Il 14 e 15 settembre sono ricorsi 40 anni dal primo live dei Queen in Italia. In queste due date, la rock band di Freddie Mercury fece sognare il pubblico con decine dei suoi capolavori musicali più belli. Oggi che cosa resta di quelle serate italiane?
Vita e morte dei concerti del 1984
Da 40 anni, resta vivo il ricordo dei Queen in Italia. La prima volta fu venerdì 14 settembre 1984, e a Milano ci si sentiva inglesi. Il “Palazzone” era gremito di migliaia di teste che si scatenavano al ritmo di “Another one bites the dust”, “Under pressure” e “Tear it up”. Il giorno dopo – stesso luogo, stessa ora – fu un appuntamento con altrettanti ospiti impegnati a battere le mani sul 2 e sul 4 di “We will rock you”, “I want to break free”, “Radio Ga Ga”. Furono suonati brani nuovi e vecchi, grandi classici di un ricco repertorio, che inizialmente arrivavano all’orecchio italiano solamente attraverso la radio e la tv. Solo dopo, in quelle due finestre di tempo settembrine, i fan del Belpaese ne scoprirono la vera carica dirompente con uno spettacolo senza precedenti e irripetibile.
Tuttavia, nel settembre 1984 tutta Italia era già prenotata da grandi concerti: Vasco Rossi, The Clash, gli AC/DC (e, a far loro da spalla, i Mötley Crüe), con live che occupavano per intero le prime settimane ancora calde del mese. I Queen, invece, erano in fondo alla lista. Inoltre, l’ammirazione verso la loro musica era fiorita troppo tardi in Italia rispetto al resto del mondo. Pertanto, il loro show non raccolse i numeri sperati (di 10.000 posti disponibili solo metà vennero occupati). Nonostante questo, ai due spettacoli al Palasport di San Siro, il fortunato pubblico presente andò in completo delirio quando vide salire sul palco, sulle note di “Flash”, Freddie Mercury con l’asta in mano a braccio alzato.
L’Italia e la disciplina musicale
Il passaggio della band britannica sul suolo milanese ha marcato un importante paletto nella storia della musica, italiana e non. Anche se, direi, soprattutto nostra. Il Paese, infatti, si è spesso mostrato poco lungimirante nell’abbracciare, musicalmente parlando, canzoni e autori nativi di altrove. Pensiamo, ad esempio, a quei due concerti che si tennero nel giugno ’65 dei Beatles, le cui “zazzere”, talmente calorosa fu la nostra accoglienza, non misero mai più piede nello stivale italiano…
A parte questa parentesi ironica, la domanda è: che cosa solitamente scoraggia l’Italia dall’interessarsi ai fenomeni artistici non nostrani? Le ragioni sono, prima di tutto, di ordine culturale: si ritorna, non ironicamente stavolta, al discorso che si faceva sui Beatles. Allo stesso modo accadde anche per i Queen, che dopo i due grandiosi concerti del The Works Tour nel 1984, non tornarono più in Italia, poiché non soddisfatti dello scarso seguito ottenuto. Questo è quanto avvenne, nonostante la grande foga esibita dai fan spintonandosi gli uni con gli altri per superare i cancelli appena aperti e poter assaporare con gli occhi la bellissima scenografia a mo’ di “Metropolis” di Lang allestita per l’occasione.
Il discorso può poi essere esteso a tutti i tipi di eventi (anche a concerti, dunque, non eminentemente stranieri) per i quali i problemi di preparazione e gestione trovano anche cause economiche (la gestione di percentuali dei fondi pubblici e privati) e tecniche (per quanto riguarda, ad esempio, le infrastrutture e la messa in sicurezza degli impianti e del pubblico). Non di rado, sono minimi gli aiuti monetari che arrivano agli organizzatori di eventi da parte delle istituzioni. Non bisogna dimenticarsi, tra le altre cose, che i concerti e gli show richiedono generalmente budget elevati, e questo spesso è un limite. Infine, un punto non meno importante da tenere a mente, è tutelare la sicurezza del proprio pubblico. E non ripetere ciò che avvenne, quel 5 luglio 1971, a un concerto dei Led Zeppelin al Velodromo Vigorelli. Anche in tal caso, comunque, l’ultimo mai visto in terra italiana.
L’avventura italiana dei Queen
Che i Queen, soprattutto Brian May e Roger Taylor, siano innamorati dell’Italia non è mistero. Una certa fascinazione per la gente e per la cultura li attirava verso la nostra penisola. Però, qui, come si diceva, il “fenomeno Queen” non arrivò. A riprova di ciò, il 14 e il 15 settembre non fu fatto il tutto esaurito, nonostante la grande promozione che Mercury fece della band a Sanremo a febbraio dello stesso anno (la famosa volta in cui al più grande gruppo rock del momento fu chiesto di cantare in playback al più grande festival della canzone italiana…).
Una certa limitatezza culturale e un forte scetticismo nei confronti di quella musica, così lontana da quella a cui l’italiano medio era abituato, non giovarono a far ritornare, in date successive, i Queen, che restarono lontani dai radar italiani almeno fino a tempi più recenti. Così, il 1984 rimase l’unico anno in cui l’Italia poté saggiare la voce di Mercury all’apice del suo successo.
Immagine in evidenza: Il Sole 24 Ore