“Das Rheingold (Der ring des Nibelungen): L’oro del Reno“, il primo dei quattro drammi musicali che costituiscono la tetralogia “L’anello del Nibelungo” di Richard Wagner, torna, dopo dieci anni, al Teatro alla Scala di Milano, in lingua originale.
La tetralogia
“L’anello del Nibelungo” è un ciclo di quattro drammi musicali di Richard Wagner, caratterizzati da un continuum narrativo: “L’oro del Reno“, che costituisce il prologo, è seguito da “La Valchiria“, poi da “Sigfrido” e infine da “Il crepuscolo degli dèi“.
La trama ruota attorno ad un anello magico forgiato con l’oro del Reno dal nano nibelungo Alberich, che, pur di dominare il mondo con il potere conferito dall’anello, ha maledetto l’amore.
Wotan (che sarebbe il dio Odino), ruba l’anello al nano per darlo ai Giganti Fafner e Fasolt, che altrimenti rapirebbero la dea Freia come pagamento per la costruzione della dimora celeste: il Valhalla.
Sono i piani di Wotan, per recuperare l’anello, che spingono la maggior parte dell’azione: il mortale Siegfried, nipote di Wotan, uccide Fafner (che a sua volta aveva ucciso il fratello per l’anello) e si aggiudica il tanto agognato tesoro, ma viene ucciso dal figlio di Alberich che desira l’anello per sé.
Infine, la valchiria Brünnhilde, amante di Siegfried e figlia di Wotan, restituisce l’anello alle figlie del Reno, protettrici dell’oro del fiume, e si toglie la vita sulla pira funeraria di Siegfried. Il figlio del nano affoga nel tentativo di recuperare l’anello e un incendio distrugge il Valhalla. Quando Wagner concepisce l’opera (anni ’50 del 1800), l’Europa è soggetta a grandi fermenti rivoluzionari: il compositore si aspetta che il mondo intorno a lui cada.
Vi campeggia l’Amore e vi ringhia l’Odio, vi sussulta la volontà di Potenza e vi trionfa il Sacrificio, vi grandeggia l’Eroismo e vi spira l’Ignominia.
Teodoro Celli, scrittore e critico, a proposito dell’Anello del Nibelungo
L’allestimento scaligero
Ad apertura del prologo attualmente in scena al Teatro alla Scala, con la regia di David McVicar e i direttori d’orchestra Simone Young (repliche del 28 e 31 ottobre; 3 novembre) e Alexander Soddy (repliche del 5,7 e 10 novembre), ci sono le tre ninfe figlie del Reno che si appoggiano su delle enormi mani e cercano di sedurre Alberich, vestito da fauno con le corna.
Le mani richiamano tanto il gesto di chi ruba (infatti lungo tutta la tetralogia l’anello d’oro verrà ripetutamente portato via) quanto le grandi mani di chi costruisce dimore per gli dèi: ossia i Giganti. Questi in seguito entrano in scena su lunghi trampoli per rapire la dea Freia come compenso per l’edificazione richiesta da Wotan, interpretato dal baritono Michael Volle.
Lungo tutto il resto dell’opera quello che risalta di più sono le scenografie curate nei minimi dettagli e i costumi, sontuosi e peculiari, come il vestito settecentesco femminile di color verde sgargiante di Froh e il copricapo rosso fuoco di Donner, entrambi fratelli di Freia.
Ad ogni cambio di scena, sul fondale si staglia una mano nera dipinta circondata da un enorme anello (come si può vedere nell’immagine in evidenza).
Analogie con altri spettacoli
La presenza di un grande teschio nella terza scena ricorda a tratti lo scheletro della messinscena dell’”Aiace” di Sofocle per la regia di Luca Micheletti, andato in scena a Siracusa durante la scorsa estate; mentre il ballerino nudo e insanguinato che striscia per terra sul finale richiama alla mente la regia di Robert Carsen in “Edipo Re” di Sofocle (INDA festival 2022) quando Edipo, privatosi della vista, si trascina giù per la scalinata bianca nudo e imbrattato di sangue.
Di seguito il link per guardare la realizzazione della messinscena di “L’oro del Reno” presso il Teatro alla Scala.
Il programma per l’intero ciclo di opere
“Das Rheingold (L’oro del Reno)” per la regia di David McVicar è l’ultima opera in scena per la stagione 23/24: ha debuttato il 28 ottobre scorso e terminerà le repliche il 10 novembre 2024.
La tetralogia si completerà nel corso delle prossime stagioni con “Die Walküre (La Valchiria)” a febbraio 2025, “Siegfried (Sigfrido)” a giugno 2025 e “Götterdämmerung (Il crepuscolo degli dèi)” a febbraio 2026. In seguito, a inizio marzo 2026, in occasione dei 150 anni dalla prima esecuzione del 1876, la tetralogia sarà ripresa per due cicli interi, ciascuno racchiuso nell’arco di una settimana, così come desiderava il suo autore Richard Wagner. Cliccando qui è possibile vedere il programma completo con le singole date degli spettacoli.
Un’ora prima di ogni recita dei singoli spettacoli, in tutte e tre le stagioni teatrali, si terrà, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini“, una conferenza introduttiva per gli spettatori tenuta da esperti musicologi. Per quanto riguarda la corrente stagione teatrale, e dunque per “Das Rheingold (L’oro del Reno)“, la rappresentazione del 3 novembre sarà trasmessa in live streaming su LaScalaTv: a questo link è possibile leggere l’articolo dove ho precedentemente spiegato cos’è questa piattaforma e come è possibile abbonarsi.
Immagine in evidenza di Silvia Bartoli