Il 28 febbraio appena trascorso il cantautore Giulio Casale ha raccontato la storia di Fabrizio De André attraverso parole e canzoni, celebrando la vita e le poesie dell’artista in occasione dei 25 anni dalla sua scomparsa.
La grandezza di Faber
“Questa sera celebriamo il più grande cantautore del Novecento italiano” è la frase con cui, dopo aver cantato una versione a cappella di “Ottocento” e una rivisitazione in chiave rock di “Geordie“, Giulio Casale ha iniziato il suo spettacolo. L’Auditorium della IULM è diventato una sala di teatro, una venue intima e accogliente per uno show ibrido di parole, canzoni e storia.
Giulio Casale attribuisce il successo e la grandezza di De André, oltre che alle sue immortali canzoni, alla sua forte personalità, cultura e salacità.
Opere pregne di valori
De André era un uomo da un forte sistema valoriale, ed è stato capace di diventare, per molti, una bandiera: libertarismo, pacifismo e antimilitarismo sono valori da cui il cantautore non si è mai allontanato. Ha sempre tenuto le parti dei deboli, degli sconfitti, delle minoranze, andando sempre, appunto, “in direzione ostinata e contraria“. Col passare del tempo, infatti, cambiano i generi delle sue canzoni, ma quella che rimane costante è l’anima che le scrive.
L’amore perduto, in tutte le canzoni d’amore
Le canzoni d’amore di De André sono, sin dagli inizi, canzoni di un amore svanito nel vento. “La Canzone dell’Amore Perduto“, cantata da Casale come esempio principe, narra dell’amore quando già ormai non c’è più. Casale riesce a rendere queste canzoni con rispetto e passione, toccando con una mano delicatissima i capolavori del cantautore. La sua capacità interpretativa è emersa magnificamente nella sua versione di uno dei più famosi capolavori di De André, “Verranno a chiederti del nostro amore”, canzone in cui un impiegato parla dal carcere pensando al suo primo amore.
Ma come fan presto, amore
La Canzone dell’Amore Perduto, Fabrizio De André
Ad appassire le rose
Un poeta che rimane attuale
Sembra quasi assurdo che certe canzoni possano essere ancora così attuali. Basti pensare alla “Canzone del maggio” scritta nel ’73 in riferimento ai fatti rivoluzionari del ’68, e a come molti al potere se ne siano lavati le mani. “Provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti” recita la canzone: è da sempre vero che si fa di tutto pur di non sentirsi toccati personalmente da eventi così atroci. Infatti, seppure i tempi siano cambiati e con loro anche molte cose, le cariche della polizia sugli studenti a Firenze e Pisa confermano che molte altre dinamiche sono invece rimaste uguali, e soprattutto che le reazioni a fatti del genere dicano molto sul buonsenso della gente.
Le sue canzoni sono ancora oggi cariche di valori, tanto che nel 2019 un insieme di artisti italiani, tra cui i Pinguini Tattici Nucleari, Gazzelle, Lo Stato Sociale, Motta e tanti altri, ha deciso di pubblicare un album di cover delle sue canzoni, intitolato “Faber Nostrum“. L’età così giovane degli artisti che hanno partecipato a questo progetto è la prova che i suoi sono messaggi aperti a tutte le generazioni, non solo a chi ha vissuto De André in prima persona durante i suoi anni di carriera. Anzi, sembra quasi che oggi siano ancora più necessari questi messaggi.
Sconfiggere la morte
Pochi, tra i cantautori di quei tempi, hanno osato sfidare così tanto la morte. Fabrizio De André non ne ha mai avuto paura, l’ha sfidata incidendo il suo nome in molte, moltissime canzoni. L’ha sfidata tutta la vita con le sue parole, e oggi, a 25 anni dalla sua morte, possiamo dire che l’abbia sconfitta, prendendosi gioco di lei, rimanendo eterno e riflettendosi in ogni specchio di attualità: i suoi temi rimangono immortali come la sua poesia.
Il suonatore Jones
Faber era un personaggio a tratti misterioso e schivo, che non amava raccontarsi in prima persona nelle sue canzoni, ma è inevitabile che le sue poesie rivelino molto di chi era. Sono pochi i riferimenti chiaramente autobiografici, ma secondo Casale si può vedere chiaramente il riflesso dell’autore nella figura dell’ultima canzone del disco “Non Al Denaro, Non All’Amore, Né al Cielo“, “Il suonatore Jones“, nella sua netta distinzione dalla massa di personaggi che compongono le altre tracce del disco. Si dipinge come un personaggio che ha vissuto tutta la vita suonando, con tanti ricordi alle spalle, ma “nemmeno un rimpianto”. De André era un artista e un poeta che ha inciso nella storia della musica italiana delle pietre miliari, ma soprattutto è stato capace di diventare quella che Casale stesso definisce una “bussola valoriale” per i tutti i suoi ascoltatori.
Immagine in evidenza: Style Magazine