La mostra di Tim Burton al Museo Nazionale del Cinema di Torino, conclusasi questo 7 aprile, si è rivelata un successo, dimostrando il grande interesse e fascino del pubblico nei confronti dello stile del regista americano.
Da Burbank a Torino
Timothy Walter Burton nasce a Burbank, California, nel 1958. Da sempre appassionato al macabro raccontato in modo fiabesco, Burton studia animazione al California Institute of Arts per portare in vita questo suo stile oggi ormai definito “burtoniano“. Già durante la sua infanzia si erano manifestati quelli che poi sono diventati i suoi tratti distintivi in qualità di artista:
Occupavo il mio tempo guardando film di mostri, disegnando qualsiasi cosa mi venisse in mente o giocando nel cimitero locale.
Tim Burton
Inizia a lavorare come animatore partecipando a film del calibro di “Red e Toby” (1981). Tuttavia, la sua idea creativa non corrisponde a quella della Disney. Così, nel 1984 dirige il suo primo cortometraggio: “Vincent”, dalla durata di soli cinque minuti realizzato con la tecnica dello stop-motion. Seguono lungometraggi di grande successo come “Beetlejuice” (1988) e la saga di “Batman” (1989-1992). In poco tempo il nome di Tim Burton diventa uno dei più conosciuti in tutta Hollywood. E finalmente il 10 ottobre 2023 ha personalmente aperto le porte in Italia alla mostra The World of Tim Burton, all’interno del Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Il Mondo di Tim Burton
La mostra si concentra sull’archivio personale del regista: dai disegni sui tovaglioli dei ristoranti, a storyboard e modellini dei suoi personaggi. La Mole si trasforma nel mondo di Tim Burton e, divisa in nove sezioni, ripercorre tutta la sua produzione artistica. Nel corso della mostra scopriamo ad esempio che a soli 18 anni Burton inviò la bozza del libro per bambini “The Giant Zlig” alla Walt Disney Publications. Esposta in una teca si trova la lettera di rifiuto, accompagnata da un incoraggiamento a continuare i suoi lavori. Da questo tentato esordio alla casa di Topolino si inizia già a notare il suo stile caratteristico: dita lunghe, occhi stanchi e personaggi mostruosi ed emarginati. Qui è possibile leggere la lettera per intero.
Una grande sezione della mostra presenta l’intera filmografia del regista dal primo film in stop-motion “Pee-wee’s Big adventure” (1985) alla più recente serie “Mercoledì” (2022). Raccontato attraverso disegni e schizzi dei personaggi, ci immergiamo nell’universo di Burton e nel suo stile singolare e sfarzoso. I suoi personaggi hanno tutti un aspetto in comune: sono dei reietti, degli outsider che faticano ad integrarsi nella società poiché considerati anormali. Si pensi ad Edward Mani di Forbice, dall’omonimo film, un ragazzo dolce e timido con una particolarità fuori dal comune: al posto delle mani ha delle forbici. Per questa sua stranezza è visto come un mostro e viene emarginato. Come se chi è diverso fosse destinato a restare solo.
Un grande successo
Nei sei mesi in cui si è tenuta la mostra, la Mole Antonelliana ha registrato quasi mezzo milione di persone, a dimostrare il successo e l’interesse da parte di visitatori provenienti da tutta Europa. E non solo, nei giorni precedenti alla chiusura c’è stato il picco: biglietti online esauriti da settimane e file fino a quattro ore per entrare. Si pensi che solo nel weekend tra il 29 marzo e il 1° aprile in 16.500 si sono presentati, 1500 in più rispetto al 2023, secondo il TGR Piemonte.
Ma per chi si fosse perso l’evento, non finisce qui. Quella di Burton, infatti, è una mostra itinerante che da ormai più di dieci anni va in giro per il mondo: è stata in Giappone, Malesia, Belgio e molti altri Paesi. Prossima tappa Praga, in cui The World of Tim Burton approderà da questo 1° maggio fino a settembre 2024.
Immagine in evidenza: cinecittanews.it