Vivere a Milano: da “Tende in Piazza” al co-living in Dateo

È già trascorso un anno e mezzo da quando la studentessa Ilaria Lamera ha dato il via al movimento che sarebbe stato raccontato dai media come “Tende in Piazza“, piantando la sua tenda nel campus del Politecnico di Milano. Il suo gesto, accolto dagli studenti di tutta Italia, aveva contribuito a intavolare un dialogo con le istituzioni in merito ad una tematica fino ad allora poco discussa, ma con un impatto rilevante sulla vita dei cittadini milanesi: il caro affitti. Una delle pratiche attualmente in sperimentazione è quella danese del co-living, che è ora arrivata anche a Milano.

Le misure adottate dalle istituzioni

È infatti sufficiente consultare i più comuni siti di agenzie immobiliari per rendersi conto di quanto possa risultare complicato, in particolare per i giovani universitari, stabilirsi nella città in cui hanno deciso di iniziare a costruire il proprio futuro (e si tratta purtroppo di un problema diffuso anche a livello europeo).  Il nuovo piano del Comune di Milano relativo all’housing sociale è ambizioso, in quanto prevede di realizzare dieci mila appartamenti da affittare con un tetto massimo di cinquecento euro al mese. Questo potrebbe causare una dilatazione delle tempistiche.

Le nuove forme dell’abitare

Nel frattempo, nel capoluogo lombardo sta prendendo il via anche una nuova pratica abitativa: si tratta della soluzione danese del co-living. Questa è stata la proposta della start-up belga Cohabs, fondata nel 2016 da Youri Dauber, François Samyn, Malik Dauber e Lionel Jadot. L’azienda è proprietaria di una rete di alloggi per il co-living, e ha recentemente inaugurato un nuovo distaccamento nel quartiere milanese di Dateo. Ma che cos’è il co-living? “Il co-living spiega il sito Internet Coliving, “è una moderna forma di vita in cui si affitta una stanza o un appartamento all’interno di una proprietà comune, usufruendo di servizi e attività condivisi, progettati per promuovere un senso di comunità e di appartenenza“.

Per la cosiddetta “Generazione affitto“, composta da ragazzi che si spostano per studiare o per avviare nuove professioni, stabilirsi in un ambiente comunitario multiculturale sembra essere la soluzione ideale. Quest’ultimo, infatti, oltre a offrire qualsiasi tipo di servizio, dall’abbonamento Netflix, al brunch domenicale, fino ai workshop formativi, è soprattutto segno di una profonda rivoluzione dei rapporti sociali. In questo senso, il sistema di co-living porterebbe grande vantaggio a una città come Milano, dove la socialità sembra assumere una sempre minore rilevanza, causando gravi disagi (anche psicologici) soprattutto tra Millennials Gen Z

Milano-comunità

Oltre alla sostenibilità economica, quindi, ciò che Milano sta ripensando riguarda anche problematiche di inclusività, socializzazione e formazione. È dunque auspicabile che, da una delle peggiori crisi abitative degli ultimi anni, possano ancora nascere piccoli nuclei di comunità. 

Immagine in evidenza: Cohabs

Autore

Lascia un commento