Il film “Oppenheimer”, ultima fatica di Christopher Nolan, giustifica e celebra l’utilizzo della bomba atomica nelle stragi di Hiroshima e Nagasaki: non c’è niente di più falso. L’unica cosa celebrata davvero in Oppenheimer è il cinema.
Quando la forma non è sostanza, ma la crea
Chi crede che il film dovesse condannare nettamente la creazione della bomba atomica, quindi, è nel torto (non oso immaginare che opinione possa avere di un capolavoro sulla mafia come Il Padrino). Il cinema “civile” è quasi sempre propagandistico, ricattatorio, intriso di un moralismo superficiale, a prescindere dal pulpito da cui viene predicato. È un “modo” di fare cinema, e nel cinema conta soltanto il “modo” di dire le cose. Il contenuto di Otto e mezzo di Federico Fellini è banale e riassumibile in quattro parole: un regista in crisi. Quello che crea il vero contenuto è la combinazione che il regista è riuscito a fare dei mezzi creativi e cinematografici a sua disposizione.
Cinema e politica
Tutto è politica ma il cinema, in quanto arte, deve andare oltre. Deve includere la politica, non starci in gabbia. Il cinema è il luogo di sfogo elevato della mente, della riflessione senza freni né limiti. È vero, semplifica necessariamente la storia, ma può complicare il giudizio e la percezione di essa. È il luogo di una complessità che la vita politica non può contenere o risolvere, perché prima di tutto questa deve rispondere alle esigenze primarie dei cittadini (su quelle dovremmo essere netti nel condannare chi non fa i nostri interessi, ma ci governa lo stesso). La vita pratica richiede dei compromessi che vadano a smussare queste punte di complessità, altrimenti non si risolverebbe mai niente. Si deve sempre sacrificare qualcosa. La cosa su cui si può discutere è cosa e chi sacrificare.
Il nuovo profilo di Nolan, quello buono
A Nolan bisogna dare atto di un merito notevole: grazie a Oppenheimer pare proprio che Christopher Nolan possa rimanere tale anche senza sfornare film su misura per adolescenti “fanatico-repressi” (come Il Cavaliere Oscuro e Dunkirk). Si può quindi fare a meno della smania di inquadrare le storie con occhio gelido e distaccato, dell’urgenza di mascherare il nulla con una caterva di macchine, teorie cerebrali e livelli temporali, confondendo la complessità con l’inutile complicazione autocompiacente (vedi Inception, Interstellar e Tenet).
In Oppenheimer, Nolan c’è eccome: la narrazione sfalsata, il continuo accompagnamento musicale in sottofondo, la tensione dialogica, la maestria tecnica, il ritmo sontuoso e serrato nel montaggio, la potenza delle immagini, la ricchezza nell’intreccio. Tutti i suoi tratti distintivi non vengono mai portati oltre il limite, sono messi con elegante efficacia al servizio di un vera complessità: il paradosso incarnato da J. Robert Oppenheimer, uno degli uomini più controversi della storia dell’umanità, associato fin da subito a Prometeo (non a caso la pellicola è tratta dal premio Pulitzer American Prometheus).
Cillian Murphy morbido e caldo… in un film di Nolan!
Nonostante Nolan ci offra più punti di vista — anche con l’uso del bianco e nero — senza prendere una posizione personale troppo evidente, e nonostante alla fine nessun personaggio ne esca benissimo (a parte A. Einstein), il focus centrale è su di lui: Cillian Murphy. Il regista è molto bravo a catturare tutte le minime espressioni che questo attore meraviglioso è capace di sprigionare semplicemente concedendosi alla cinepresa. Vedere qualsiasi scena con Cillian Murphy ci dà l’impressione di assistere per la prima volta a qualcosa di intimo, esclusivo, importante, di poter toccare qualcosa di prezioso e sensibile. Il cuore, che il regista dimostra di avere per il cinema, palpita nell’interpretazione di Cillian Murphy. Grazie a questo gioco Nolan-Murphy e alla voglia sincera di raccontare la storia di un percorso umano così curioso, la nolaniana freddezza si è semplicemente tramutata in eleganza cinematografica.
3 Commento
Maria
Analisi attenta e precisa della libera espressione del cinema
Anonimo
Incredibilmente affascinante la descrizione di come dovrebbe essere il cinema,soprattutto liberatorio e senza catene e senza l influenza della politica
Maria
Analisi attenta e precisa della libera espressione del cinema