Il primo cognome nella storia, qual è stato?

Chi ha pensato all’idea di cognome? Come è iniziato tutto? Qual è stato il primo cognome nella storia dell’uomo? Se anche voi siete curiosi di risposte, vediamo di trovarle in questo articolo.

Il cognome, o nome di famiglia, ha la funzione di distinguere un individuo indicando la sua appartenenza a una delle articolazioni minori (famiglia, gruppo familiare, clan, ecc.) della collettività. Assieme al prenome (nome proprio di persona), il cognome compone l’antroponimo (nome completo).

Definizione di Enciclopedia Treccani

Le origini nel mondo antico

Risalire al primo cognome in assoluto è concretamente impossibile, ma ripercorrendo la nostra storia possiamo giungere a un momento in cui ne fu codificato l’uso: nell’antica Cina.

Le più antiche testimonianze sull’uso di una sorta di cognome risalgono al 2852 a.C. circa, durante l’età imperiale cinese. Inizialmente il nome di famiglia veniva trasmesso per via testamentaria da parte di madre. Dai documenti ritrovati, si studia il caso del nome Yaou accanto a Ye-chi. Questa parola cinese era considerata cognome materno poiché formata dai caratteri “donna” e “nata”. Così, gli etimologi cinesi spiegano che il cognome in origine era il nome della madre. Solo dal 1600 a.C., tempo della dinastia Shang (seconda delle due dinastie storiche che regnarono sulla Cina nordorientale, ndr), i cognomi diventarono patrilineari.

In Occidente, nell’antico mondo greco, talvolta l’identificazione formale includeva il luogo d’origine, come Talete detto “di Mileto“, perché nato nella città di Mileto, ma questo dettame variava a seconda della città-stato. In altri periodi, al nome proprio seguiva quello del proprio clan o il patronimico (“figlio di”, ndr). Ad esempio, Alessandro Magno era conosciuto come Eraclide, dal nome del padre Eracle e anche dal nome dinastico Karanos/Caranus, riferito a quello del fondatore della dinastia. Tuttavia, in nessuno di questi casi l’appartenenza è indispensabile per l’identità di una persona, spesso neppure ereditata da genitore a figlio.

Nella Roma antica e negli ultimi secoli di vita della Repubblica romana, le persone libere adottano non un solo cognome, ma addirittura tre (tria nomina): praenomen (nome personale), nomen (che indicava la propria gens, ovvero il gruppo di famiglie discendenti da un antenato comune) e infine cognomen (un ramo della gens). Esempio è Caio (praenomen) Giulio (nomen, della gens Iulia) Cesare (cognomen del suo ramo della gens Iulia).

Con la caduta dell’Impero romano, sfumano con esso tutte le sue tradizioni e prassi, tra cui l’uso del cognome. Ogni persona si identifica di nuovo con il solo nome personale o un soprannome, che si riferisce a caratteristiche fisiche, provenienza o paternità.

Età moderna: l’affermazione del cognome

Con l’avvento della religione cristiana, nei Paesi cattolici dal 1564 diviene obbligatorio l’uso del cognome. Il Concilio di Trento, infatti, impegnava tutte le parrocchie a registrare i battezzati con nome e cognome. Inoltre, nel Basso Medioevo, la veloce crescita demografica e le migrazioni di massa verso le città resero nuovamente complicato distinguere le tante persone dal semplice praenomen. Infatti, se prima i soprannomi non passavano di padre in figlio, adesso questi cominciavano a indicare intere generazioni di famiglie. Questo nuovo sistema si affermò lentamente e interessò in un primo momento solo l’aristocrazia, e solo dopo il resto della popolazione.

Il cognome moderno

A partire dal XII secolo, in Europa il cognome moderno si origina da un pregio o un difetto fisico (Gobbo, Mancino, Rosso a rimandare i capelli rossi di quella famiglia, Ricci per i capelli crespi; Basso o Bassetti per la statura bassa). Oppure dalla professione esercitata (Ferrari, Ferro, Fabbri per chi lavorava il ferro, Barbero, Barbieri). Il cognome si ricava anche dall’origine geografica (Montanaro, Dal Bosco, Romano, Lombardi, Genovesi), dal nome del padre (De Marco, Di Vincenzo) o per indicare la devozione verso un santo, come Di Maria, dato ai devoti della Vergine Maria. Un cognome può persino derivare dalle origini nobiliari di una famiglia (Conte, Conti, Marchesi). Un cognome ancora oggi molto diffuso è Esposito, che si dava ai bambini “esposti”, cioè abbandonati dalle madri dopo il parto.

Inoltre, la scelta della desinenza plurale “i” a fine cognome indica l’intera famiglia: ad esempio, “Ricci” perché appartenente alla “famiglia dei Ricci”. Altra particolarità è mantenere la forma latina: De Angelis era la famiglia conosciuta come “gli Angeli”.

Molti cognomi, anche se suonano simili, hanno origini diverse: come Gallo e Galli, attribuiti sia a famiglie del popolo gallico sia ad allevatori di galli; i Bianchi erano una famiglia dalla carnagione chiara o dall’animo puro.

Immagine da altevista.it

Dalla modernità ai giorni nostri

Nel nostro Paese, la trasmissione del cognome è sempre stata patrilineare a partire dal Medioevo, fino al 2022, quando la Corte Costituzionale stabilì che i genitori avrebbero potuto scegliere quale cognome dare ai propri figli (dal padre, o dalla madre, o da entrambi). Così è sempre stato, invece, nei Paesi di lingua spagnola, dove ogni persona porta con sé due cognomi, del padre e della madre, trasmettendo poi il primo ai suoi discendenti. Negli Stati Uniti e in Canada si aggiunge spesso un middle name, ovvero un secondo nome, che può essere un nome di battesimo o il cognome della madre (il presidente americano John Fitzgerald Kennedy portava come middle name il cognome della madre, Fitzgerald).

In tutto il mondo ci sono e ci sono stati milioni e milioni di cognomi, alcuni sentiti e risentiti e altri che ci fanno quasi sorridere. Tanto che, ad oggi, per certi cognomi è difficile individuare le origini, poiché arrivano da parole dialettali ormai cadute in disuso.

E voi, conoscete la storia del vostro cognome?

Immagine in evidenza: Il Gazzettino

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