano di manipolare il tempo, poiché in origine era composta da due ciotole leggermente sfalsate in modo che quella sopra contenente una quantità determinata di acqua, potesse attraverso il beccuccio posto sul fondo, far colare l’acqua nella seconda ciotola“.
L’etimologia rivela che ydra si riferisce al fatto che fosse composta d’acqua e kleps al verbo rubare. Questo mostra il desiderio perenne dell’uomo di voler rubare il tempo. Se si aveva bisogno di più tempo, nella ciotola in alto si poteva buttare una manciata di sabbia per intorpidire il flusso, se invece si necessita di un tempo minore, allargando il buco del beccuccio, l’acqua scenderà più velocemente.
“Ciò ci illude del fatto che il tempo sia esterno a noi, che scorra indipendente dalla nostra capacità di organizzarlo, cosa di cui ancora oggi siamo convinti, motivo per cui ci prefissiamo giornalmente più impegni di quanti una giornata ne possa contenere“.
Impareremo mai a gestire il nostro tempo?
“Non abbiamo fiducia nelle nostre capacità organizzative, perché a malincuore siamo consapevoli delle nostre fragilità nell’essere esposti alle tentazioni esterne, agli imprevisti, all’incapacità di gestire il tempo.
Motivo per cui anche persone che hanno già raggiunto l’età adulta e manager che ricoprono grandi ruoli hanno una grossa difficoltà nel riconoscere il tempo come risorsa da misurare, dando per scontato che vivendo immersi nel tempo, esso possa essere dato per scontato e quindi si tende a organizzarlo quando ormai è troppo tardi e non serve pianificarlo“.
“Mind Your Future, il coaching al di là del coaching” edito nel 2021 da OltreLaMediaGroup ha come parola chiave la consapevolezza, suggerendo che dobbiamo iniziare a lavorare su noi stessi, iniziando dall’imparare ad essere consapevoli di ciò che facciamo e come lo facciamo per rinforzare ciò che potremmo fare meglio.
Massimo Bustreo ci ricorda quindi che siamo noi padroni del nostro tempo, ma che esso non va incolpato delle nostre ansie e del nostro stess. Esso è un fattore a noi esterno, ma che possiamo organizzare, senza pretendere di plasmarlo.
Vivere serenamente i momenti di pausa che ci vengono proposti è possibile, ma non è staccando la spina dalla nostra vita che troveremo la quiete che bramiamo.
Immagine in evidenza: GreenMe