Paradossi italiani e dove trovarli (parte I)

La stagione estiva, com’è noto, si presta molto allo scherzo, allo sberleffo, alla leggerezza e alla freschezza dell’ironia. Tutte parole che potrebbero essere, attenendoci a recenti eventi, ampiamente compatibili con la nostra classe politica, non in estate ma tutto l’anno. Ecco quindi una raccolta di perle e paradossi che connotano il linguaggio politico italiano e che è possibile giocarsi in occasioni come grigliate e contesti simili.

“Scontro fra politica e magistratura”

La nobile tradizione dell’attacco ai magistrati parte da lontano. Fu Bettino Craxi a inaugurarla negli anni ’80 e Berlusconi a normalizzarla con la celebre frase “I giudici sono mentalmente disturbati e antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Ma la portata rivoluzionaria risiede nel nuovo significato attribuito dai media alla parola “scontro“, chiarito dalla seguente storiella: Pippo è un celebre attore. Pippo va a scippare le vecchiette sugli autobus. Portato davanti ai giudici, Pippo esclama: “Vostro Onore, poniamo fine a questo scontro fra magistratura e mondo dello spettacolo”. Nonostante le evidenti assurdità, tale tradizione italica ha tutti i requisiti per rientrare nei Beni Immateriali della Nazione.

“C’è stata una rissa in parlamento”

La logica (si fa per dire) è la stessa. Per chi non lo sapesse, il 12 giugno 2024 in Parlamento si è consumata un’aggressione da parte di cinque deputati di centro destra ai danni di Leonardo Donno del M5S, avvicinatosi a Calderoli con la bandiera tricolore durante una discussione sull’autonomia differenziata. Sebbene l’unico finito al pronto soccorso sia stato Donno, come è intuibile dal video che registra la dinamica, molti giornali hanno parlato di “rissa“. Ma non mettiamo in dubbio la buona fede di chi, sul momento, non si è accorto che nel vocabolario italiano esistono parole come “pestaggio” o “aggressione“.

“Dante è il fondatore della destra” (l’Italia del merito)

Come dice Sangiuliano, “anche la destra ha cultura”. Non resta che trovarla. Il ministro associa “Dante” alla “destra“, così come associa “Londra” a “Times Square“. Sono associazioni di buonsenso, immediate, scattanti, che risentono chiaramente dell’eredità futurista di Filippo Tommaso Marinetti. L’ultima gaffe, in cui associa la scoperta delle “Americhe” alle teorie di Galileo Galilei, è cascata proprio nel periodo in cui migliaia di studenti affrontavano le prove di maturità. Per giustificarlo, il giornalista Alessandro Giuli ha dichiarato: “È il classico lapsus di chi ha letto troppi libri”. Mai andare oltre un certo limite di cultura.

“Il Papa non deve occuparsi di politica”

Questa è bellissima perché è immortale e utilizzata da destra a sinistra. Quando il Santo Padre si pronuncia in segno progressista (magari sui migranti), dovrebbe solo pregare e dire la messa; quando poi dice qualcosa di conservatore (magari sull’aborto o sulla famiglia, comunque questioni politiche), d’improvviso diventa un grande pontefice. Naturalmente gli attori del paradosso sono interscambiabili: se lo strappano tutti a morsi. Per non parlare della disinvoltura con cui alcuni politici citano grandi cantautori, che magari hanno dedicato i loro testi agli emarginati. Per i momenti di sconforto, suggerisco un recente video in cui Salvini dice: “Come cantava Giorgio Gaber, libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione. Quindi? E quindi candido Vannacci.

“Gli Italiani non votano? Significa che la democrazia è solida”

L’autore della frase è un noto statista della nostra penisola, Italo Bocchino, che in una puntata di “Accordi e Disaccordi” è riuscito a raggiungere uno dei momenti più alti della televisione italiana, quando a un certo punto anche Massimo Cacciari si risveglia per controbattere e successivamente abbandonare il collegamento. Si parlava dell’astensionismo alle ultime elezioni europee. Una conferma della tesi di Bocchino, e cioè che i votanti alle urne sono maggiori dove si avverte l’esigenza di salvare la democrazia, potrebbe essere che in Russia l’affluenza è stata del 73% (e in effetti in Russia la democrazia è tutt’altro che solida). Peccato che siano andati alle urne per votare Putin.

“Il giornalismo sotto copertura è spazzatura”

Questa è freschissima, poiché è recente l’inchiesta giornalistica di Fanpage in cui si smascherano i nostalgici del fascismo di Gioventù Nazionale, movimento con le nuove leve di Fratelli D’Italia. Dopo due settimane, la premier Giorgia Meloni rilascia un’intervista dove condanna per un minuto i comportamenti deviati portati alla luce e impiega gli altri sette minuti dell’intervista nel tentativo di mettere in discussione l’inchiesta. Questo è un esempio di una febbre italiana molto vecchia: quella per cui si dà la colpa al termometro. Più importante dei fatti emersi è il metodo d’indagine. Non è importante se quello che dice l’inchiesta è vero o meno. “Ma sono stati usati degli investigatori”, dice Meloni. Il giornalismo d’inchiesta funziona esattamente così: di solito non si chiede il permesso per infiltrarsi.

“Il Parlamento deve essere lo specchio del Paese”

In Italia c’è questa idea brillante per cui è meglio votare non chi è migliore di noi, ma chi è uguale a noi. E se siamo gente discutibile, è bene che a rappresentarci sia gente discutibile. Le contraddizioni di un paese vanno incarnate anche da chi ci governa. Verrebbe allora da chiedersi se anche stupratori e pedofili si sentano adeguatamente rappresentati in parlamento nella loro categoria, perché se così non fosse, sarebbe il caso di rimediare.

Immagine in evidenza: Milano Città Stato

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