Vinokilo offre la possibilità di fare un viaggio nelle dimensioni di passato, presente e futuro per raggiungere una filiera completamente sostenibile.
Leggi tutto: Vinokilo: a fashion wormholeLa moda nel tempo presente
Come riportato dal WWF, si stima che l’industria tessile e dell’abbigliamento contribuisca alle emissioni globali di gas serra con 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno (tra l’8 e il 10% del totale a livello mondiale). Ciò significa che la filiera produttiva per come la conosciamo oggi non può essere considerata sostenibile, e che il pianeta necessita urgentemente di un rallentamento della produzione.
È dunque fondamentale ricercare un modello di consumo che ci traghetti nel minor tempo possibile dallo scenario attuale a una dimensione totalmente green e inclusiva, sebbene questa appaia distante anni luce da noi. Il paradigma alla base della crisi ambientale del settore è quello del fast fashion, definito dal programma di sviluppo delle Nazioni Unite come “fenomeno dell’abbigliamento disponibile in modo rapido e a prezzi irrealisticamente economici, incoraggiato da norme culturali supportate da milioni di euro di marketing“. A causa di questo sistema celere e capillare, gli abiti scartati dalla filiera attuale vengono gettati nelle discariche o inviati nei Paesi meno sviluppati (tra cui Ruanda e Ghana). Lì si assiste quindi alla conseguente dissoluzione dell’industria tessile locale.
Affinché questa catena possa essere spezzata, occorre intervenire sia sul tempo che questo processo impiega, che sullo spazio di cui si appropria.
La moda dal tempo passato
Un universo parzialmente inesplorato ma diventato oggetto dell’attenzione della generazione Z è quello della moda vintage. Nella sua denominazione generica, questo termine indica i vini d’annata di pregio, ma mutuato nel linguaggio della moda si riferisce a capi di vestiario che evocano periodi remoti e ne testimoniano lo stile.
In questo contesto, il format Vinokilo ha raggiunto una rapida espansione: si tratta di un evento itinerante di vendita vintage “from the best brands and the greatest eras” al chilo, che orbita attorno ai concetti di unicità e upcycling. Fondato nel 2016 dall’imprenditore Robin Balser, questo festival viene organizzato ormai regolarmente in diverse città europee, nel segno di una promozione della cultura del riuso su larga scala e, contemporaneamente, di una valorizzazione della produzione locale. L’obiettivo dichiarato è quello di “plasmare il mindset della società per far fronte alle sfide contemporanee e stimolare la coscienza collettiva anche al di fuori dei target più ricettivi“. Intercetta dunque lo spirito del tempo proponendo un’esperienza inebriante: non solo abiti, infatti, ma anche luci al neon, ambienti retrò, vino e canzoni, contribuiscono a creare un’atmosfera d’impatto che sembra aprire un varco temporale su altre epoche e stili che premono per essere riportati alla contemporaneità.
La moda del tempo futuro
Partecipandovi si entra a far parte di una community europea impegnata anche a raggiungere la democraticizzazione della moda vintage (processo che dovrebbe essere favorito dalla vendita al chilo).
L’evento è arricchito dalla collaborazione con creatori, venditori e narratori di ogni città, designer emergenti, pannelli educativi, conferenze, bancarelle di piccole imprese, degustazioni locali e mostre d’arte. Inoltre, il sistema Give Back Bar permette di ottenere 4€ di sconto per ogni chilo di capi donato. L’azienda ha da poco tempo avuto accesso alle B Corporation, ovvero “la certificazione che attesta quali imprese generano attività con un valore positivo per le persone e per il pianeta e che tengono sotto controllo la misurazione delle performance di impatto negli ambiti ESG (environmental, social, governance)“, che ne ha certificato l’impegno a ridisegnare globalmente i comportamenti di acquisto.
La rivoluzione estetica del one of a kind (in contrapposizione con la standardizzazione low cost) permette dunque di immaginare nuovi scenari nel futuro della moda: affittare temporaneamente, scambiare, condividere e ripescare dagli archivi (o dagli armadi) saranno attività sempre più comuni per imporre un rallentamento della produzione e un’ottica di circolarità.
Vinokilo proporrà a partire dal 2024 tre ulteriori format: oltre alle kilo-sale sarà possibile infatti partecipare anche a pop-up e minifestival e si potrà assistere nelle più grandi città all’apertura di temporary store, in modo da espandere questo modello di business divergente su più livelli. Potremmo dunque definirlo un fashion wormhole: una scorciatoia che, attraversando epoche e spazi differenti, si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere la dimensione carbon neutral del sistema moda il più velocemente possibile.